Sarebbe troppo semplicistico e soprattutto fuorviante parlare di “Tosca cinematografica”, perché l’idea alla base della regia è “giocare” con il teatro nel teatro e il cinema nel teatro in un gioco di riflessi e rimandi, proiezioni e immaginazione che situano la messa in scena nella Hollywood degli anni Cinquanta del Novecento, in uno studio cinematografico dove si sta girando il film “La battaglia di Marengo”, ambientato in epoca napoleonica. Le vicende degli attori si intrecciano a quelle dei protagonisti del film sullo sfondo delle persecuzioni maccartiste, per cui Scarpia è il produttore del film ma anche il coordinatore della repressione anticomunista.
Mario Cavaradossi è il realizzatore delle scenografie (ma anche attore, nel finale), cade nella rete delle delazioni e viene torturato per avere i nomi di altri artisti di sinistra, poi finisce ucciso per errore durante la ripresa di una scena del film. Tosca è una diva del cinema innamorata e gelosa di un’attricetta che interpreta la Attavanti e che, erroneamente, induce Tosca a sospettare del suo fedele Mario ; Tosca è bramata e ghermita dal perfido Scarpia e si suicida sia perché braccata dai maccartisti sia perché ha perso l’innamorato. Il tutto viene reso in scena con il contributo di video in presa diretta, a colori (forzatamente esagerati, come nei kolossal degli anni Cinquanta) quando sono le riprese del film “La battaglia di Marenco”, in bianco e nero quando sono immagini della vita reale (ma dove sta la vita reale e la finzione in questo gioco infinito di specchi?).
Ci sono scene di suggestiva intuizione : Scarpia che riprende in video Tosca mentre canta “Vissi d’arte” prostrata a terra ; Tosca che gli rende il pari au contraire filmando la morte di Scarpia e colpendolo, oltre che con un coltello reperito in scena, con la telecamera ; Tosca che, per trovare il coraggio di uccidere Scarpia, deve vestire i panni, vistosamente posticci, del suo ruolo nel film napoleonico. Purtuttavia manca alla regia una forte e coerente idea drammaturgica per raccordare le varie suggestioni (che restano dunque frammentate e forzate) e che giustifichi il gesto scenico e la parola cantata. Valentina Carrasco è artista di grande e solida esperienza, sa come far muovere i solisti e le masse, riesce a dare quella espressività ai volti e ai gesti in modo da trasmettere allo spettatore sentimenti ed emozioni, anche se in questo caso la confusione forse prevale e lo spettatore resta disorientato.
Molto belle le scene di Samal Blak e perfetti i costumi di Silvia Aymonino ; completano la messa in scena le luci di Peter van Praet e i video di Tiziana Mancini e della stessa Valentina Carrasco.
Sul piano musicale si può tranquillamente parlare di un pieno successo. Donato Renzetti dirige la Filarmonica Marchigiana con mano sicura e tempi morbidi, adatti agli spazi dello Sferisterio e alla complessità della regia, ma il suono non viene spinto sulle tinte espressionistiche, privilegiando toni intensi e levigati, quasi patinati.
Carmen Giannattasio è una Tosca di sicura presenza scenica e l’aver frequentato il ruolo più volte le consente un uso della voce assai controllato e aderente alla partitura ; il soprano canta bene, non ci sono dubbi : la voce è bella e l’emissione è buona (pur se ogni tanto qualche parola si perde), perfetta l’emissione e l’intonazione anche nel parlato. Antonio Poli, pur facendo qualche fatica soprattutto nel primo atto, convince e del suo Cavaradossi intriso di giovanile ardore si è apprezzata la voce limpida e fresca. Claudio Sgura affronta senza alcuna difficoltà il ruolo congeniale di Scarpia, in questo caso puntando su una perfidia interiore che nasce da una convinzione politica, oltre che caratteriale, rendendolo ancora più inquietante e temibile. Giusti, nei ruoli di contorno, Alessandro Abis (Angelotti), Armando Gabba (Sagrestano), Saverio Fiore (Spoletta) e Gianni Paci (Sciarrone). Con loro Franco Di Girolamo (Carceriere) e Sofia Cippitelli in alternanza con Petra Leonori nel ruolo del Pastorello, una delle riuscite citazioni della regista che fa subito pensare al provino della bambina accompagnata dalla mamma alla ricerca di un ruolo nel cinema (Anna Magnani, ma anche Judy Garland). Da segnalare le numerose e perfette comparse sul palcoscenico. Il Coro lirico marchigiano è affidato alla preparazione di Martino Faggiani, mentre i Pueri Cantores a quella di Gian Luca Paolucci. Sul palco infine la Banda Salvadei.