Stagione Opéra de Lyon 2019–2020
Le opere in cartellone

Gioachino Rossini
Guillaume Tell (D : Daniele Rustioni/R:Tobias Kratzer) dal 5 al 17 ottobre 2019

Giuseppe Verdi
Ernani (D : Daniele Rustioni) in versione concertante (6 novembre 2019)

Maurice Ravel
L'Enfant et les sortilèges (D : Titus Engel/R : Grégoire Pont & James Bonas) dal 14 al 19 novembre 2019

Richard Adler et Jerry Ross
The pajama game (D : Gérard Lecointe / R : Jean Lacornerie & Raphaël Cottin) dal 14 au 29 dicembre 2019 al Théâtre de la Renaissance (Oullins) e al Théâtre de la Croix Rousse (Lyon)

Jacques Offenbach
Le Roi Carotte (D : Adrien Perruchon/R : Laurent Pelly), dal 13 dicembre al 1° gennaio 2020

Giacomo Puccini
Tosca (D : Daniele Rustioni/R : Christophe Honoré) dal 2à gennaio al 5 febbraio 2020)

John Adams
I Was Looking at the Ceiling and Then I Saw the Sky (D : Vincent Renaud/ R : Macha Makeïeff) dal 13 al 23 febbraio 2020

Festival 2020 : "La nuit sera noire ou rouge"/"La notte sarà nera o rossa"
Giuseppe Verdi
Rigoletto (D : Michele Spotti / R : Axel Ranisch) dal 13 marzo al 2 aprile 2020

Carl Orff
La Lune (Musique : Ensemble Instrumental / Choeur Spirito) R : Gregoire Pont & James Bonas) dal 14 marzo al 23 marzo 2020 al Théâtre du Point du Jour (Lyon)

Franz Schreker
Irrelohe (D : Bernhard Kontarsky/R : David Bösch) dal 14 al  28 marzo 2020

Engelbert Humperdinck/Sergio Menozzi
Gretel et Hänsel (D : Karine Locatelli/R : Samuel Achache) dal 15 al 22 aprile al Théâtre de la Renaissance (Oullins)

Thierry Escaich e Atiq Rahimi
Shirine (D : Martyn Brabbins/R : Richard Brunel) du 2 au 12 mai 2020

Wolfgang Amadeus Mozart
Le nozze di Figaro (D : Stefano Montanari/ R : Olivier Assayas) du 6 au 20 juin 2020

 

Stagione 2019–2020 : Apertura il 5 ottobre con Guillaume Tell

Alternanza di capolavori celebri e di altri da scoprire o riscoprire. Messinscene audaci e attraenti, con giovani talenti sul podio e scelte compagnie di canto. In parallelo straordinari spettacoli di danza e concerti. Ancora una volta il teatro lirico lionese, oggi fra i primissimi in Europa, sfoggia un cartellone esemplare

Serge Dorny

Ormai prossimo a trasferirsi con lo stesso ruolo alla Bayerische Staatsoper di Monaco, il Direttore Generale dell’Opéra de Lyon, Serge Dorny, sta confermando i risultati raggiunti negli quindici anni del suo mandato durante i quali, per riconoscimento generale (testimoniato anche da due International Opera Award) ha saputo trasformare un teatro lirico di nobile tradizione ma di risalto pressoché regionale, in uno dei palcoscenici europei di maggior spicco. Puntando su opere inedite o da riscoprire alternate ai capolavori celebri, su nuove letture registiche e sulla promozione dei giovani talenti.  Speciale attenzione ha poi riservato alla danza, valorizzando il Balletto dell’Opéra con importanti coreografie e ai concerti con presenze artistiche interessanti, non meno che alle coproduzioni con altre prestigiose realtà musicali europee.

Scelte che si ritrovano tutte anche nel programma 2019–2020, al via il 5 ottobre.

Nicola Alaimo

L’opera di apertura è Guillaume Tell, l’ultima e una delle più geniali di Rossini, composta nel 1829 su commissione dell’Opéra di Parigi, creando il modello del Grand-Opéra che avrà poi posizione dominante in Francia. Rossini ne adottò la spettacolare dimensione scenica ma facendone qualcosa di unico nel suo genere per il palpitante respiro sinfonico e vocale, già pienamente romantici, che la animano e che la diversificano da tutti i suoi capolavori precedenti. Titolo famoso ma poco eseguito (anche nella versione italiana, realizzata nel 1831) perché di particolari esigenze esecutive sia musicali sia registiche, ha quasi il sapore di una riscoperta quando viene presentato nella rara edizione integrale e in una produzione più che promettente come quella che si annuncia a Lione. Sul podio sale Daniele Rustioni, alla sua terza stagione da Direttore Musicale del teatro dove si è fatto applaudire in alcune fra le più significative tappe della sua brillantissima carriera internazionale, tra cui una splendida interpretazione verdiana con Don Carlos nel 2018 e la sorprendente rivelazione di una rarità quale L’incantatrice di Ciaikovskij la scorsa stagione.

Tobias Kratzer

Non a caso, ricordando che il Tell è da molti considerata l’opera wagneriana, per così dire, di Rossini e che lo stesso Wagner se ne dichiarò entusiasta, la regia di questa nuova edizione è stata affidata a Tobias Kratzer, autore osannato per un Götterdämmerung a Karlsruhe che ha fatto scalpore e per il molto discusso Tannhäuser dell’edizione 2019 di Bayreuth. Scene e costumi sono di Rainer Sellmaier. Particolarmente ammirato per la sua direzione d’attori, a Lione Kratzer ha potuto lavorare con una compagnia di canto eccellente : intorno a Nicola Alaimo, baritono di classe e versatilità ben note che nel ruolo di Tell si è già esibito con successo al Rossini Festival di Pesaro, spiccano il tenore John Osborn oggi fra i rari in grado di affrontare l’impervia vocalità di Arnold, la soave Jennifer Courcier en travesti nei panni del giovane Jemmy  e le due primedonne che interpretano rispettivamente Hedwige e Mathilde ovvero Enkeledja Shkoza e Jane Archibald. Maestro del Coro è Johannes Knecht. (Dal 5 al 17 ottobre).

Daniele Rustioni, direttore musicale dell'Opera di Lione

Rustioni tornerà sul podio dell’Orchestra e Coro del teatro per un Ernani in forma di concerto in una nuova coproduzione con il Théãtre des Champs Elysées di Parigi. Anche qui con un cast di classe assoluta, che conta nei ruoli principali tre grandi artisti italiani : Francesco Meli come Ernani, Carmen Giannattasio come Elvira e Roberto Tagliavini come Silva, insieme al Don Carlo di Amartuvshin Enkhbat.

S’imponeva la ripresa di uno spettacolo fra i più sensazionali delle recenti stagioni, creato nel 2016 intorno a L’enfant et les sortilèges di Debussy, Fantasia lirica su testo di Colette. Spettacolo concepito da due raffinatissimi artisti della scena, Grégoire Pont e James Bonas, con la collaborazione di Thibault Vancraenenbroeck e Christophe Chaupin. L’orchestra è sistemata in fondo al palcoscenico, velata da uno schermo di tulle sul quale si muovono immagini cangianti suggerite da una partitura sontuosamente ricca di suoni che attingono anche a strumenti insoliti, al jazz, alle voci più diverse. A interpretare quest’opera sofisticata e affascinante sono, con l’Orchestra e il Coro del teatro sotto la direzione di Titus Engel, i Solisti dello Studio dell’Opéra de Lyon. Maestro dei cori è Karine Locatelli. (Dal 14 al 19 novembre).

Le Roi Carotte (Regia Laurent Pelly)

Un’altra ripresa da vedere o rivedere arriverà nel periodo natalizio ed è Le roi Carotte di Offenbach, opera buffa e insieme fiabesca, come venne definita dall’ autore del libretto Victorien Sardou che lo trasse da un racconto di Hoffmann, e irresistibile per la fusione perfetta tra comicità delle situazioni, effusioni liriche, virtuosismo musicale e vocale. Prodotta nel 2015 in una messinscena di un regista offenbachiano per eccellenza qual è Laurent Pelly con le scene di Chantal Thomas e compagnia di canto esperta del repertorio, l’opera vedrà sul podio Adrien Perruchon, un giovane maestro francese tra i più promettenti. (Dal 13 dicembre al 1°gennaio 2020).

Sarà sicuramente una straordinaria scoperta per larga parte del pubblico francese

(poiché lo spettacolo oltre che a Lione verrà proposto ad Angers e a Nantes), il grande successo di Broadway anni Cinquanta The Pajama Game. Si tratta di una commedia musicale nata dal lavoro collettivo di Georges Abbott e Richard Bissell, autori del libretto, e di Richard Adler e Jerry Ross che lo misero in musica. Commedia centrata su due appassionanti storie d’amore sullo sfondo di un conflitto sociale che dà profondità alla trama prima di condurla al lieto fine. Presentato dall’Opéra lionese in accordo con il Music Theatre International e con l’Agence Drama di Parigi, lo spettacolo si avvale della regia di uno specialista di questo repertorio, Jean Lacornerie, e della direzione musicale di Gérard Lecointe. Dopo tre serate al Théãtre de la Renaissance di Oullins, sarà per otto repliche al Thèãtre de la Croix Rousse di Lione. (Dal 12 al 29 dicembre).

Anche un titolo classico come Tosca, con il quale Rustioni inaugura il programma del 2020, si rinnova nella lettura registica di uno spettacolo prodotto con il Festival di Aix-en-Provence. Quarta opera presentata a Lione dal cineasta e drammaturgo Christophe Honoré, il capolavoro pucciniano viene orientato a tutto tondo sulla figura della primadonna : la protagonista, il soprano Elena Guseva, è infatti per così dire “doppiata” scenicamente da Catherine Malfitano, che fu una celebre interprete di Tosca e che qui, impersonando se stessa ormai ritirata dalle scene, riunisce nel suo salotto una compagnia per interpretare l’opera in forma di concerto. Ne nascono situazioni, conflitti, gelosie che corrispondono alle vicende del libretto. Accanto alla Blue, il tenore Massimo Giordano è Cavaradossi e il baritono Alexey Markov il barone Scarpia. (Nove recite dal 20 gennaio al 5 febbraio).

Michele Spotti (direttore per Rigoletto)

Un taglio registico nuovo riguarda pure il Rigoletto prodotto con la Bayerische Staatsoper di Monaco e programmato in marzo : Axel Ranisch, apprezzata firma dell’avanguardia tedesca, ha fatto del buffone verdiano un attore circense che vive la sua vicenda di padre in una dimensione teatrale fortemente drammatica. A interpretarlo è un Rigoletto tra i più emozionanti, il grande baritono Roberto Frontali. Gli sono accanto giovani cantanti in ascesa, a cominciare dal soprano Nina Minasyan nelle vesti di Gilda e dal tenore Mykhailo Malafii in quelle del Duca di Mantova. Sul podio sale un altro giovane ma già affermato talento, il ventiseienne Michele Spotti. (Dal 13 marzo al 2 aprile)

Roberto Frontali in Rigoletto

 

A chiudere in bellezza il programma del versante classico saranno Le nozze di Figaro con la direzione di Stefano Montanari, fedele presenza all’Opéra de Lyon dove ha già sfoggiato anche il suo talento mozartiano. In coproduzione con l’Opera delle Fiandre, lo spettacolo è il debutto nella lirica del talentuoso regista cinematografico Olivier Assayas che dichiaratamente si è proposto di rivelare tratti psicologici a noi contemporanei nei personaggi, interpretati da una giovane e vivace compagnia, senza tuttavia tradire quelli impressi dai loro eccelsi creatori. (Dal 6 al 20 giugno).

Una proposta decisamente insolita e interessante è l’opera di John Adams I was Looking at the Ceiling and then I Saw the Sky, creata nel 1995 su testo della poetessa June Jordan e definita “storia in forma di canzoni” non essendo propriamente né un’opera lirica né una commedia musicale per Broadway. Rappresentata di rado in Europa dopo il debutto in America, merita di essere conosciuta per la sua forza drammatica e musicale. Come altre opere dell’autore di Nixon in China, ha un soggetto di attualità : l’azione si svolge nel nostro tempo a Los Angeles, tra un gruppo di giovani di origini diverse, Neri, Bianchi, Asiatici, Ispanici i cui destini vengono sconvolti da un sisma (da qui l’allusione del titolo “Guardavo il soffitto e improvvisamente ho visto il cielo”, testimonianza di chi lo ha vissuto). La messinscena è firmata da Macha Makeïeff, che all’Opéra de Lyon ha già segnato  alcuni significativi successi con le sue regie non convenzionali tra cui si ricordano quelle di Le boeuf sur le toit e Les Mamelles de Tirésia.   La solida e dinamica partitura si tinge di cori popolari dal jazz allo swing, al rock, al gospel secondo quella che viene considerata la filiazione americana del linguaggio di Adams che risale a Gershwin e a Bernstein. A dare risalto a questo incrocio di stili saranno l’Ensemble Instrumental e i solisti dello Studio de l’Opéra sotto la direzione di Philippe Forget. (Al Thèãtre de la Croix Rousse dal 13 al 25 febbraio).

Rarità assoluta è l’opera Irrelohe di Franz Schreker, autore ingiustamente dimenticato benché rappresentante principale, insieme a Korngold e a Zemlinsky, dello Jugendstil in musica, profondamente influenzato da Wagner e all’epoca (era nato nel 1878) più popolare di Richard Strauss fino a quando la presa di potere dei nazisti lo costrinse all’esilio. Opera dai colori accesi, le cui vicende e i cui protagonisti sono stati paragonati a quelli del Trovatore, la sua riscoperta è affidata al regista David Bösch che conosce bene gli autori sopra ricordati e che ha già contribuito al rilancio de La città morta, il capolavoro di Korngold. Altrettanto esperti del repertorio sono il direttore Bernhard Kontarsky e i cantanti. (Dal 14 al 28 marzo).

Altrettanto rara ma immersa in un’atmosfera molto diversa, magica e fiabesca, è La luna di Carl Orff che ne scrisse anche il libretto tratto da un racconto dei fratelli Grimm. L’opera, datata 1939, è una suggestiva fusione di musica e parole che si rifà ai misteri medievali come già la composizione più nota di Orff, i Carmina Burana. A Lione viene rappresentata in una versione per due pianoforti, organo e percussioni di Frederich K. Vanek in una messinscena di James Bonas animata da video di Grégoire Pont, intepreti i solisti dello Studio dell’Opéra de Lyon. (Al Thèãtre du Point du Jour, dal 15 al 22 marzo).

La Maîtrise dell'Opéra de Lyon (Coro di voci bianche) diretta da Karine Locatelli

Più nota ma sempre nell’ambito delle rarità è la Favola in musica, sempre tratta dai Grimm, Hänsel e Gretel di Humperdinck.  Questa nuova produzione però si avvale di un adattamento in francese del compositore Sergio Menozzi, che debuttò a Lione nel 1995, da qui il titolo Gretel e Hänsel scelto per lo spettacolo. E nella lingua, ma anche nella regia curata dal giovane emergente Samuel Achache, nelle scene di Lisa Navarro e negli interpreti principali che sono bambini, si propone a una platea anche infantile. L’Orchestra e il Coro sono diretti da Karine Locatelli. (Al Théãtre de la Renaissance, dal 15 al 21 aprile).

Ed è la volta della novità assoluta, che l’Opéra de Lyon non manca di produrre ogni anno. Per la Stagione 2019–2020 è stata commissionata a Thierry Escaich, classe 1965, compositore che occupa un posto importante nella vita musicale francese e che aveva già riservato al teatro lirico lionese nel 2013 la sua prima opera, Claude. La nuova s’intitola Shirine ed è ispirata, su libretto dello scrittore franco-afgano Atiq Rahimi, a un racconto in versi del poeta persiano del XII secolo Nizami Ganjavi, un classico della letteratura di quel Paese. Il soggetto straordinariamente ricco di spunti sentimentali e di contrasti drammatici si accompagna a una musica che l’autore definisce “ornata, metaforica” ma che non manca di reinventare colori e richiami poetici orientali.  Al direttore Martyn Brabbins, al regista Richard Brunel e alla compagnia di canto, tutta francese, il compito sempre appassionante di rivelare un’opera alla sua prima mondiale e di lanciarla nella contemporaneità. (Dal 2 al 12 maggio).

 

I CONCERTI

Per varietà di proposte e per l’alternarsi di presenze artistiche interessanti il cartellone dei concerti, una trentina, completa quello operistico accompagnandolo lungo il percorso da ottobre a giugno. Ne segnaliamo alcuni appuntamenti rappresentativi, a cominciare da quello inaugurale diretto da Daniele Rustioni, dedicato a brevi pagine sinfoniche di Messiaen e Chausson e concluso dalla Quarta Sinfonia di Ciaikovski (19 ottobre).

Stefano Montanari dirigerà un Concerto Vivaldi reso prezioso dal contralto Marie-Nicole Lemieux che è interprete raffinata del canto barocco (24 novembre). Ma non meno preziosi saranno i Recital del tenore Ian Bostridge diviso fra Arie di Beethoven e di Schubert (1° dicembre) e della grande pianista Maria Joao Pires (16 febbraio).

Musiche tradizionali al Concerto di Natale, nella chiesa di Saint Bonaventure, che vedrà Karine Locatelli a capo della Maitrise e dell’Orchestra dell’Opéra (14 e 22 dicembre) mentre per il Concerto di Capodanno, in teatro, salirà sul podio Jamie Phillips (29 e 30 dicembre). Karine Locatelli e la Maîtrise offriranno anche un concerto alla Chapelle de la Trinité, con brani di ben quindici autori sul tema Musique Savante, Musique populaire (19 maggio).

Rustioni ha scelto la Quarta Sinfonia di Mahler, con la collaborazione del soprano Erika Baikoff, e la Quarta di Mendelssohn per la sua seconda esibizione sinfonica (2 febbraio). Completa il cartellone il ciclo dei Concerti da camera al Grand Studio du Ballet : quindici, il sabato e la domenica, da ottobre a giugno.

LA DANZA

L’alto livello e l’eclettismo della Compagnia di Balletto dell’Opéra si riflette in una stagione di coreografie importanti e diversificate e nell’equilibrio fra grande repertorio, novità, riprese. La inaugura il coreografo britannico Russell Maliphant, uno dei maggiori usciti dal Royal Ballett, tornando sul palcoscenico lionese, dopo il ripetuto successo del suo Critical Mass, con due novità : Spiral Pass e Création, improntate al rigore che da sempre contraddistingue questo artista nella sua ricerca del rapporto tra movimenti, ritmo e musica in collaborazione l’una con  Michael Hulls e l’altra con Lee Curran per il fondamentale contributo delle luci. (Dal 9 al 15 settembre).

Andrà poi in scena Millésime, una nuova produzione nella quale alla compagnia “ di casa” si aggiunge un celebre gruppo hip-hop Pockemon Crew, nato vent’anni fa proprio su questo palcoscenico prima di farsi applaudire nel mondo intero. Cinque danzatori del balletto e quindici hip-hoppers si ritrovano in uno spettacolo irresistibile, tra classico sulle punte e basket, diretto da Riyad Fghani.  (23 e 24 ottobre).

Seguirà un Omaggio a Merce Cunningham nel centenario della nascita con due sue coreografie entrate nella storia della danza, Exchange e Scenario, l’una datata 1978 e l’altra 1997, rappresentate con le musiche, le scene e i costumi originali. (1,2,3 novembre). E un altro omaggio in due serate alla grande Lucinda Childs, che dividerà la prima con Russell Maliphant accostando al magnetico Duo di quest’ultimo, Critical Mass, il suo capolavoro Dance su musica di Philip Glass, con il quale ha debuttato all’Opéra de Lyon nel 2016. (7, 8,9 novembre). Per poi confrontarsi nel secondo appuntamento con altre due signore della danza, Maguy Marin e Teresa De Keersmaeker con le rispettive coreografie ispirate alla Grande Fuga di Beethoven. (Dall’8 al 14 aprile)

Protagonisti dell’appuntamento conclusivo sono tre talenti emergenti della nuova generazione : Pierre Pontvianne, Lukas Timulak e Yuval Pick. Le loro creazioni saranno una scoperta avvincente per il pubblico degli appassionati che ancora non li conosce e che li attende con impazienza. (28, 29, 30 aprile).

 

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Luciana Fusi
LUCIANA FUSI è nata e residente a Milano. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, è giornalista professionista. Ha lavorato in diversi periodici Mondadori e Rizzoli, prevalentemente nel settore Cultura e Spettacolo con funzioni di caporedattore. Contemporaneamente, ha collaborato con riviste musicali tra cui Discoteca, Musica, Amadeus, Opéra International e, tuttora, Suonare News. E' stata capo ufficio-stampa del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro alla Scala e dell'orchestra Mozart di Claudio Abbado.

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