Richard Strauss (1864–1949)

Salome (1905)
Dramma in un atto
dall’omonimo poema di Oscar Wilde
nella traduzione tedesca di Hedwig Lachmann

Orchestra del Teatro Regio di Torino
Versione in forma semiscenica

Direttore d’orchestra                    Gianandrea Noseda
Versione in forma semiscenica   Laurie Feldman
Costumi a cura di                           Laura Viglione
Luci                                                   Andrea Anfossi

 

Salome, figlia di Erodiade                                  Erika Sunnegårdh
Erode, tetrarca di Giudea                                   Robert Brubaker
Erodiade, sua moglie                                           Doris Soffel
Jochanaan, il Profeta                                           Tommi Hakala
Narraboth, capitano della guardia di Erode   Enrico Casari
Un paggio di Erodiade                                        Michaela Kapustová
Primo giudeo                                                         Gregory Bonfatti
Secondo giudeo                                                     Matthias Stier
Terzo giudeo                                                          Saverio Pugliese
Quarto giudeo                                                       Yaroslav Abaimov
Quinto giudeo                                                       Horst Lamnek
Primo nazareno                                                    Roberto Abbondanza
Secondo nazareno                                               Joshua Sanders
Primo soldato                                                      Andrea Comelli
Secondo soldato                                                  Federico Benetti
Un uomo di Cappadocia                                    Desaret Lika
Uno schiavo                                                         Daniela Valdenassi

 

Torino, Teatro Regio, giovedì 15 febbraio 2018

Evento centrale del Festival RICHARD STRAUSS organizzato dalla Città di Torino (33 appuntamenti in tre settimane, circa trenta istituzioni culturali coinvolte) torna in scena al Teatro Regio di Torino l’atto unico Salome. Dolorosa la rinuncia alla programmata messa in scena di Carsen per via dei limiti imposti ai movimenti del palcoscenico dopo l’incidente accaduto in una replica di Turandot.

Diciotto gennaio, replica di Turandot : la sorte di questa prevista ripresa della Salome con la regia di Robert Carsen, andata in scena originariamente al Regio nel 2008, è segnata da un incidente al termine del secondo atto che impone ancora approfondimenti in merito alla piena agibilità del palcoscenico e rende, di fatto, impossibili prove e utilizzo di elementi scenici complessi.
Lodevolmente, non facendo mancare il proprio supporto al Festival RICHARD STRAUSS (oltre 50 composizioni del Bavarese eseguite a Torino in tre settimane, spesso a titolo gratuito), in fretta e furia il Teatro Regio ha messo insieme, per quello che doveva essere il cardine della rassegna, un allestimento in forma semiscenica affidandolo alla direzione scenica dell’assistente di Carsen, Laurie Feldman, ai costumi di Laura Viglione, alle luci di Andrea Anfossi.
Inalterata la parte musicale, affidata al proprio Direttore stabile Gianandrea Noseda e ad una distribuzione vocale di specialisti.

Spoglia la scena, dunque, in cui sin dall’inizio quattordici sedie nere davanti ad un altrettanto nero sipario fanno da cornice alle vicende di non meglio definiti personaggi che si aggirano senza una convincente idea, riuscendo solamente a sprazzi ad evocare la morbosa vicenda narrata da Wilde e finendo per non renderne che minimamente i tratti sensuali e morbosi.

In costumi contemporanei, abito scuro per gli uomini (eccetto, ovviamente, il Profeta Jochanaan cui è concesso il casual), abito da sera per le signore, tra gli attori svettano solamente l’Erode di Robert Brubaker e l’Erodiade di Doris Soffel. Le loro voci risuonano affaticate ma, via via nell’arco della serata, si impongono per carisma e padronanza del palco, gli unici a comunicare una chiara idea dell’ambiente musicale in cui si stanno muovendo.

Joshua Sanders (Secondo nazareno) Doris Soffel (Erodiade) Robert brubaker (Erode)

Meno credibili la Salome di Erika Sunnegårdh e il Profeta di Tommi Hakala, cui mancano in primis rispettivamente capacità di malata seduzione e ieratica fermezza.
Li diremmo piuttosto impegnati nel monodramma di una vendicativa signora di mezz’età che non si vuole rassegnare alla fine della relazione con un amante più giovane.

Tommi Hakala (Jochanaan) Erika Sunnegårdh (Salome)

Parzialmente risolta la tanto attesa Danza dei sette veli durante la quale Salome (troppo a lungo immobile) sembra evocare come in un sogno il suo Profeta sino ad un ideale contatto, prima di buttarsi con troppa foga tra le braccia del tetrarca Erode.

Salvato il salvabile, reso ancora una volta merito alla scelta coraggiosa del Teatro di non privare la rassegna straussiana del punto di forza, lo spettacolo in forma semiscenica ci ha lasciato perplessi. Meglio avrebbe giovato alla causa una realizzazione in forma di concerto che più avesse focalizzato l’attenzione sulla parte musicale vista l’oggettiva difficoltà di rendere credibile quella scenica così realizzata.
La via di mezzo seguita ha finito, evidentemente, per nuocere anche all’esito musicale, nel complesso comunque migliore.
Bella la direzione di Gianandrea Noseda che ricava dall’orchestra sonorità pulite e precise. Se si avverte l’assenza di estenuate raffinatezze, di sonorità rubate ed in taluni momenti emergono squilibri tra voci ed orchestra, va detto che questi momenti passano in secondo piano rispetto ad una direzione tesa ed incalzante che punta sull’immediatezza della narrazione musicale e centra il bersaglio nei momenti topici dell’opera.

Erika Sunnegårdh ha voce piccola. Debole nel grave, non cerca lunari smorzature nell’acuto e tratteggia una Salome vocalmente generica senza meriti particolari, spesso sovrastata dall’orchestra. Migliore il Profeta di Tommi Hakala, che pure sfoggia un timbro chiaro ed acuti tirati normalmente non riconducibili al personaggio.

Detto della coppia Brubaker-Soffel, padroni del palcoscenico dalle voci non più freschissime ma interpreti sempre sensibili dei loro personaggi, occorre infine lodare l’intero gruppo di cantanti alle prese con i ruoli minori, tra cui spiccano gli eccellenti primo nazareno di Roberto Abbondanza e primo giudeo di Gregory Bonfatti.

Un momento del finale (Salome, Erika Sunnegårdh)

Al termine della recita applausi del pubblico all’indirizzo di tutti gli artisti, in particolare per Gianandrea Noseda e i protagonisti.

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Paolo Malaspina
Paolo Malaspina, nato ad Asti nel 1974, inizia a frequentare il mondo dell’opera nel 1989. Studia privatamente canto lirico e storia della musica parallelamente agli studi in ingegneria chimica, materia nella quale si laurea a pieni voti nel 1999 presso il Politecnico di Torino con una tesi realizzata in collaborazione con Ecole Nationale Supérieure de Chimie de Toulouse. Ambito di interesse musicale : musica lirica e sinfonica dell’ottocento e novecento, con particolare attenzione alla storia della tecnica vocale e dell'interpretazione dell'opera lirica italiana e tedesca dell'800.

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