Alessandro Scarlatti (1660–1725)
Griselda (1721)
Opera seria in tre atti
Libretto di Apostolo Zeno
Prima rappresentazione assoluta al Teatro Capranica di Roma,  gennaio 1721

Direttore George Petrou
Regia Rosetta Cucchi
Scene Tiziano Santi
Costumi Claudia Pernigotti
Luci Pasquale Mari
Scenografo collaboratore Alessia Colosso

Gualtiero Raffaele Pe
Griselda Carmela Remigio
Ottone Francesca Ascioti
Costanza Mariam Battistelli
Corrado Krystian Adam
Roberto Miriam Albano
Everardo Carlo Buonfrate

La Lira di Orfeo
Coro Ghislieri

Martina Franca, Cortile del Palazzo Ducale, 24 luglio 2021, Ore 21

Le opere di Scarlatti che pure ha stabilito le leggi dell’opera seria non sono spesso rappresentate dai teatri e se l'Opera di Parigi ha proposto Il Primo Omicidio, un oratorio fatto in forma scenica, la produzione di Romeo Castellucci non ha soddisfatto le aspettative.
Nemmeno
La Griselda al Festival della Valle d'Itria, una produzione purtroppo appesantita dalla messa in scena di Rosetta Cucchi, che non rende giustizia a un'opera musicalmente piuttosto interessante. Ma ogni (ri)scoperta è buona da prendere e in questo senso il Festival ha risposto alla sua vocazione.

Il bel quadro del Palazzo Ducale di Martina Franca

La posta in gioco per La Griselda, (come tra l’altro per L'Angelica, terza produzione di questa edizione 2021, che Wanderer ha poco fa recensito) è alta perché siamo nel cuore del DNA di questo Festival, la cui vocazione è portare alla luce partiture sconosciute. Per Griselda, l'ultima opera di Scarlatti, la partitura è addirittura oggetto di una nuova edizione affidata alle cure del musicologo Luca Della Libera e dell'ensemble "La Lira di Orfeo", cui è affidata anche l'esecuzione musicale.

Il libretto di Apostolo Zeno risale al 1701 ed è stato usato abbastanza spesso, in particolare da Albinoni, Bononcini e Vivaldi. Si tratta di un adattamento dell'ultima storia del Decamerone di Boccaccio, che si svolge tra la Puglia e la Sicilia, quindi perfettamente adatto a un festival nel cuore della Puglia.

La storia è semplice, ma sviluppa più episodi e digressioni che rendono la trama molto più lunga. Un grande e malvagio signore siciliano, Gualtiero, ha scelto di sposare una povera ragazza, Griselda, ma poi la sottopone a una serie di prove per verificare la profondità del suo amore, fino a farle credere di aver ucciso la figlia, togliendole il figlio, oppure costringendola a sposare un uomo che non ama. Finisce per esiliarla in Puglia per liberarsene, e vuole sposare la propria figlia Costanza che si pensava fosse morta. Ma alla fine ritrova Griselda e il suo amore intatto. E tutto finirà bene.
Il cast della prima era interamente maschile, in linea con le usanze romane e papali del tempo, con castrati e tenori, perché non era corretto vedere donne in scena. Le cose son cambiate…

La regia di Rosetta Cucchi aggiorna l'azione per dare nuova vita a questo libretto dalle molle drammaturgiche non sempre tese. Però lo fa in modo piuttosto discutibile, trasformando Gualtiero in un siciliano da fumetto super macho e caricaturando una Sicilia cattolica (con un insieme di confessionali un po’ esagerato)

Davide Dall'Osso Ventocontro

e riproducendo sul placoscenico statue dell'artista Davide Dall'Osso chiamato Ventocontro (la povera Griselda ha infatti il vento molto contrario). Non riesce a dare molto nerbo al suo lavoro.  Ben poche idee teatrali nelle scenografie un po' eterogenee di Tiziano Santi  (è vero anche che il palcoscenico di Martina Franca impedisce cambio di scene) e ben poche idee teatrali nella regia che non risolve le lunghezze del libretto.
Griselda circondata da ragazzine velate come una sacerdotesse  quasi a ricordare Iphigénie en Tauride, non suscita molto interesse,

Griselda (Carmela Remigio) libera e in piedi quando tutti son legati nell'ultimo atto. Miriam Albano (Roberto) e Mariam Battistelli (Costanza)

né l'ultima parte in cui tutti i personaggi legati alle sedie si alzano in successione per cantare la loro aria, che è relativamente lunghetto e penoso dal punto di vista dell'invenzione, anche se Griselda sola sembra libera (di sicuro perché ama…) e muoversi tra loro. L'impressione è che dall'idea iniziale, una Sicilia malvagia rappresentata da un Gualtiero ossessionato che sarebbe un buon cliente del divano di Freud e una Griselda povera e (quindi?) buona e fedele, ma proprio per questo vittima designata, non si sviluppi davvero nulla e ci si ritrovi presto a correre a vuoto.
Ci vogliono il canto e la musica per svegliare la scena a volte, ma questo non sempre riesce, malgrado l'eccellenza musicale.
Per riuscire a riesumare tali opere, è necessario ricorrere a registi che sappiano portare un'idea fino alla sua conclusione e che abbiano una conoscenza sufficientemente acuta di questo tipo di repertorio per lavorare con rigore. Qui si naviga tra l'ironia e il piagnisteo,  senza un vero appiglio né lavoro sulla recitazione. Un peccato.

Musicalmente, l'impresa è nettamente più difendibile. Dall'ouverture, la complessità del discorso e i colori sono sorprendenti e rendono immediatamente interessante l'ascolto : ci sono idee, una varietà che cattura l'attenzione e c'è una drammaturgia nella musica che non si trova sul palco. La performance non è sempre tecnicamente impeccabile, ma sappiamo la sensibilità degli strumenti antichi all’aperto. Buoni i rari interventi del Coro Ghislieri.
L'interpretazione del direttore George Petrou è molto precisa, molto attenta alle voci, attenta a certi colori ; Petrou è uno specialista in questo tipo di repertorio e questo si sente. Però a volte avrebbe forse meritato più vivacità, teatralità e contrasto, dato che spesso rimane qualche volta un po' monotono, anche se l"insieme è molto ben tenuto.

Raffaele Pe (Gualtiero)

La compagnia di canto è tutta da lodare, dominata dal Gualtiero di Raffaele Pe, di cui abbiamo recentemente pubblicato un'intervista. Il controtenore interpreta un personaggio molto antipatico, con un canto incisivo e molto controllato, non privo di potenza. La sua presenza scenica è reale, e in una messa in scena più fantasiosa avrebbe senza dubbio fatto meraviglie.

Carmela Remigio (Griselda)

Griselda è Carmela Remigio, nota per essere una mozartiana, ma che non era nota per essere così impegnata in questo tipo di repertorio, tanto più che sta anche cercando di andare anche nettamente più avanti nel tempo visto che sta preparando la Marescialla del Cavaliere della Rosa. Un grande divario tra Scarlatti e Strauss che forse non è vocalmente raccomandabile. Resta il fatto che sa rendere il suo canto espressivo e vivace in uno stile molto personale. La sua forza non è necessariamente la sua voce, ma la sua presenza scenica e il suo modo piuttosto commovente di interpretare in particolare i recitativi, tutti cesellati. Questo ruolo che è stato interpretato e registrato più volte da Mirella Freni, che ne sapeva in fatto di  ruoli di donne deboli. Ottone (che ama Griselda ma che Griselda non ama) è l'eccellente Francesca Ascioti che raccoglie giustamente una bella ovazione ; essa combina un canto impeccabile con una notevole presenza scenica. La stessa eccellenza si trova in Krystian Adam (Corrado), il cui canto è molto elegante, il cui timbro è caldo e la cui tecnica è molto ben curata ; è un habitué dei dischi barocchi, e si sente.

Mariam Battistelli (Costanza) e Miriam Albano (Roberto

Mariam Battistelli (Costanza) ha una bella linea di canto, voce molto delicata ed è anche brava attrice, così come l'eccellente Miriam Albano come Roberto.

Si tratta di un'emozionante riscoperta musicale che forse avrebbe meritato un lavoro scenico più approfondito, poiché l'opera merita di essere eseguita altrove. In effetti, questa storia di un uomo macho che fa soffrire una donna che continua ad amarlo nonostante tutto, è un tema piuttosto attuale in un'epoca di denuncia della violenza maschile. Si può immaginare cosa ne avrebbe fatto una regista come Lotte de Beer. Ma non sogniamo.

Si amano… Raffaele Pe (Gualtiero) e Carmela Remigio (Griselda)

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