L’ambientazione è contemporanea : quale miglior paradigma dell’oggi di uno studio di produzioni televisive, luogo che nell’immaginario collettivo mostra davvero chi siamo e dove, in questo caso, si realizzano diversi format : F*cktorum (di cui è protagonista Figaro, che fa incontrare e innamorare coppie nel suo salone di parrucchieria), Calunnia (di cui è protagonista Basilio, che invece provoca la separazione di coppie di innamorati – viene in mente lo splendido film francese “Il truffacuori”) e L’inutil precauzione (una soap opera di cui è protagonista la diva Rosina in costume settecentesco ma non filologico, anzi decisamente pop e shocking), collegati dall’arrivo negli studi televisivi di un giovane politico che vuol corteggiare l’attrice Rosina con la complicità di Figaro e nonostante le resistenze dell’agente – patrigno Bartolo.
Lo spettacolo risulta molto divertente, le controscene sono apertamente comiche (innumerevoli le trovate e le invenzioni) e le vicende dei protagonisti esilaranti, sempre rispettando i caratteri dei singoli e le loro interazioni in scena, anzi forse approfondendo i caratteri e svelando nuove e possibili dinamiche interpersonali, merito dell’intelligente regia di Daniele Menghini, delle perfette scene di Davide Signorini, dei giusti costumi di Nika Campisi, delle strepitose luci di Simone de Angelis e dei video di Stefano Teodori. Non manca la Spagna del libretto e i richiami a Siviglia e ai luoghi citati sono sfruttati con intelligenza e arguzia, come ad esempio il muovere la mantellina da barbiere come una muleta, più citazione divertente che richiamo vero e proprio.
Alessandro Bonato è giovane e ha mano sicura alla guida dell’Orchestra filarmonica marchigiana, pur non riuscendo perfettamente a rendere la sulfureità della partitura, a cominciare da una ouverture lenta, morbida e un poco povera di dettagli e colori, oltre che dell’atteso crescendo, continuando in tal modo fino alla fine (sicuramente gli spazi aperti non giovano a Rossini, nonostante la perfetta acustica dello Sferisterio).
Di Ruzil Gatin si sono apprezzati la freschezza giovanile e l’adesione attoriale al Conte pensato dal regista, seppure, nonostante la correttezza delle note, gli sia mancata una piena partecipazione emotiva e sentimentale al ruolo, per cui il canto elegiaco e quello di agilità non brillano appieno. Un plauso a Roberto de Candia (a nostro avviso il migliore in scena) per doti di accento e dizione, oltre che per la capacità di giocare con parole e variazioni da autentico cantante-attore ; inoltre l’aver fatto di Bartolo un personaggio giovane e scattante e per certi versi astuto, così lontano dal cliché del vecchio tutore, giova allo sviluppo drammaturgico.
Serena Malfi è una Rosina ideale per timbro e fisicità, ha voce brunita e un registro centrale sontuoso adatto a screziare di sensualità il personaggio (qui peraltro declinato particolarmente su capricci e bizze da divetta televisiva), anche se le agilità sono risultate non scolpite e non brillanti per cui le colorature hanno poco mordente ; tuttavia il soprano ha particolarmente curato la caratterizzazione psicologica del personaggio, convincendo il pubblico : diva che subisce le angherie di Bartolo, affascinata dal Conte ma smaliziata sui meccanismi della televisione e della vita reale, Rosina finisce per gabbare tutti e, da gran furba, finalmente libera dalla falsa e limitante realtà televisiva, a scappare via fuori dallo Sferisterio nel finale (“show who you are” si legge in una scritta nel suo camerino, realizzato con pareti di vetro e posto in alto sul palcoscenico, come una scatola).
Alessandro Luongo è un Figaro di cui si apprezza la morbidezza timbrica e un canto pulito estraneo a ogni gigioneria : l’emissione è vellutata e controllata, gli acuti facili e timbrati, il fraseggio eccellente (particolarmente riuscita l’aria “All’idea di quel metallo”); il suo barbiere è, nelle intenzioni registiche di strutturare lo spettacolo con più comprimari, fin troppo educato per risultare dirompente e assurgere a vero protagonista e motore dell’azione. Andrea Concetti, che festeggia allo Sferisterio trent’anni di carriera (iniziati proprio con Rossini sul palcoscenico di Macerata), forte di una presenza scenica carismatica, è un Basilio di notevole appeal sul pubblico. A completare adeguatamente il cast Fiammetta Tofoni (Berta), William Corrò (Fiorello) e Mauro Milone (Ambrogio), con il Coro lirico marchigiano ottimamente preparato da Martino Faggiani.
Molti applausi a scena aperta e un trionfo per tutti nel finale : il Barbiere di Siviglia era particolarmente atteso a Macerata, dove mancava da quasi trent’anni.