Giuseppe Verdi (1813–1901)
Macbeth (1847, rev. 1865)
Melodramma in quattro atti
Livret de Francesco Maria Piave et Andrea Maffei , dall'omonimo di William Shakespeare
Versione di Parigi  1865
Prima a Firenze, Teatro della Pergola, il 14 marzo 1847

Direttore : Giampaolo Bisanti
Regia : Davide Livermore
ripresa da  Marco Monzini
Scene : Giò Forma
Costumi : Gianluca Falaschi
Luci : Antonio Castro
Coreografia Daniel Ezralow
Video : D‑Wok
Maestro del coro :  Alberto Malazzi

Macbeth : Amartuvshin Enkhbat
Banco:Jongmin Park
Lady Macbeth:Anna Netrebko
Dama di Lady Macbeth : Marilyn Santoro
Macduff : Giorgio Berrugi
Malcom : Jinxu Xiahou
Medico : Andrea Pellegrini
Domestico : Leonardo Galeazzi
Sicario : Guillermo Bussolini
Araldo/Prima apparizione : Costantino Finucci
Seconda apparizione : Elena Finulli*
Terza apparizione : Cecilia Menegatti*

Registrazione della lettera a Lady Macbeth letta da Sax Nicosia

*Solista del Coro di Voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala diretto da Marco De Gaspari

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala 

Produzione Teatro alla Scala

Milano, Teatro alla Scala, martedì 4 luglio 2023, Ore 20

Bella ripresa dello spettacolo siglato dalla regia di Davide Livermore che inaugurò la stagione 2021/2022, con un energico Giampaolo Bisanti alla guida degli ottimi complessi scaligeri. Della distribuzione originale resta il soprano Anna Netrebko. Protagonista assoluta della serata e accolta da un merito trionfo, la cantante russa, in straordinaria forma vocale e scenica, incarna una Lady Macbeth il cui ricordo resterà nella galleria delle interpretazioni storiche del ruolo. Accanto a lei, Amartuvshin Enkhbat, che riprende il collega Luca Salsi, affronta il ruolo con sicurezza e nobiltà, imponendosi per un terzo atto da manuale.

“In quanto al Macbeth che comparve sulle scene della Pergola di Firenze, il 14 marzo 1847, cioè un anno dopo la prima rappresentazione di Attila, non fu nemmeno esso una delle opere più fortunate di Verdi. Anche sotto la sua seconda forma non ebbe sorte migliore. Nel 1865, il 21 aprile, il Macbeth fu dato nel nostro teatro Lirico. Non si trattava però di una semplice traduzione. […] Le nuove parti dell’opera erano rimarchevolissime e commoventissime ; l’insieme era di una rara potenza, eppure, malgrado le sue grandi qualità, malgrado un’interpretazione superba affidata alla signora Rey-Balia, ai signori Ismaël e Montjauze, Macbeth rinnovato non ottenne da noi che un successo relativo In seguito si è dato in Italia ora l’una ora l’altra versione”

(A. Pougin, Giuseppe Verdi, Vita aneddotica di Arturo Pougin con note ed aggiunte di Folchetto, Milano, 1881, pg. 53,54)((nella traduzione italiana, Folchetto curiosamente aggiungeva un suo commento : alla completa fortuna dell’opera “ha nociuto talvolta la mancanza della parte di primo tenore”))

“Le streghe, e le operazioni magiche del Macbeth, sono oggi al tutto ridicole per noi, e senza significato. Tuttavia, se sottilmente consideriamo questa creazione della gran mente di Shakespeare, vedremo, sotto un denso velo è vero, che le streghe stanno a  rappresentarvi la forza del destino. […]
E quale è questa forza, nel caso nostro, se non l’ambizione di Macbeth, alimentata dalla moglie, e non contrariata sufficientemente dalle virtù di lui?"
(A. Basevi, Studio sulle opere di Giuseppe Verdi, Firenze, 1859, pg. 100)

Riportare in scena, nelle stagioni successive e a debita distanza, l’allestimento che apre la stagione scaligera dovrebbe essere un sano precetto inserito nello statuto della Fondazione meneghina tanto è bizzarra l’isteria che si scatena intorno al palcoscenico per la serata di Sant’Ambrogio, al punto di finire per distrarre gli intelletti più sensibili e gli ascoltatori più educati dai reali valori dell’allestimento e dell’esecuzione.
Dunque, un sano distacco per godere senza partito preso e senza incubi, da trionfo annunciato a tutti i costi, finisce per giovare parecchio ad uno spettacolo come questo Macbeth che inaugurò la stagione 2021/2022.

Uno spettacolo, ideato da Davide Livermore, che sostituisce la Scozia con un’ambientazione urbana moderna ; la scena si svolge in una metropoli cupa, flagellata da temporali e fulmini che la illuminano a giorno. Macbeth e la sua Lady sono inquilini di un lussuoso attico con vista impareggiabile su Gotham City. La brama di potere, perseguito con il tradimento e lo squallore morale, spiega i suoi effetti in ambienti tetri e squadrati in cui l’unico elemento di continuità è la gabbia di un ascensore che sale e scende a mettere in comunicazione differenti scene. Il popolo oppresso apre il quarto atto dietro le sbarre di una gigantesca squallida prigione che richiama sullo sfondo più apertamente la città di New York.
Le streghe non sono che banali zombie mosse da gesti alienati e meccanici.
Nella gran scena del sonnambulismo ecco la (solita) trave sulla quale una atletica Lady, per giunta in splendida forma, si fa la sua passeggiatina da sinistra a destra e ritorno. Vista la cornice, forse scruta se il suo treno sta entrando nel Grand Central Terminal.

La scena del sonnambulismo (Anna Netrebko)

A prima vista piuttosto poco per la tragedia shakespeariana, costruita sulla più sottile psicologia dei comportamenti umani alle prese con la bramosia di potere e l’incubo del rimorso, sostenuta da un continuo contrasto tra ideale e reale.
Immagini che apparvero vuote e fastidiose nella loro pretesa di spettacolarità, riviste a distanza trovano sufficiente ragion d’essere. Quanto parve figlio della mera necessità di stupire risulta comunque valersi di immagini ben fatte e senza cadute nel cattivo gusto o in errori macroscopici, pur essendo semplicistico per manifesta assenza di scavo dei personaggi, delle loro intenzioni e interazioni. Tra i costumi funzionali concepiti da Gianluca Falaschi spicca il sontuoso abito di Lady Macbeth per il brindisi del secondo atto e le scene di Giò Forma, pur a senso unico, alla fine immergono lo spettatore in un ambiente livido e sterile, naturale elemento dei due protagonisti.

Anna Netrebko è stata ed è Lady Macbeth sui più importanti palcoscenici del mondo. Chiariamo subito che è una grandissima Lady, sfoggiando sulla carta una voce ben più ricca di quella che l’Autore dovette avere a modello con Marianna Barbieri-Nini, prima interprete. Se Verdi mostrava di avere le idee chiare, come sempre, sui suoi caratteri, al punto da scrivere che “La Tadolini ha una voce stupenda, chiara, limpida, potente ; ed io vorrei in Lady una voce aspra, soffocata, cupa. La voce della Tadolini ha dell’angelico : la voce di Lady vorrei che avesse del diabolico”((lettera a Cammarano, 23 novembre 1848, da “I copialettere di Giuseppe Verdi”, a cura di G. Cesari e A. Luzio, Milano 1913, pagg 61–2)) nondimeno la voce del soprano russo è pure ideale per il ruolo. L’emissione sicura conferisce corpo e limpidità alla voce, ricca di armonici e meno “ingombrante” delle precedenti occasioni. Evita forzature nella discesa al registro grave e sfoggia, complessivamente, una coloratura più che all’altezza del compito, con facili trilli e acuti.

Dal punto di vista scenico, oltre a lodare ancora una volta la carismatica presenza dell’interprete, che si mostra particolarmente a suo agio nei panni della demoniaca manipolatrice dell’indeciso marito((“Duncano sarà qui…”l’immagine di lei che si accende una sigaretta è degna di una star hollywoodiana)), occorre almeno ricordare i momenti in cui si lancia metaforicamente senza fune tanto in una riuscita coreografia nel terzo atto quanto nella scena del sonnambulismo ad alta quota.

Lady Macbeth nel balletto del terzo atto (Anna Netrebko)

Amartuvshin Enkhbat interpreta per la prima volta il ruolo di Macbeth, un anno dopo il successo delle recite scaligere di Rigoletto((cfr. https://wanderersite.com/it/opera-it/prima-la-musica-e-poi-la-regia/)).

Inizialmente la voce, compatta, calda e saldamente appoggiata nell’emissione come di consuetudine, pare frenata, quasi soffocata e meno voluminosa dello scorso anno, salvo diventare prepotentemente squillante nel terzo atto in una eccellente scena delle apparizioni e in un applauditissimo finale. Sia voluto o meno, pare di cogliere un importante sviluppo psicologico del personaggio che, prima soffocato dalla presenza ingombrante di questa Lady manipolatrice ed opprimente, si libera della nefasta influenza di lei ed emerge nella tragica dimensione del suo errore.

Lady Macbeth e Macbeth (Anna Netrebko e Amartuvshin Enkhbat)

Guardando ai ruoli principali in locandina, particolarmente convincente il Banco di Jongmin Park per l’importante presenza vocale e il bel timbro, oltre al bel Macduff squillante di Giorgio Berrugi, cui spettano meritati applausi per la sua “paterna mano”.

Mossa da solido mestiere, la bacchetta di Giampaolo Bisanti guida orchestra e coro in eccellenti condizioni mettendosi in mostra con la precisione degli archi e degli ottoni, come pure con la commovente scena corale che apre il quarto atto. La direzione è spesso sin troppo energica e spigliata, ma ci risparmia eccessive ricercatezze garantendo invece la costante tenuta dello spettacolo, oltre al felice esisto strumentale delle scene più concitate.

Ricordiamo che nel 1997 lo spettacolo di Graham Vick con la direzione musicale di Riccardo Muti soleva terminare ben oltre la mezzanotte per la presenza di (ben) tre intervalli, bene ha fatto dunque la Direzione a prevedere in questa occasione una sola pausa dopo il secondo atto e consentire di godere tranquillamente di un bello spettacolo anche per chi non abita a breve distanza da via Filodrammatici.

Al termine dello spettacolo applausi per tutti gli interpreti, particolarmente prolungati e meritati per i due protagonisti. Bizzarria della serata, dopo tanti lampi in scena si esce dal teatro sotto i fulmini e i tuoni veri di un incipiente violento temporale da calda serata milanese. Il teatro si confonde, per una volta, con la realtà oltre il sipario

Applausi finali
Avatar photo
Paolo Malaspina
Paolo Malaspina, nato ad Asti nel 1974, inizia a frequentare il mondo dell’opera nel 1989. Studia privatamente canto lirico e storia della musica parallelamente agli studi in ingegneria chimica, materia nella quale si laurea a pieni voti nel 1999 presso il Politecnico di Torino con una tesi realizzata in collaborazione con Ecole Nationale Supérieure de Chimie de Toulouse. Ambito di interesse musicale : musica lirica e sinfonica dell’ottocento e novecento, con particolare attenzione alla storia della tecnica vocale e dell'interpretazione dell'opera lirica italiana e tedesca dell'800.

Autres articles

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire !
S'il vous plaît entrez votre nom ici