Appena arrivato a Napoli lo scorso aprile, Stéphane Lissner ha voluto segnare la sua presenza e dimostrare che era possibile offrire una serie di spettacoli eccezionali in un breve lasso di tempo. Approfittando della disponibilità degli artisti a causa delle circostanze, ha quindi proposto, in accordo con la Regione Campania che ha finanziato tutta l'operazione, due delle opere più popolari Tosca e Aida, e una Nona sinfonia di Beethoven, ma su richiesta della Regione il San Carlo ha incontrato il pubblico anche in altri luoghi della città.
E' stato quindi proposto un programma "biglietto da visita", che ha mobilitato tutte le forze del teatro e ha avuto un tale successo che molti hanno suggerito di rinnovare l’operazione gli anni successivi. Sulla Piazza del Plebiscito, nell’ipercentro di Napoli, a due passi dal San Carlo, dominata dalla Chiesa di San Francesco di Paola, è stato allestito il gigantesco palcoscenico, otto schermi laterali per permettere al pubblico di seguire meglio, un efficiente impianto audio (un microfono per ogni leggio all'orchestra e un pubblico di circa 1500 persone disperse, un po' sullo stesso metro del Circo Massimo per il Rigoletto romano con la differenza che non c'erano gradinate, ma posti a sedere disposti in piazza. E anche lì, tutti con la maschera, distanze sociale quasi rispettate (beh, siamo a Napoli…), presa di temperatura, e anche distribuzione d’acqua e di ventagli. Lissner ha vinto la sua scommessa, attirando subito Anna Netrebko e Yusif Eyvazov, Ludovic Tézier, Jonas Kaufmann, Maria Agresta, Daniela Barcellona, Anita Rasvelishvili, alcuni dei quali non erano mai stati a Napoli e che se ne sono andati dopo convinti tutti di tornare presto.
La scelta dell’Aida e della Nona Sinfonia di Beethoven poteva nelle circostanze imposte da Covid, sorprendere con una grande orchestra e cori importanti, più di quanto Tosca avesse bisogno qualche giorno prima. Ma la larghezza del palcoscenico, la distanza tra ogni corista e un'orchestra più distanziata del solito hanno permesso di rispettare il protocollo imposto sul palcoscenico.
Un impressionante sistema audio e video ha completato lo spettacolo e quindi le forze del teatro sono state in grado di raccogliere la sfida. La prova (se fosse necessaria) che quando la politica e l'arte s’incontrano tutto è possibile. Questo è il caso dell'Italia in quest’estate, ma non sempre altrove…
La forza degli italiani, e dei napoletani in particolare, è la creatività e l'impegno che si mette in moto quando nascono i desideri. Lo abbiamo visto nel corso di questo tour delle varie Festival e stagioni estive.
Per Aida, che per la cronaca era stata programmata al San Carlo nel giugno 2020, poi annullata per motivi di Covid, Stéphane Lissner ha chiamato Michele Mariotti, con il quale è abituato a lavorare, e il cast per i ruoli principali era composto da Anna Pirozzi, napoletana, che ha cantato il ruolo soprattutto a Verona e Madrid, mai a Napoli, Anita Rashvelishvili invitata per la prima volta a Napoli (Amneris), e Claudio Sgura nel ruolo di Amonasro. Ma l'evento è stato la presenza di Jonas Kaufmann come Radames, assente da Napoli da 4 anni.
Per gli altri ruoli, Ramfis è stato affidato Roberto Tagliavini, il basso italiano che sale ormai verso l’apice, il Re, Fabrizio Beggi, il messagero, Gianluca Floris e una sacerdotessa di lusso, Selene Zanetti che nella troupe di Monaco di Baviera canta ormai le prime parti e che credo abbia un certo futuro a Napoli.Insomma, un cast di altissimo livello per tutti i ruoli.
Michele Mariotti ha saputo dare una lettura al tempo stesso vigorosa, mantenendo la spinta drammatica, il respiro, l'energia, ma anche molto lirica, con momenti più trattenuti molto chiari e leggibili, anche se l'equilibrio del sistema sonoro ha favorito un po' le voci. Non ha mai sovraesposto l'orchestra, con la costante preoccupazione di garantire una grande limpidezza, direi addirittura una grande delicatezza, lasciando vedere la struttura della partitura, e accompagnando le voci per dare la massima sicurezza e scorrevolezza possibile. Un magnifico lavoro di cesellatura, di precisione, per quanto si possa giudicare nel contesto di una performance sonora all'aperto.
È evidente che Michele Mariotti ha raggiunto un grado di maturità che ne fa uno dei grandi direttori d'orchestra di oggi in Italia. L'Aida non è, come sappiamo, una macchina così imponente, ma piuttosto spesso intima, ma e anche la scena del trionfo è diretta senza istrionismo, e qui le masse orchestrali e corali (coro diretto da Gea Garatti Ansini) rispondono con intensità alle sollecitazioni. È nel terzo atto che riesce meglio a coniugare intimità e drammaticità, con una tensione palpabile che va in crescendo.
Ciò che segna questa direzione è sia il senso del dramma che il lavoro sui colori orchestrali, così sensibile già nella preghiera di Fthà con questo contrasto tra la soave voce femminile e il coro piuttosto bellicoso, e nel quarto atto, passando dalla tensione drammatica del duetto Amneris/Radames all'iridescenza di quello finale Radames/Aida. Ha dato una prova così superba che si potevano sentire spettatori che speravano di vederlo arrivare a Napoli al termine del contratto dell'eccellente Juraj Valčuha, l’attuale direttore musicale che ha davvero trasformato l'orchestra da quando ha assunto l'incarico.
Naturalmente, Mariotti sostiene i cantanti dosando gli effetti, cantanti che sono tutti di ottimo livello, compresi i ruoli minori come già detto – la qualità dei ruoli minori è sempre segno di un grande teatro. Bell'intervento del messaggero di Gianluca Floris (tenore che è anche scrittore) e presenza forte del Re di Fabrizio Beggi (bel fraseggio, bella proiezione); la sacerdotessa che canta "Immenso Fthà" alla fine del primo atto è Selene Zanetti : timbro chiaro, tecnica impeccabile ; buone sacerdotesse sono spesso grande cantanti del futuro, e Selene Zanetti vi mostra al tempo stesso delicatezza, tecnica e vera presenza vocale. Non è un caso che Monaco le abbia affidato ruoli sempre più importanti (tra cui recentemente la parte principale di Die verkaufte Braut (la sposa venduta) di Smetana, al fianco di Pavol Breslik.
Roberto Tagliavini è Ramfis e ad ogni sua apparizione conferma dopo una quindicina d’anni di carriera, di avere raggiunto un grado di sicurezza e di maturità che lo rende oggi uno dei bassi di riferimento del canto italiano (e lo conferma il suo intervento nella Nona di Beethoven ascoltata due giorni dopo, come vedremo). La voce è sonora, con belle armoniche, è anche potente con dizione impeccabile.
Claudio Sgura è un Amonasro intenso e cupo, con una voce ben proiettata, acuti belli e pieni e una presenza vocale forte ; è un ruolo ingrato perché breve, che deve imporsi immediatamente : nonostante la sua brevità, può essere affidato solo a un grande baritono.
Anita Rashvelishvili cantava per la prima volta a Napoli, e la sua Amneris è impressionante. Amneris è uno dei ruoli più importanti del repertorio per un mezzosoprano. Ella fa sentire fin dall'inizio gravi naturali abissali, con suono pieno. Il tutto è meravigliosamente proiettato, con un registro centrale perfettamente dominato, fraseggio impeccabile e tenuta di linea modello. Che Anita Rashvelishvili sia uno dei mezzosoprani di riferimento nel mondo lirico oggi è noto da quando Lissner le ha dato la sua chance nella Carmen alla Scala (2009), dove ha trionfato al fianco di Jonas Kaufman con Barenboim in buca. La strada che ha percorso l'ha portata ai grandi ruoli del repertorio russo (è una favolosa Konchakovna del Principe Igor di Borodin), e anche ai quelli italiani. Le manca solo un po' tenuta di soffio nel registro acuto che rimane un pochino corto nonostante la sua potenza : nel repertorio Verdiano è necessario che un mezzosoprano abbia uno spettro molto ampio con acuti potenti e tenuti (Eboli!).
Dire che Jonas Kaufmann era atteso nella parte di Radames è quasi banale. Il tenore, ormai un po’ più che cinquantenne, non cessa mai di suscitare contrasti, e dubbi ; basta leggere o sentire i commenti sulla sua voce, che sembra variare come le quotazioni di borsa. Quante volte abbiamo sentito dire che la voce aveva perso la sua brillantezza, il suo smalto, che gli acuti erano bianchi, che insomma Kaufmann era finito : anche recentemente a Ginevra alcune persone, invece di limitarsi ad ascoltare, hanno stupidamente fatto di un recital di Lieder un test vocale vedendo stanchezza invece di giudicare uno stile, un universo mentale. Mentre è evidente che l’artista rimane una delle più grandi intelligenze del mondo lirico di oggi.
Certo, chi aspetta in questo repertorio voci solari rimarrà deluso : il suo Radames non ricorda Carreras, Pavarotti o Domingo, perché è singolare, con quel timbro cupo e quella tecnica liederistica che lo fa osare di smorzare dove altri proiettano acuti trionfanti. Come tale la sua Celeste Aida può sorprendere, ma tutte le note ci sono, e ne fa una meditazione lirica di rara intensità senza mai lasciar andare la linea vocale, senza mai fallire, e giocando con tutte le sfaccettature di una tecnica singolare.
Quale cantante oggi, anche italiano, sa dire un testo in tal modo ? Ogni parola viene detta con la chiarezza che la rende unica a questo livello : chi altro se non lui può cantare questa aria come un Lied ?
In tutta la seconda parte, è esemplare, se non antologico : in questa calda serata estiva, cerca anche di esprimere con i gesti, con gli occhi, sollecitando i colleghi, cercando di dare vita al personaggio, come nel Schubert ginevrino all‘inizio del mese. Il suo terzo atto è straziante (il suo Io son disonorato. … per te tradii la patria ! suscita lacrime), ma forse ancora di più nel duetto con Aida, in cui evoca con una grande ingenuità il suo possibile destino di vincitore andando a chiedere la mano di Aida al re. C'è allora qualcosa di giovanile nella sua voce, quella di un ingenuo che non riesce a vedere la realtà ! Grande artista…Nel duetto con Amneris nel quarto atto, è altrettanto impressionante, se non di più, perché è passato da una giovinezza ingenua a una maturità che lo porta volontariamente alla morte data da altri ma che ha qualcosa di suicida :
L'infamia mi attendono e vuoi che io viva ?
Misero appien mi festi, Aida a me togliesti, spenta l'hai forse ?
e in dono offri la vita a me ?
Si rimane sbalordito da questo livello di intelligenza del testo, di intuizione psicologica, e non si può che essere convinti che più che una voce che continua a far parlare, Kaufmann rimarrà come un cantante con una testa ben fatta, che ha saputo far piegare la voce a tutti i meandri della psicologia, uno dei rari che sappia dare un senso a ciò che canta in ogni circostanza.
Anna Pirozzi è Aida, per la prima volta nella sua città natale. Emozione ? Il suo primo atto è molto corretto, soprattutto ritorna vincitor ma forse un pelo indietro rispetto agli altri due colleghi : la voce è molto chiara dove quella di Rashvelishvili è scura, questo contrasto è gradito ma forse vorremmo più drammaticità nella voce del, soprano : non sempre riesce a colorare come vorremmo. Ma a poco a poco si libera al punto di offrire un terzo atto del tutto eccezionale, oltre al duetto finale. Lei, che canta molti i ruoli di coloratura drammatica (Abigail per esempio, o Odabella), riesce qui a trattenere una voce potente per esprimere meglio l'intimità o il lirismo. Gli acuti rimangono trionfanti e perfettamente controllati, ma fa sentire una vera sensibilità nell'aria del Nilo (O patria mia, mai più ti rivedrò!), con un bel lavoro sul colore, così come con Amonasro (Padre, a costoro schiava io non sono…), e soprattutto nel duetto con Radames (Invan ! tu no 'l potresti… pur… se tu m'ami… ancor s'apre una via di scampo a noi…) sa giocare con i colori per convincere, per affermarsi e rivelarsi figlia di re. È qui che diventa pienamente convincente con una reale intelligenza del testo e della situazione. Un'Aida di prim'ordine.
Senza l'Egitto, senza balletti, senza comparse, senza la spettacolarità della scena del trionfo, questa Aida, solo grazie al lavoro musicale (e drammatico, e teatrale) dell'esperta e sensibile direzione di Michele Mariotti e con un cast esemplare sotto ogni punto di vista, riesce a stimolare la nostra immaginazione, a disegnare la nostra regia intima del dramma e riesce a fornire un'intensa emozione. La magia del luogo, l'entusiasmo del numeroso pubblico dentro e intorno alla piazza, le circostanze, tutto si è giocato ancora una volta per offrirci uno spettacolo difficile da dimenticare, e malgrado aerei, elicotteri, alcune ambulanze. Silenzio, parla Verdi.