Il cartellone è di eccellenza. Dopo il Gala inaugurale, diretto da Riccardo Frizza, guida musicale del festival, alla testa dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (14 novembre, Teatro Sociale in Bergamo Alta, solisti Carmela Remigio, che è artista in residenza, Marta Torbidoni, Konu Kim, Florian Sempey e Alessandro Corbelli, al debutto nella rassegna bergamasca di quest’anno), andranno in scena tre opere, anziché le sole due degli anni passati, e il solito, grande concerto di musiche sacre donizettiane nell’affascinante Basilica di Santa Maria Maggiore, qui ancora affidato alla celebre bacchetta di Corrado Rovaris per la Messa di Gloria (29 novembre, dies natalis di Donizetti, solisti Serena Farnocchia, Vardhui Abrahamyan, Giulio Pelligra e Roberto De Candia).
Sono certo notevoli gli spunti di interesse per l’opera inaugurale Pietro il Grande (15, 23 novembre e 1 dicembre): sul podio del nuovo complesso Gli Originali salirà Rinaldo Alessandrini, per una volta distolto da Bach e Monteverdi, la regia sarà di Ondadurto e nel ruolo del titolo si esibirà Roberto De Candia, al suo esordio a Bergamo se si esclude un Gianni di Parigi del lontano 1991. E notevoli, pure, gli spunti di interesse della Lucrezia Borgia (22, 24 e 30 novembre al Teatro Sociale) con Carmela Remigio nel ruolo del titolo, Frizza sul podio e la regia di Andrea Bernard.
Ma l’avvenimento davvero straordinario, capace di attirare sul festival l’attenzione di tutto il mondo, sarà l’allestimento nel cantiere del Teatro Donizetti, in corso di ristrutturazione, visto che i lavori termineranno nel settembre 2020, de L’ange de Nisida, in “prima” assoluta mondiale (16 e 21 novembre, Teatro Donizetti) in forma scenica : in forma di concerto fu già eseguita a Londra l’anno scorso. Una sorta di doppia rinascita, di doppio “parto”. È l’opera, storia fosca della fanciulla Sylvia, violata dal re di Napoli, e del suo amore infelice con un giovane puro e ingenuo, che Donizetti compose per Parigi nel 1839, e che mai poté vedere rappresentata per il fallimento del Théâtre de la Renaissance, o forse per la scabrosità del soggetto. Ne fece confluire delle parti nella Favorite, ma la ricercatrice calabrese Candida Mantica, con un lavoro di “scavo” nella Bibliothèque Nationale de France di Parigi e a Bergamo, ha potuto ridarle la sua originale fisionomia.
Ora il direttore artistico del festival, Francesco Micheli, porta in scena questo lavoro perduto e ritrovato grazie a un progetto molto complesso e originale, davvero coraggioso e inedito, che ha comportato un lungo lavoro per la messa in sicurezza del cantiere : gli spettatori, oltre 500, siederanno nei palchi e in apposite tribune montate sul palcoscenico ; l’orchestra suonerà nella consueta buca ; gli artisti, invece, useranno come palcoscenico lo spazio della platea, il cui pavimento sarà dapprima ricoperto da fogli sparsi di musica, e poi a specchi, capaci di riflettere la splendida volta del “Donizetti” dipinta dal grande Francesco Domenghini. Un vero festival, insomma. Che fa onore, sempre più, al genius loci don Gaetano.