“In un giorno d’estate del 1965 Dmitrij Dmitrijevic mi disse che la Leninfilm progettava di fare un film dall’opera Katerina Izmajlova e mi chiese se ero disposta a sostenere il ruolo della protagonista. Non lo lasciai neanche finire. Avevo sperato di vestire i panni di Katerina per tanto tempo che era diventata un’ossessione…” a scrivere così è Galina Visnevskaja il grande soprano russo, moglie del violoncellista Mistislav Rostropovič, nel suo libro di memorie Galina. Era proprio la seconda versione rivista da Šostakovič e riproposta in scena a Mosca tra dicembre 1962 e gennaio 1963, appunto Katerina Izmajlova era arrivata al Massimo Teatro napoletano il 13 febbraio del ’64 con la compagnia del Teatro Nazionale di Zagabria per due rappresentazioni. E’ nota la tormentata vicenda dell’opera che segnò la vita del suo compositore : Šostakovič era un musicista non solo conosciuto ma anche molto apprezzato dal potere sovietico, dal ’32 era membro della direzione dell’Unione Compositori e l’anno dopo divenne deputato del Distretto Sovietico di Leningrado. Per la sua prima opera rappresentata il 18 gennaio 1930 al Teatro Malij di Leningrado si era ispirato ad un classico della letteratura russa Il Naso, un testo di Gogol di cento anni prima, una satira feroce e grottesca della burocrazia zarista. Anche per Lady Macbeth del distretto di Mcensk aveva scelto un tema letterario : era un racconto di Nikolaj Leskov del 1864 che narrava di una giovane donna Katerina Izmajlova stritolata dalle convenzioni della società dell’epoca. Nel 1934 l’Unione Sovietica usciva dalla stagione di fermenti culturali e delle avanguardie che aveva contrassegnato gli anni post rivoluzionari del ’17 ; iniziava l’epoca del realismo socialista. In Europa il 1934 fu segnato dalla cosiddetta Notte dei Lunghi coltelli, il 30 giugno in Germania furono sterminate le SA squadre di assalto da parte delle SS – schiere di protezione-che sostenevano Adolf Hitler. Il 2 agosto di quell’anno Hitler conquistò il potere. Il 10 giugno l’Italia vinse la seconda edizione della Coppa del mondo di Football, i campionati si erano tenuti nel nostro paese. Un giorno prima era arrivato sugli schermi il cartone animato Donald Duck/Paperino con la inconfondibile voce di Clarence Nash, nato in California dal genio di Walt Disney. Intanto in Francia moriva a 29 anni Jean Vigo lasciando incompiuto il suo film capolavoro L’Atalante. Pirandello vinceva il Nobel per la letteratura, Francis Scott Fitzgerald scriveva Tender is the night. In Pennsylvania nasceva il 16 gennaio Marilyn Horne, una voce che ha fatto la storia del teatro d’opera. Mancavano soltanto cinque anni allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Lady Macbeth del distretto di Mcensk andò in scena a Leningrado sempre al Teatro Malij il 22 gennaio del ’34 e due giorni dopo a Mosca al Teatro Nemirovic-Dancenko, erano due diversi allestimenti. Qualche perplessità era stata espressa due anni prima quando Šostakovič l’aveva proposta ai dirigenti del Teatro di Sverdlovsk in Siberia, ma il musicista era fiducioso forse a causa della sua posizione nel mondo culturale e istituzionale dell’Unione Sovietica. Certo la vicenda cruenta e tragica, la visione del mondo che sfiorava il nichilismo non erano proprio nelle corde del “socialismo reale” e i personaggi stessi erano distanti dalle istanze che si facevano avanti in quegli anni. Una giovane donna sola affamata di vita circondata da uomini brutali o pusillanimi e apatici. Nell’opera Šostakovič mostra di avere a cuore la figura della sua eroina, diversa dalla fredda e sicura Katerina di Leskov si può dire che parteggi per questa figura di donna. E poi la musica potente, travolgente e terrificante, nulla a che fare con l’arte ideata per il popolo che veniva richiesta allora. L’opera però ebbe successo e fu eseguita più volte in Russia e trasmessa alla radio ; girò nei teatri europei ed anche americani tranne che nella Germania nazista. Šostakovič pensava addirittura di creare una trilogia sulla condizione della donna in Russia. A due anni dalla prima il 28 gennaio 1936 dopo la ripresa a Mosca, presente Stalin tra il pubblico, sulla Pravda usciva il famigerato articolo Caos invece di musica. Una stroncatura senza appello dell’opera ((Forse scritta dallo stesso Stalin)).
Šostakovič smarrito si rimise al lavoro per modificare quella partitura e quel libretto nei quali aveva creduto fermamente. Ma dovette aspettare il 6 gennaio del 1963 per vedere in scena la nuova versione della sua Katerina Izmailova.