Il riassetto dell'AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica) a partire dal DD n. 205 del 6 marzo 2025. Quali novità per i lavoratori del comparto ? Quale futuro, in particolare, per l’insegnamento della Storia della musica in Conservatorio?*

È uscito il Decreto direttoriale n. 205 del 6 marzo 2025 che ridisegna l'assetto delle Istituzioni AFAM. Commentiamo questo Decreto mettendo in luce le gravi criticità che investiranno tutti i campi disciplinari, ma che danneggeranno in modo più severo la Storia della musica.*

*Chi scrive è Docente di Storia della musica al Conservatorio di Messina.

 

Come è noto, la trasformazione dei Conservatori italiani in Istituzioni di Alta cultura, con la Legge n. 508, ha assimilato il comparto AFAM a quello universitario, uniformando l'assetto istituzionale e didattico dei Conservatori a quello accademico. Che la Legge n. 508 abbia avuto dei pregi (lo svecchiamento dei programmi e l'autonomia delle Istituzioni, per esempio) è innegabile, ma che abbia anche fatto e continui a fare danni enormi, nel silenzio di quelli che l’hanno disegnata, è altrettanto vero : l'insegnamento strumentale nei Conservatori resi “Istituzioni di Alta Cultura” funziona solo a patto o di derogare alle regole ammettendo alla frequenza dei corsi accademici i cosiddetti “talenti precoci”, oppure se chi accede al Conservatorio ha già una formazione molto avanzata. In assenza di conclamata “precocità” o di preparazione già acquisita, gli studenti cominciano la formazione accademica a diciannove anni, cioè quando i loro competitor stranieri sono già nel mercato del lavoro e nel circuito dei grandi concorsi. Questa è una prima criticità : una grave criticità, che sta compromettendo la possibilità dei nostri studenti di competere alla pari con quelli degli altri paesi. La filiera della formazione musicale funziona infatti in modo ineguale o carente, perché scuole medie a indirizzo musicale e licei musicali sono per lo più insufficienti ad assicurare i livelli formativi assicurati a suo tempo (nel Vecchio Ordinamento) dai corsi inferiori dei Conservatori. Ogni Conservatorio è così tenuto ad affrontare e risolvere – o non risolvere – tale problema a modo suo.

Ora, come se tutto andasse splendidamente e non ci fossero severe criticità nell'esistente che richiederebbero di essere affrontate, il legislatore si occupa di fare un altro passo nell'avvicinamento del Conservatorio all'Università : nei giorni scorsi l'AFAM ha infatti cambiato assetto. Il Decreto direttoriale n. 205 del 6 marzo 2025 sancisce il superamento dei vecchi SAD (i settori artistico-disciplinari e i loro campi disciplinari che, con le relative declaratorie, fissavano le competenze e i campi disciplinari di ciascun settore). Dall'entrata in vigore del Decreto, i vecchi settori artistico-disciplinari decadono e chi apparteneva ai precedenti SAD avrà ora un semplice “profilo disciplinare”. Tali profili, « definiti con riferimento ai settori artistico-disciplinari di afferenza », verranno periodicamente aggiornati « sentito il CNAM » (Consiglio Nazionale dell'Alta Formazione Musicale). In particolare, i due precedenti SAD di Storia della Musica (CODM/04) e Musicologia sistematica (CODM/03) vengono accorpati in un campo disciplinare “extra-large” (l'AFAM 040) che contiene anche i vecchi SAD di Etnomusicologia, Storia del jazz, Storia della popular music, Poesia per musica e Drammaturgia musicale, Bibliografia e Biblioteconomia, Storia della musica per i corsi di Didattica. Tutti insieme appassionatamente. Se tale accorpamento rappresenti davvero un progresso, tuttavia, è dubbio : occorre sollevare a tale proposito delle osservazioni relativamente al ruolo della Storia della musica nel Conservatorio, agli aspetti sindacali e alle conseguenze sulla didattica.

Innanzitutto, in mancanza di una declaratoria che definisca le competenze richieste a un docente di materie musicologiche (come nei vecchi SAD), ciascun docente sarà definito, come si diceva più sopra, da un “profilo” all'interno delle decine di campi disciplinari accorpati nel maxi-insieme dell'AFAM 040. Questo non rappresenta un progresso, perché il nuovo assetto trasforma i docenti delle materie musicologiche in tuttologi che ciascun Conservatorio potrà impiegare à la carte, prescindendo dalle reali competenze e dall'ambito di ricerca di ciascuno. Ma quale docente universitario, domandiamo, è tenuto a insegnare decine di materie diverse o addirittura a fare ricerca in modo così sideralmente lontano dallo specialismo richiesto da qualunque ricerca degna di questo nome ? Quale docente universitario svolazza da una materia all'altra come se niente fosse, planando senza problemi fra l'Etnomusicologia, la Biblioteconomia e la Storia del jazz ? Se è un titolo onorifico quello che si cercava, tanto valeva proclamare tutti i docenti di Conservatorio “Gran Ciambellani delle Giovani Marmotte”, così da poter mettere l'agognata onorificenza nel biglietto da visita. La dicitura “Docenti universitari”, nell'AFAM, è un titolo che non corrisponde a niente, non significa niente, è un'etichetta vuota, e non perché i docenti non siano all'altezza dei loro omologhi dell'Università, ma perché tale titolo non ha rispondenza con un ruolo e una posizione contrattuale universitari. Inutile ricordare, infatti, che gli “universitari del Conservatorio” guadagnano un terzo dei professori accademici, avendo quattro volte il loro monte-ore di docenza frontale. Sinceramente, dello slogan allegro “siamo tutti universitari, hip, hip urrà!” non se ne può più.

Ma l'aspetto contrattuale non è nemmeno il più grave. Con l'assurdo allargamento del settore delle materie musicologiche, viene compromessa anche la funzione primaria dell'insegnamento della Storia della musica in Conservatorio. La descrizione del settore AFAM 040 recita che il compito dei Docenti di Storia della musica in Conservatorio è « la didattica e la ricerca » : la « didattica », appunto. Ora, l'insegnamento della Storia della musica in Conservatorio funziona se mantiene un rapporto organico con gli altri campi disciplinari, vale a dire se è finalizzato all'acquisizione da parte degli studenti – che frequentano il Conservatorio in grandissima parte per imparare a suonare – di un'adeguata capacità di comprensione e inquadramento storico-stilistico dei fenomeni musicali. Perché tale obiettivo venga centrato, occorre dedicare tempo ed energie proprio alla didattica : gli schemi storico-musicali sono una cosa complessa, che implica la conoscenza del dato musicale nella sua fenomenologia storica e il suo possibile inquadramento in categorie storiografiche, con la dovuta attenzione alle novità che arrivano dalla ricerca. La capacità di inquadramento storico-stilistico, la cosa più preziosa che si possa trasmettere agli studenti di un Conservatorio, un bagaglio culturale essenziale per la loro futura professione di musicisti e musicologi, si può acquisire solo gradualmente e dedicando alla didattica il tempo necessario. Ovviamente, tutto il tempo che rimane può essere dedicato alla ricerca e al necessario aggiornamento : ma la didattica è, e deve rimanere, il primo compito di un docente di Storia della musica in Conservatorio.

C'è ancora un altro profilo di danno. L'eliminazione dei vecchi settori artistico-disciplinari, con la proliferazione incontrollata delle materie del nuovo maxi-insieme, sarà il preludio per l'attribuzione a ogni singolo docente di Storia della musica di un carico didattico ancora più variegato e pesante : cosa impedirà a un direttore di attribuire a un docente di Storia della musica anche le materie del corso di Didattica, di Etnomusicologia o quelle relative alla Biblioteconomia ? Niente : infatti è esattamente quello che avverrà. La moltiplicazione degli obblighi didattici determinerà un ovvio peggioramento della qualità dell'insegnamento e, anche, l'inevitabile (forse auspicata dal Ministero) soppressione di cattedre : i docenti del campo extra-large potranno essere chiamati a insegnare tutte le materie dell'AFAM 040. Grazie all'accorpamento delle tante discipline storico-musicali in un unico campo che mischia tutto, infatti, la definizione del perimetro degli obblighi didattici (cioè contrattuali) di ciascun docente non sarà più legata al vecchio settore disciplinare di appartenenza, e questo rappresenta un ovvio peggioramento dal punto di vista degli obblighi di ciascun docente rispetto al pregresso. Infatti, nel precedente assetto, un docente per esempio del vecchio SAD CODM/04 (Storia della musica, che conteneva già un ricco mazzo di campi disciplinari) aveva il diritto di rifiutarsi di insegnare la materia del SAD CODM/03 (Musicologia sistematica); nel nuovo assetto, invece, grazie all'allargamento del settore potrà essere obbligato dai vari direttori a insegnare materie su cui non ha competenze. E viceversa : la Storia della musica, uno dei cardini della formazione culturale nel Conservatorio, potrà essere demandata a un’ampia platea di specialisti di altro. Ricordiamo che i vecchi settori di Storia della musica e di Musicologia sistematica comprendevano già materie vastissime, con una storia plurisecolare, una letteratura di settore immensa, un dibattito scientifico vivo, la necessità di aggiornarsi, quella di preparare un corso tarato sull'utenza e sul livello in cui viene svolto. Nel nuovo assetto, il settore viene accorpato con altri settori disciplinari, in maniera indifferenziata : la considerazione elementare è che questo va nella direzione esattamente contraria sia alla didattica che alla ricerca. In più, i docenti di Storia della musica vengono privati di un diritto (l'insegnamento all’interno di SAD impegnativi ma ancora ragionevoli) per lasciare la definizione dei loro obblighi didattici a un direttore qualunque, che stabilirà volta per volta cosa devono insegnare. Buttando via i diritti di Docenti AFAM garantiti dal vecchio assetto, dei diritti sacrosanti, è stata creata di fatto una nuova idea di Conservatorio dove il direttore acquisisce sui docenti “pieni poteri”, per usare uno slogan simpaticamente attuale.

Particolarmente grave nello stesso decreto, un'assoluta mostruosità, è poi l'abolizione della figura del Bibliotecario : la biblioteca, nel nuovo assetto, passerà sotto il controllo dell'Amministrazione. Ora, a parte il fatto che il Bibliotecario è una figura professionale precisa, con una formazione specifica e non sostituibile a piacere, invito tutti a citarmi un solo direttore amministrativo propenso a spendere un singolo euro per qualunque iniziativa che riguardi la ricerca e i libri. Escono di continuo volumi fondamentali per il nostro lavoro, anche pubblicati all'estero, e collane imprescindibili per lo studio musicologico in Conservatorio che con il nuovo assetto, semplicemente, non saranno più acquistati. In compenso, nasce la figura dell'“aiuto-bibliotecario”: rectius, un malcapitato precario e sfruttato senza la minima garanzia.

Il profilo frastagliato dei futuri obblighi didattici è anche all'origine del delirio che riguarda la mobilità per tutti i settori AFAM. Fino a quest'anno la mobilità era un diritto : un diritto del lavoratore. Adesso, visto che siamo diventati sempre più “universitari”, verrà meno anche quel diritto, perché l'accettazione di una richiesta di trasferimento viene rimessa al parere favorevole dei Direttori e dei Consigli Accademici sulla “mission didattica” di ogni docente. Questa è una assoluta aberrazione. Inoltre, è una decisione particolarmente vigliacca, sostenuta anche da colleghi che evidentemente sono già arrivati nella loro città e sono del tutto indifferenti ai problemi di chi insegna lontano da casa, si vede lo stipendio falcidiato dai viaggi e non vedrebbe l'ora di trasferirsi in una sede più vicina. Il diritto alla mobilità andava difeso con le unghie e con i denti, dai docenti prima ancora che dai sindacati : dove è la solidarietà per chi insegna a 500 km da casa e lascia mezzo stipendio in treni e alberghi ? Dove troveremo il coraggio di dire a un collega giovane che comincia ora che l'abolizione della mobilità come diritto è “un bel passo avanti perché ci fa assomigliare tanto all'Università”? Ma cos'ha l'Università di così attraente per farci inghiottire tutto questo ? L'Università è uno dei settori più corrotti della vita pubblica (e la concorrenza è agguerrita): cominciano già a circolare storie su irregolarità o concorsi truccati nei Conservatori i TAR già se ne occupano, che finora si erano sentite solo per quelli universitari. Non c'è che dire : un bel progresso davvero ! Da notare anche che i vincitori di concorso sono obbligati a restare per cinque anni nel Conservatorio di prima assegnazione : non ce la fanno con le spese ? Non riescono a sopravvivere economicamente ? Hanno sempre l'alternativa di un monte-ore selvaggio, e tanto peggio per la didattica.

Tutto questo sta sollevando le prime vibrate proteste : in alcuni Conservatori, ci dicono, stanno « preparando le barricate », ed è bene che sia così.

Concludiamo, sempre sulle nuove modalità di reclutamento, con una menzione en passant all'altro abominio delle commissioni concorsuali a titolo gratuito, senza nemmeno un rimborso spese : quale soddisfazione in una nomina a “commissario/a” di concorso AFAM può mai compensare il fatto che il lavoro da fare nelle commissioni concorsuali è a titolo gratuito ? Si è mai vista una cosa del genere ? Quale lavoratore accetta mai di lavorare pagando per farlo ? Dov'è finito il nostro rispetto per il lavoro ?

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Sara Zurletti
Sara Zurletti si è diplomata in violino e laureata a Roma in Lettere con tesi in Estetica. Ha poi conseguito un dottorato di ricerca all'Università Paris 8. Ha insegnato nella stessa università "Teoria dell'interpretazione musicale" e poi, dal 2004 al 2010, Estetica musicale all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e Pedagogia musicale all'Università di Salerno. Ha pubblicato "Il concetto di materiale musicale in Th. W. Adorno" (Il Mulino, 2006), "Le dodici note del diavolo. Ideologia, struttura e musica nel Doctor Faustus di Th. Mann" (Biblipolis 2011), "Amore luminoso, ridente morte. Il mito di Tristano nella Morte a Venezia di Th. Mann" (Castelvecchi), e il libro-intervista "Ars Nova. ventuno compositori italiani di oggi raccontano la musica" (Castelvecchi 2017). Attualmente insegna Storia della musica al Conservatorio "F. Cilea" di Reggio Calabria.

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