Georg Friedrich Händel (1685–1759)
Ariodante (1735)

Dramma musicale in tre atti HWV 33
Poesia da Ginevra principessa di Scozia di Antonio Salvi (dopo Ludovico Ariosto, Orlando furioso)
Prima rappresentazione : Londra, Covent Garden, 8 gennaio 1735
Nuova edizione critica a cura di Bernardo Ticci per il Festival della Valle d’Itria

Direttore Federico Maria Sardelli
Regia Torsten Fischer
Scene Herbert Schäfer
Costumi Vasilis Triantafillopoulos
Light designer Pietro Sperduti

Ariodante Cecilia Molinari 
Ginevra Francesca Lombardi Mazzulli 
Polinesso Teresa Iervolino 
Re di Scozia Biagio Pizzuti 
Lurcanio Manuel Amati 
Dalinda Theodora Raftis 
Odoardo Manuel Caputo 

Orchestra Barocca Modo Antiquo

Nuova produzione del Festival della Valle d’Itria

Lo spettacolo viene trasmesso in diretta su Rai Radio3 il 22 luglio

 

Martina Franca,Teatro Verdi, lunedì 22 luglio, Ore 21

È nella cornice molto più intima del Teatro Verdi, e non nel vasto cortile di Palazzo Ducale, che gli organizzatori del Festival hanno proposto quest'anno uno dei grandi capolavori del barocco haendeliano, l'Ariodante, già oggetto di una leggendaria produzione di Pier Luigi Pizzi alla Piccola Scala stupidamente distrutta durante i lavori di ricostruzione nei primi anni 2000. Anche in questo caso a Martina Franca, la qualità è presente in una produzione intima, dalle linee essenziali, e musicalmente particolarmente ben difesa.

In cartellone quest’anno Ariodante, di Georg Friedrich Händel. Impianto scenico di Herbert Schäfer, completamente bianco, con fondali in successione, fatti di pannelli scorrevoli che si chiudono e si aprono accompagnando l’azione. Per converso, i costumi di Vasilis Triantafillopoulos sono prevalentemente neri : frack per quasi tutti gli interpreti, con l’eccezione di due abiti bianchi da sposa, necessari ad alimentare l’equivoco e l’intrigo. Un contrasto cromatico che caratterizza fortemente la messa in scena, e nel quale il racconto e il movimento trovano una felice collocazione dinamica. Ariodante, trentatreesimo dei quarantadue drammi per musica composti da Händel, è stato presentato nel Teatro Verdi di Martina Franca, in un allestimento anch’esso di grande qualità, sia musicale sia visiva.

Händel propose Ariodante nel 1735 al Covent Garden, primo titolo del nuovo corso da lui avviato, dopo il periodo del King’s Theater, per rispondere alla nuova, ben qualificata concorrenza dell’Opera of the Nobility. Il musicista era sostenuto dall’intraprendente impresario John Rich, che gli mise a disposizione un coro vero e proprio, e impose un corpo di ballo che arricchisse la produzione. La musica dei numeri di danza non appare nell’autografo händeliano, ma in altri manoscritti dell’epoca, e anche per questo Federico Maria Sardelli, autorevole specialista di musica barocca e protagonista dell’attuale realizzazione, l’ha potuta omettere servendosi della nuova edizione critica di Bernardo Ticci, preparata proprio per il Valle d’Itria. Il libretto di Ariodante nacque dall’adattamento di un testo precedente, Ginevra principessa di Scozia, di Antonio Salvi, ispirato da un episodio dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, e già musicato da Giacomo Antonio Perti nel 1708, e poi da Carlo Francesco Pollarolo nel 1716.

La trama non è particolarmente complicata, rispetto ad altre opere barocche, ed è comunque segnata da un incrocio di affetti e malintesi, che si traduce in un seguito lussureggiante di arie, l’una più bella dell’altra. Il governo di Federico Maria Sardelli  – sul podio della sua Orchestra Barocca Modo Antiquo –  brilla, oltre che nella concertazione e direzione, nel rispetto della partitura e in un paniere di opzioni sulle quali egli la sa lunga. Tanto per cominciare, nessun taglio ; preferenza per le voci femminili “en travesti”, rispetto a quelle dei controtenori, per lui storicamente non giustificate ; e poi arie col da capo sciorinate per intero, illuminate con cura in equilibri e varianti ; basso continuo senza tiorbe e arciliuti, strumenti a pizzico ormai in declino all’epoca ; accurato dosaggio degli abbellimenti. Ed emerge ancora, nella messa a punto del direttore toscano, l’attenzione ai chiaroscuri e agli snodi espressivi, così come il vigile controllo degli andamenti ritmici e dei pesi timbrici nelle diffuse agilità vocali. In questa raffinata cornice musicale, molto appropriata è riuscita la regia essenziale di Torsten Fischer, che ha colto il frutto di aver impartito indicazioni pulite ma indovinate, lasciando esprimere la freschezza e le doti degli interpreti, tutti giovani e sensibili nella resa dei movimenti e dei ritmi scenici.

Eccellente la compagnia di canto. Nel ruolo di Ariodante, il mezzosoprano Cecilia Molinari ha esibito doti vocali eminenti per delicatezza e timbro, doti agiate anche nelle colorature, e una decisa disinvoltura attoriale, riuscendo a comunicare intense emozioni, che sono state premiate alla fine da uno speciale tripudio. Molto bene, nei panni di Ginevra, il soprano Francesca Lombardi Mazzulli, con la sua vocalità luminosa e un fraseggio duttile, capace di molteplici nuances. Il cattivo di turno poi sconfitto, Polinesso, ha avuto in Teresa Iervolino un interprete di altro profilo. Con superba vocalità, e autorevole resa scenica,

il mezzosoprano ha infilato le sue cinque arie snocciolando colorature sempre limpide, in un fraseggio vario e ben stilizzato. Brava anche Theodora Raftis, che alla mutevole Dalinda ha conferito accenti appropriati, in una vocalità irreprensibile e ben sbalzata. Il baritono Biagio Pizzuti ha trovato per il Re di Scozia una pluralità di accenti sempre calzanti in un’emissione morbida e convincente, sorretta da una linea vocale ben articolata. Due i tenori in scena : Manuel Amati ha impersonato Lurcanio, figura di mezzo carattere, e lo ha reso con encomiabile qualità stilistica, in una traiettoria vocale agevole e accorta. E Manuel Caputo ha onorevolmente assolto il ruolo di Odoardo. Alla fine, applausi entusiasti e calorosi per tutti.

 

 

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Francesco Arturo Saponaro
Francesco Arturo Saponaro ha esercitato a lungo l’attività di docente in Storia della musica, e di direttore in Conservatorio. Da sempre mantiene un’attenta presenza nel campo del giornalismo musicale. Scrive su Amadeus, su Classic Voice, sui giornali on line Wanderer Site e Succede Oggi. Ha scritto anche per altre testate : Il Giornale della Musica, Liberal, Reporter, Syrinx, I Fiati. Ha collaborato per molti anni con la RAI per le tre reti radiofoniche, conducendo innumerevoli programmi musicali, nonché in televisione per RaiUno e TG1 in rubriche musicali.

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