Nello spazio ideale degli edifici che costituiscono la Fondazione Cini – fatti di maniche oblunghe e chiostri neoclassici usciti dalla penna di un architetto superiore – mancava un luogo adibito esclusivamente all’esecuzione e alla fruizione della musica. Le sale non si contano, nemmeno gli spazi idonei all’aperto o all’esterno, ma nessuno nato con il precipuo intento di ospitare eventi musicali. Un luogo simile esiste dal 2016 : un auditorium sorto all’interno dell’antico cantiere per la fabbricazione e la manutenzione delle imbarcazioni nell’Isola di San Giorgio ; lo squero, appunto. L’ampio spazio abbandonato da almeno un decennio, affacciato sulla Laguna Sud, è stato oggetto di un intervento di restauro rispettoso e reversibile, che ha inscritto una sorta di scatola all’interno delle antiche mura lasciando libero il soffitto a capriate lignee, in buona parte responsabile dell’ottima acustica. Il dettaglio distintivo che conferisce all’intervento un’inarrivabile eleganza sta in un gesto architettonico estremamente semplice : la parete prospiciente alla laguna è di vetro e sfrutta quindi la porzione di acqua, cielo e terra (il Lido) in lontananza come scenografia naturale, mutevole e incredibilmente suggestiva. Le linee sobrie e minimali, l’abbondanza di vetro che permette di godere del paesaggio naturale ricordano la Langen Foundation di Neuss e regalano a Venezia uno spazio finalmente moderno e funzionale dove approfittare di una programmazione musicale di altissimo livello, gestita e amministrata dall’associazione Asolo Musica.
La sala è stata inaugurata con l’integrale dei Quartetti di Beethoven interpretati in sei concerti dal Quartetto di Venezia, formazione storica e talentuosa che ha posto la sua residenza in questa nuova, splendida sede. Sono infatti tra i protagonisti anche della seconda stagione, in cui hanno proposto, nel corso di dodici concerti, un repertorio quartettistico amplissimo che va da Haydn a Hindemith, da Mozart a Shostakovich, da Beethoven a Salviucci, quest’ultimo in prima esecuzione assoluta ; solisti del calibro di Oscar Chiglia e Alessandro Carbonare ne hanno fatto occasionalmente un quintetto. Ospite prestigioso dello Squero è, dalla seconda stagione, Mario Brunello, che interpreta Bach servendosi anche di un raro violoncello piccolo e che guida all’ascolto il suo uditorio nutrito e attento con una narrazione diretta e semplice, con la rara dote di non scadere nel banale senza essere eccessivamente erudita. Altri ospiti della seconda stagione (che termina a dicembre 2017) sono i Solisti della Fenice – settimino di archi e fiati che propone brani originali per l’inusuale ensemble e trascrizioni di lavori più celebri – e i Sonatori de la Gioiosa Marca : ensemble eccellente che trova nello Squero un luogo ideale dove interpretare la musica pre-classica ; memorabile, per citarne solo uno, il loro concerto con la flautista Dorothée Oberlinger.
Un luogo magnifico di appagamento acustico e visivo dunque ma non completamente scevro di problemi : nonostante la posizione letteralmente isolata – o forse proprio a causa del raro silenzio in cui il luogo si trova immerso – i motori di alcune imbarcazioni arrivano a sentirsi all’interno della sala, ma si tratta di un problema non irrisolvibile con il ricorso a qualche accorgimento acustico. Ciò che non è architettonicamente risolvibile è la vista abominevole delle colossali navi da crociera che continuano ad attraversare il canale della Giudecca, vero scempio per la Laguna e per il suo cagionevole ecosistema ; nel bel mezzo di un concerto non è raro che l’intera visuale venga invasa da questi leviatani meccanici, che squassano rive e fondali e riversano quintalate di fumi nocivi sulla città.
Lo Squero è comunque un luogo che mancava alla città di Venezia : un luogo all’avanguardia fatto per la musica. Non per la musica e altro, magari specchietti per le allodole per turisti e visitatori : musica e aperitivo, musica e cena, musica e festa in maschera : no. Musica tout court, e della migliore.