Titolo :Beethoven e Napoleone. La musica, tra ideali e potere”. Svolgimento : orchestre e pianisti di livello internazionale impegnati per oltre un mese in decine e decine di concerti. È, in sintesi estrema, il motivo d’interesse del 54° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo (www.festivalpianistico.it), che si svolgerà da giovedì 27 aprile a venerdì 9 giugno tra le due città lombarde. Al centro del progetto artistico di questa grande manifestazione, che nacque nel 1964 tenuta a battesimo da Arturo Benedetti Michelangeli e che a lui fu a lungo intitolata, si collocano le opere del grande di Bonn comprese tra l’omaggio a Napoleone e l’omaggio alla Restaurazione del Congresso di Vienna ; ma si getterà uno sguardo ben oltre, verso gli estremi lidi del “terzo periodo” che proprio dopo il Congresso di Vienna cominciò a prendere forma.

Alexander Lonquich

Gli appuntamenti di maggior richiamo del cartellone si terranno principalmente al “Grande” di Brescia e al “Donizetti” di Bergamo e vedranno all’opera artisti di chiara o chiarissima fama, tra pianisti e direttori, come Grigory Sokolov, Martha Argerich, Arcadi Volodos, Alexander Lonquich, Mikhail Pletnev, Yuri Temirkanov, Gerhard Oppitz, Roberto Cominati, Rudolph Buchbinder, Massimiliano Motterle, violinisti come Shlomo Mintz, Vadim Repin, Salvatore Accardo.

Filippo Gorini

Saranno però chiamati ad esibirsi, anche, i protagonisti delle future generazioni concertistiche : si tratta di una batteria di pianisti ventenni in carriera come Filippo Gorini (vincitore del concorso Telekom-Beethoven di Bonn), il coreano Seong-Jin Cho (vincitore dello Chopin di Varsavia 2015), il russo Dmitry Shishkin, o di violinisti come Gennaro Caradopoli e Alessandro Bonato, che è qui direttore. Poi non si possono non menzionare altri pianisti ancora più giovani, quasi bambini, come il moscovita Alexander Malofeev (classe 2001, ha già debuttato alla Scala diretto da Gergiev) e la cinese Serena Wang (classe 2004).

Ma la panoramica del Festival di quest’anno non sarebbe completa se non si citassero anche le orchestre (la Filarmonica di San Pietroburgo, la Russian National, la Filarmonica di Novosibirsk, la messicana Guanajuato, la cinese Guangzhou, la Franz Liszt Chamber Orchestra, oltre alla Filarmonica del Festival), le conferenze di Piero Rattalino e Valerio Terraroli, la proiezione del film “Beethoven : cielo, gioia, libertà” sul “Fidelio”, il progetto Beethoven svolto con i giovani dei conservatori di Brescia e Bergamo (da notare l’integrale delle 32 Sonate eseguite dagli allievi in 8 concerti nel ridotto del “Donizetti”), il workshop sulla critica musicale a cura dell’Università Cattolica di Brescia, gli appuntamenti sparsi in provincia (Boris Petrushansky suonerà al cineteatro “Gavazzeni” di Seriate), l’apertura e chiusura della manifestazione con la Banda cittadina di Brescia “Isidoro Capitanio” fondata nel 1798, l’anno in cui giunsero in città le truppe napoleoniche (eseguirà la Marsigliese e, di Beethoven, marce militari, oltre a una versione della “Vittoria di Wellington” op. 91).

Yuri Temirkanov

Circa il programma prettamente pianistico, di Beethoven saranno eseguite le Sonate “Patetica”, “Chiaro di luna” e “Appassionata” (Buchbinder), “Les Adieux”, la “Tempesta” e l’op. 10 n°3 (Oppitz), l’op. 90 (Sokolov), la 101 (Oppitz), l’op.2 n°1 e la 109 (Cominati), la 110 (Gorini) e la 111 (Gorini e Sokolov), la Sonata op. 26 “Marcia funebre” e le Bagatelle op. 126 (Lonquich), la “Waldstein”, l’op. 54 e la Polacca op. 89 (Motterle). Inoltre, il Secondo Concerto (Argerich), il Terzo (Seong-Jin Cho/Temirkanov), il Concerto per violino (Cardaropoli/Bonato), il Triplo (solisti Accardo, Fountain, Geringas : è il concerto d’inaugurazione diretto da Topchjan alla testa della Filarmovica del Festival). Quanto alle Sinfonie, occhio alla Quinta (eseguita dalla Filarmonica siberiana di Novosibirsk diretta da Rinkevicius) e, soprattutto, alla Terza.

Mikhail Pletnev

L’Eroica sarà eseguita dalla Russian National Orchestra e diretta da Pletnev : ovviamente non poteva mancare. Il capolavoro che aprì una nuova epoca nella storia del genere sinfonico fu concepito tra 1802 e 1804 sotto l’ispirazione virtuale di Napoleone, che il genio di Bonn “paragonava ai più grandi Consoli romani”, secondo la testimonianza dell’allievo Ferdinand Ries. Era intitolata proprio a Bonaparte, del resto, in origine (la dedica invece era al principe Lobkowitz, nel cui palazzo venne suonata già nell’agosto 1804); ma il Titul finì furiosamente cancellato, così dice la vulgata un po’ oleografica che Piero Buscaroli ha messo in discussione nel suo “Beethoven” del 2004, quando lo stesso Ries disse al maestro che il corso sarebbe divenuto imperatore. Così, quando nel 1806 fu pubblicata, non era già più la Sinfonia Bonaparte, ma, ormai, la Sinfonia Eroica “composta per festeggiare il sovvenire di un grand’uomo”. Sovvenire ? “Sembra che si parli d’un morto”, scrisse Walter Riezler. Proprio così. Napoleone ormai era già morto per Beethoven, “dal momento che la Marcia (funebre, ndr) è assunta nella Sinfonia con questo ruolo tombale di sepoltura e liquidazione d’un mito”, ha scritto Buscaroli, sottolineando : “Quando nel 1821 gli dettero la notizia di Sant’Elena, [Beethoven] disse : ‘La musica l’ho scritta diciassette anni fa’: quattro parole, non una superflua, Dixi. Lo ripetè nei Quaderni, non gli fecero caso. Credettero a una boutade. Con l’intelligenza abituale”.

Infine, solo qualche breve annotazione su altre due opere che, eseguite al Festival, si inseriranno nel tema scelto e con le quali Beethoven intendeva celebrare gli avversari di Napoleone, visti come garanzia istituzionale di pace e di stabilità dopo anni di guerre : si tratta della Polonaise in do maggiore op. 89 e de “La Vittoria di Wellington”, op. 91.

È un peccato che “La Vittoria di Wellington ovvero la battaglia di Vittoria” a Brescia e Bergamo venga eseguita “solo” dalla Banda civica. Scritta nel 1813 ed eseguita nel dicembre di quello stesso anno in una serata che comprendeva anche la Settima Sinfonia, dedicata al Principe Reggente d’Inghilterra e recante nel titolo quel Wellington che sarebbe stato trionfatore a Waterloo, è una fantasia orchestrale militar-celebrativa davvero scoppiettante (con raganelle, gran cassa, cannoni…), sorta di antesignana dell’Ouverture 1812 di Ciaikovskij. Ne esistono svariate versioni discografiche, una delle quali, bellissima, diretta da von Karajan per la Deutsche Grammophon. È di rara esecuzione, ormai. La Polonaise fu invece composta nel 1814 e dedicata alla zarina Elisabetta, che si trovava a Vienna per il Congresso delle potenze restauratrici, un periodo di particolare fortuna, per Beethoven. Anch’essa è di rara esecuzione ed è un pezzo assai brillante. Da notare come entrambe le opere godano di cattiva fama, generalmente, e siano tacciate di “superficialità”, un po’ come il Triplo Concerto inaugurale, del resto. Carli Ballola sottolineò “la brillante facile esteriorità del Rondò alla polacca del Triplo op. 56 che, insieme con la Polacca op. 89 dev’essere considerato tra le poche e maldestre concessioni beethoveniane  alla moda musicale del tempo”. Quanto alla “Vittoria di Wellington”, se ne son dette di peggiori. Per Alfred Einstein (1939), è “il punto più basso dell’opera di Beethoven”. Per Charles Rosen “dimostra così chiaramente di essere stata scritta per lucro che perfino la vergogna sarebbe fuori luogo. Ma Beethoven, di fronte ai rimproveri, per reazione si dichiarò soddisfattissimo”.

Dobbiamo ricorrere ancora una volta a Buscaroli. La “Vittoria”, per lui, “è un saggio prelibato di superiore mestiere e favolosa strumentazione, musica splendidamente scritta per grandi effetti esteriori e pubblici, che solo maligne zitelle potevano paragonare a questa o quella sinfonia”. In ultima analisi, poi, non c’è opera, come scrisse Goethe (citato a proposito dal medesimo Buscaroli), “che non sia d’occasione”. Ad ognuno il suo ascolto.

Grigory Sokolov
Sergio Rizza
Sergio Rizza, milanese, 48 anni, giornalista professionista, è caposervizio del quotidiano free press "Metro", dove lavora dal 2000. Ha seguito e segue, oltre ai maggiori fatti di cronaca e politica, le stagioni di musica concertistica e operistica di Milano e della Lombardia.
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