Appennino Incanto da qualche anno propone una formula baciata da crescente fortuna : per mesi, centinaia di bambini delle elementari, residenti in piccoli Comuni emiliani come Pavullo, Bomporto, Polinago, Selva, Sestola, Fanano, Acquaria, ma anche Carpi, Modena e quest’anno pure Bologna, sono istruiti a cantare cori d’opera e parti raddoppiate, “numeri” riadattati su misura delle loro capacità. E poi si esibiscono in teatro. Un piccolo miracolo di educazione musicale dal basso e “sul territorio”, in buona sostanza, fatto paese per paese e gratuito (salvo un modestissimo rimborso spese), che negli anni scorsi è fiorito attorno a titoli rossiniani, come Cenerentola e Barbiere, e donizettiani, come l’Elisir d’amore e il Don Pasquale della presente “stagione” che, molto provvisoriamente riprogrammato per la fine di maggio al Comunale di Modena, al Duse di Bologna e al Comunale di Carpi, molto probabilmente, si teme, ri-slitterà ancora in avanti nel tempo.
I bambini, in queste produzioni semi-sceniche, cantano in palcoscenico assieme a cantanti lirici debuttanti formatisi in una masterclass dedicata. Vengono preventivamente preparati dalle loro stesse maestre, preparate a loro volta dagli insegnanti di musica dell’associazione bolognese Musicaper ; una funzione-chiave, nella preparazione degli scorsi mesi, poi mandata all’aria dal virus, è stata svolta dal supporto didattico, un delizioso libro a fumetti proprio sul Don Pasquale disegnato da Patrizia Barbieri e scritto da Cristina Bersanelli, una grande firma nel mondo editoriale dell’opera spiegata ai bambini già coinvolta l’anno scorso per l’Elisir. Il “motore” al centro di tutto è Angelo Gabrielli, direttore artistico e direttore d’orchestra alla guida della Senza spine di Bologna (regista e curatore di testi e adattamento teatrale è Giovanni Dispenza).
Dire Gabrielli è come dire Stage Door, la celebre agenzia di cantanti lirici che questo “vulcano”, oggi 64enne, fondò più di trent’anni fa con Adua Veroni, prima moglie di Luciano Pavarotti. Gabrielli però è molto altro. Sassofonista, insegnante di musica, organizzatore instancabile, concertista. « Siamo tutti figli di Henze », ci dice, riferendosi sia al metodo didattico, simile a quello di realtà molto grosse come Aslico e EuropaIncanto, sia, soprattutto, alla straordinaria stagione che il grande compositore tedesco visse al Cantiere d’arte di Montepulciano, dove, con i bambini delle scuole, mise in scena uno storico allestimento del suo Pollicino nel 1980. « Suonai proprio a Montepulciano quando lui era direttore artistico, ma ho anche inciso Milonga con Paolo Conte, suonato con Lucio Dalla, sono stato diretto da Berio ne La vera storia e da Prêtre al Maggio. Oggi », continua Gabrielli, con uno sguardo rivolto all’attività didattica infittitasi negli ultimi anni, « voglio restituire quello che ho ricevuto ».
La spinta gli viene dalle sue origini. « Se oggi sono qui », racconta, « è perché quando avevo sei anni, nella mia Porretta Terme, rimasi affascinato dalla banda diretta da Antonino Guidoboni, un trombonista che era stato diretto da Toscanini ». La sua prima educazione musicale viene da lì. E anche il suo sassofono : « Guidoboni, dopo tre anni di corso, non mi fece molti complimenti, ma ordinò di far restaurare il vecchio sax soprano che mi avevano dato per studiare e suonare in banda ; quindi mi affidò il solo nella Gazza ladra nei concerti che il venerdì sera, per la popolazione e i numerosi turisti delle celebri terme, tenevamo nel cortile dei frati cappuccini ».
Quanto al suo attuale lavoro, continua Gabrielli, « cominciai grazie alla fiducia che a me, poco più che trentenne, accordarono Adua e Luciano Pavarotti. Devo solo ringraziarli ». Non è solo agente di ugole, però. Gabrielli guarda oltre. Valorizza il “territorio” del suo Appennino con concerti e itinerari musicali dedicati, in modo che « risaltino le cose belle che abbiamo : il piccolo museo dedicato al grande soprano Teresina Burchi a Sestola, la “bomboniera” da 150 posti a Pieve di Cento intitolato a un altro grande soprano, Alice Zeppilli…». Facile organizzare “eventi” con le celebrità, quelle che « poi, dopo, non rimane niente ». Lui invece lavora con i giovani delle sue masterclass. Come quelli con cui avrebbe dovuto eseguire un Don Giovanni in forma di concerto proprio allo “Zeppilli”. « La sana provincia », ecco cos’è.
E poi, soprattutto, c’è l’opera per i più piccoli. « Al debutto, con Cenerentola, i bambini erano 200. L’anno scorso, con l’Elisir, siamo arrivati a 1.300 », dice Gabrielli. In questo Don Pasquale si sarebbe arrivati a quasi duemila bambini, « impegnati nella parte del notaio e poi in cori e arie “raddoppiate”, più i dialoghi », spiega, aggiungendo che gli episodi della vicenda sarebbero stati “cuciti” insieme, in scena, da un attore e le parti dei personaggi principali sostenute, invece, dai giovani, futuri professionisti preparati in una masterclass tenuta dal baritono Mario Cassi. Il capolavoro di Donizetti lo si sarebbe « ridotto, non stravolto », sottolinea Gabrielli, sarebbe durato « un’ora e un quarto e questo è il massimo, credo, per la soglia di attenzione di quell’età ». Lui dice di arrivare, con i suoi spettacoli su misura-baby, « fino agli 11–12 anni : poi diventa arduo ; l’obiettivo è avvicinare i bambini alla lirica senza drammi, senza traumi. Non puoi portarli a vedere il Tristano e Isotta come prima cosa ». ((NdR : Eppure il Festival di Bayreuth presenta ormai ogni anno un'opera wagneriana in versione "bambini" con enorme successo, tra cui Tristano e Isotta!))
La domanda è : funziona ? Serve, in prospettiva, a gettare le basi di un nuovo, futuro pubblico ? La risposta è incoraggiante : « Sono entusiasti ! E pure i genitori sono contagiati. So di bambini che hanno obbligato papà e mamma a portarli a teatro a vedere le opere “vere”. Tutto pubblico nuovo per il Comunale di Modena ! Faccio tutto questo con entusiasmo, e con risorse mie : non ci guadagno un euro. Lo faccio perché domani qualcuno dica : ho fatto il musicista, o sono diventato appassionato, grazie a te ».