Programma

Paul Dukas (1865–1935)
La Péri, ou La fleur d'immortalité

Sergei Prokofiev (1891–1953)
Concerto per pianoforte e orchestra Nr. 3 in do maggiore, op. 26

I.Andante – Allegro ;
II. Tema (andantino) con variazioni ;
III. Allegro ma non troppo

Johannes Brahms (1833–1897)
Sinfonia Nr. 1 in do minore op.68

 I.Un poco sostenuto. Allegro ;
II. Andante sostenuto ;
III. Un poco Allegretto e grazioso ;
IV. Adagio. Più Andante. Allegro non troppo, ma con brio

Yuja Wang, pianoforte
The Israel Philharmonic Orchestra
Kirill Petrenko, Direttore

Tel Aviv, Auditorium Charles Bronfman, Lowy Concert Hall, 17 febbraio 2018/Gerusalemme, Auditorium Ussishkin, International Convention Center ICC, 18 febbraio 2018

Rapporto privilegiato tra Kirill Petrenko e la Israel Philharmonic Orchestra : in un impegnativo ciclo di otto concerti il direttore designato dei Berliner Philharmoniker mette a punto parte del programma che eseguirà con la sua futura orchestra in aprile a Berlino e nella prossima estate in tournée sui prestigiosi palcoscenici del Festival di Salisburgo e di Lucerna.
Trionfo per Petrenko che riesce a trarre il meglio dall’orchestra e per la solista Yuja Wang al pianoforte.

Il viaggio per seguire i concerti della Israel Philharmonic Orchestra in Israele comincia sotto un piacevole auspicio : all’angolo dell’Auditorium Charles Bronfman di Tel Aviv, lungo il lato che affaccia su Huberman street, ci sorprende qualcosa di familiare.
Il nome di Toscanini sull’indicazione stradale di una via laterale ci riporta in un attimo alle radici dell’orchestra e ad uno dei più alti momenti della vita del Maestro italiano.

L’omaggio a due grandi musicisti con la dedica di due vie cittadine

Nel 1936, dopo l’estromissione di molti musicisti ebrei dalle rispettive orchestre europee, il violinista polacco Bronisław Huberman decise di fondare un‘orchestra residente in Palestina. Diede vita alla Palestine Symphony Orchestra, salvando in questo modo un migliaio di ebrei dalla tragedia della seconda guerra mondiale e dalla follia dell’Olocausto.
A Tel Aviv, la sera del concerto inaugurale del 26 dicembre 1936, la presenza di Arturo Toscanini sul podio costituì una eccezionale cassa di risonanza per la neonata compagine e l’ennesimo passo verso la sua definitiva partenza per gli Stati Uniti. Nel 1948, l’orchestra mutò il suo nome in Israel Philharmonic Orchestra in seguito alla creazione dello Stato di Israele. Oggi Zubin Mehta ne è Direttore principale e l’italiano Gianandrea Noseda Direttore ospite principale. Il prossimo Direttore principale designato è il ventinovenne israeliano Lahav Shani, che entrerà in carica nel 2020.

Il fronte dell'Auditorium Charles Bronfman su Habima Square

In piazza Habima, cuore culturale della capitale, ha sede l’Auditorium Charles Bronfman, costruito alla fine degli anni ’50 per diventare la residenza dell’orchestra nazionale.
La sala, capace di oltre 2.400 spettatori, è tuttora elegante e funzionale, rivestita in legno e con un soffitto argenteo che opportunamente illuminato ne rischiara l’interno.

Interno dell’Auditorium Charles Bronfman prima del concerto

Discreta la resa acustica cui può essere rimproverata, pur in presenza di un’immagine sonora nitida e dettagliata, una certa mancanza di risonanza soprattutto verso i suoni gravi. Ne esce un suono non troppo pieno che nuoce in taluni passaggi soprattutto agli archi (in particolare i pizzicati del quarto movimento della sinfonia di Brahms).
Spiace che negli ampi spazi comuni non trovi sede neppure un pur minimo guardaroba che, per inciso, sarebbe risultato assai utile la sera del concerto per via di un temporale pomeridiano che si è ripetuto al termine della serata ed ha obbligato il pubblico a coprirsi, evidentemente, oltre la consuetudine.
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Con un ruolino di marcia impressionante, Kirill Petrenko al termine di trionfali recite dell’Anello del Nibelungo a Monaco di Baviera è volato in Israele per un ciclo di concerti che ricalcano nella prima parte il programma che lo vedrà impegnato alla Philharmonie di Berlino in aprile, al Festival di Salisburgo e Lucerna a fine agosto.
In tutto, cinque serate a Tel Aviv, due ad Haifa ed una a Gerusalemme tra il 17 ed il 25 febbraio, dove nella prima parte invariabilmente sono in programma il balletto La Péri di Paul Dukas e il terzo concerto per pianoforte di Sergei Prokofiev, solista Yuja Wang. Dopo l’intervallo, la prima sinfonia di Brahms nel primo ciclo di concerti, Petruška di Igor Stravinskij negli altri quattro.

Il terzo concerto per pianoforte e orchestra di Sergei Prokofiev venne presentato per la prima volta a Chicago nel 1921, è il più noto ed eseguito tra i cinque composti dall’Autore anche per via di un ritorno al classicismo che lo rende già al primo ascolto familiare al pubblico.
L’attacco di Petrenko è serrato e occhieggia all’atmosfera della Lady Macbeth di Šostakovič. Ai legni risponde una scintillante fila di archi e il pianoforte attacca freneticamente.
Tanti sono i momenti di virtuosismo di Yuja Wang in una prova che, tuttavia, in taluni momenti risulta piuttosto generica e che manca di un vero senso del fraseggio.
Spontaneo l’applauso del pubblico suscitato dal crescendo di pianoforte ed orchestra al termine del primo movimento, con Wang che si mette in luce per la precisione della mano destra, meno per la nettezza dei suoni della sinistra genericamente forti ma mai scolpiti.

Se il secondo movimento viene cesellato da Petrenko e Wang con precisione millimetrica che non scaccia una sensazione di freddezza dell’insieme, è piuttosto il terzo a rappresentare la parte più riuscita per una esecuzione che rende perfettamente scrittura e spirito della pagina.

Al termine della prima parte, successo personale per Wang che concede due bis.

Omaggio floreale per Yuja Wang al termine del concerto

Dopo l’intervallo, Kirill Petrenko ci guida nella prima sinfonia di Johannes Brahms con una direzione serrata caratterizzata da suoni degli archi legati ed incisivi, avviando il primo movimento con un poco sostenuto magistrale per tensione e mistero. Rispondono oboe e flauto con una entrata po’ rigida e senza troppe sfumature, pur essendo previsto il segno di espressivo (espr. dalla battuta 29).
Terminata l’introduzione, il primo movimento continua con l’Allegro dal passo spedito e teso, dal sapore beethoveniano. È un continuo cumulo di tensione che si scioglie solamente al Meno Allegro che arriva, improvvisamente, a rasserenare l’atmosfera.
La direzione di Petrenko non lascia spazio alla magniloquenza o al sentimentalismo tanto cara alla tradizione romantica, ponendosi in maniera antitetica rispetto ad essa.
Nel secondo movimento il disegno riflette l’impostazione generale e anche in questo caso l'oboe sfugge un facile sentimentalismo, pur in presenza dell’indicazione di espressivo dalla misura 17.
Sono gli archi ad attaccare un Andante dalla grazia e serenità quasi mozartiane a partire dalla battuta 27, come pure notevole risulta, senza indugi in rallentando, il dialogo tra oboe e clarinetto dalla 41 in poi. Appena sottotono, complice probabilmente l’acustica un po’ secca di cui abbiamo riferito, il solo finale del primo violino e gli interventi degli archi.
Tra incastri di clarinetti, fagotti e corni il terzo movimento Un poco Allegretto e grazioso ci trascina in un’atmosfera degna della Vienna di Schubert, un piccolo e rapido sogno sino al risveglio del quarto movimento che, coerente con l'impronta dell'intero disegno, incede rapido (ma non distratto) verso l’energica perorazione finale.
Una sinfonia, esaltata dalla lettura analitica dello strumentale di Petrenko, in cui Brahms comincia a cercare la via di quel sinfonismo da camera che ne contraddistinguerà la grande produzione per orchestra.

Abbiamo tenuto per ultimo le note al brano di Paul Dukas con cui si apre il concerto, assai meno noto rispetto al suo più celebre poema sinfonico L’Apprenti sorcier.
Il balletto La Péri, ou La fleur d'immortalité, ultimo lavoro pubblicato di Dukas, si direbbe apposto come ouverture della serata in attesa dei pezzi forti.
Ne esce, a giudizio di chi scrive, il momento più interessante per esito complessivo, con un inizio dolce e misterioso degli archi, morbidissimo all’inizio per far spazio nel corso del brano ad un vero e proprio caleidoscopio di colori e di suoni aerei.
Passione e ballo. In un intreccio impressionistico che rimanda direttamente alla musica di Debussy.
Con mano sicura, Petrenko tiene in ideale equilibrio archi, ottoni e legni e prepara il terreno per un mirabile finale, quando la musica si spegne poco a poco stemperandosi in un'atmosfera tersa e serena, affettuosa, quasi una trasfigurazione secondo il modello del finale di Tristano e Isotta.

Habima square sotto la pioggia al termine del concerto

Buona la prova dell’Israel Philharmonic Orchestra che, qualitativamente inferiore rispetto alle migliori stagioni di alcuni decenni or sono, sfoggia comunque un suono corretto e senza sbavature, pur se piuttosto rigido e senza particolari sfumature timbriche.

L’esterno dell’ICC di Gerusalemme

La sera seguente, il concerto è stato replicato presso la sala Ussishkin dell’International Convention Center di Gerusalemme, seconda tappa prima dell’esecuzione di Haifa e del ritorno a Tel Aviv, dall’acustica buona ma più ovattata rispetto a quella dell’Auditorium Bronfman.

Interno dell’Auditorium Ussishkin prima del concerto

In entrambi i casi, i concerti sono stati accolti con scroscianti applausi del pubblico riscuotendo consenso incondizionato e risultando, anche a detta dei giudizi locali, uno dei migliori da diversi anni a questa parte.

Kirill Petrenko prima del concerto a Gerusalemme sistema il leggio…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Paolo Malaspina
Paolo Malaspina, nato ad Asti nel 1974, inizia a frequentare il mondo dell’opera nel 1989. Studia privatamente canto lirico e storia della musica parallelamente agli studi in ingegneria chimica, materia nella quale si laurea a pieni voti nel 1999 presso il Politecnico di Torino con una tesi realizzata in collaborazione con Ecole Nationale Supérieure de Chimie de Toulouse. Ambito di interesse musicale : musica lirica e sinfonica dell’ottocento e novecento, con particolare attenzione alla storia della tecnica vocale e dell'interpretazione dell'opera lirica italiana e tedesca dell'800.
Crediti foto : © Wanderersite/Paolo Malaspina
© internet Wikimedia (Foto Toscanini Street) 

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