Il regista Pier Luigi Pizzi sceglie un andamento narrativo, chiaro e comprensibile, che non tenta agganci psicanalitici né scivola verso le inquietudini dell'anima, ma racconta una storia di ragazzi, una vicenda divertita e divertente, una giornata di travestimenti con il gusto del gioco e l'attenuante della giovinezza, sempre nel rispetto del libretto. Punto di forza degli allestimenti di Pizzi sono sempre scene e costumi. La scenografia fissa presenta una ripa di mare davanti a un villino bianco inondato di luce chiara, un'immagine che da sola rasserena e predispone al buonumore. La spiaggia è circondata da scogli, in mezzo un pattino arenato. I movimenti si svolgono principalmente sulla spiaggia, ma anche sulla terrazza al piano terra, collegata alla spiaggia da una scala, e sullo spazio in alto, una veranda coperta da un telo elegantemente steso su una struttura di ferro.
Se la scena è senza tempo, i costumi situano l'azione nel Settecento e sottolineano alcuni snodi : le due dame sono vestite di bianco all'inizio (leggere e svolazzanti sottovesti da casa), di nero dopo la partenza degli amati (con tanto di velo luttuoso), di nuovo di bianco dopo la capitolazione con gli stranieri (abiti da ricevimento ma austeri). I due protagonisti hanno, nel travestimento, begli abiti da dervisci turchi con tanto di cappelli in feltro muniti di pon pon. Le maschere degli uomini sono realizzate in modo filologico, con un nastro di stoffa avvolto intorno al capo per alterare i lineamenti. Don Alfonso e Despina vestono nei toni caldi e dorati del giallo e dell'avorio.
Sapienti le luci, sempre di Pizzi, che alternano toni bianchi e azzurrati.
La regia mette i sei protagonisti da soli in scena mentre il coro è in platea, calca la mano su uno spinto cameratismo goliardico che lega i due ragazzi e i ragazzi con le ragazze, al punto che le pulsioni sessuali esplodono irrefrenabili e immediate. Efficacemente il regista individua ogni protagonista a seconda del dato caratteriale. L'opera è allestita in modo narrativo, come si diceva, consentendo agli spettatori di seguire il plot con divertimento.
Questa regia presuppone un cast affiatato, cantanti credibili fisicamente e adeguati vocalmente.
Arianna Vendittelli (Fiordiligi) coi giusti toni canta “Come scoglio immoto resta” in piedi sopra uno scoglio, gestendo le sonorità e gli affondi dell'aria ; bene nel rondò “Per pietà, ben mio, perdona” le cui lunghe frasi non la portano mai al limite ; il soprano esprime con molte sfumature il vacillare di Fiodiligi nel duetto con Ferrando. Cecilia Molinari è una Dorabella giovanile e capricciosa, dalla voce scura e piena bene usata in ogni momento che convince nella celebre “E' amore un ladroncello”.
Gianluca Margheri è un Guglielmo mediterraneo e aitante, giovanilmente spavaldo, sicuro di sé, burlone e provocatore nei confronti dell'amico ; la voce è bella e duttile e ben si comprende il cedimento di Dorabella all'ascoltare “Il cuore vi dono” cantato con tali toni e accenti e quel contegno dongiovannesco. Alasdair Kent (Ferrando) ben si accompagna al Guglielmo di Margheri, anche nei colori : al fisico moro si contrappongono i suoi colori chiari ; i registri vocali sono a fuoco e l'attesa aria “Un'aura amorosa” è affrontata con toni di grande passione e tenerezza. Da rilevare che entrambi i protagonisti, Margheri e Kent, mostrano fisici atletici, fanno flessioni, piegamenti, saltellano qua e là, si arrampicano su scogli e balaustre, si stendono a terra e corrono senza che le voci mai ne risentano.
Francesca Benitez è una Despina brillante e spigliata, assai divertente nella scaltrezza e durante i travestimenti. Andrea Concetti è un Don Alfonso maturo, elegante e nobile nell'aspetto, di gran classe nel contegno, che cura gli accenti ; è lui che muove l'azione : a sipario chiuso appare sul boccascena e, con un gesto imperioso dell'ombrello rosso, dà l'attacco all'orchestra e toglie il velo che chiude il proscenio, scoprendo la scena.
Marco Moresco accompagna al cembalo e dirige l'orchestra filarmonica marchigiana con controllo dei tempi e raccordo di palco, buca e platea, dove si trova il coro del teatro della Fortuna di Fano preparato da Mirca Rosciani.
Teatro esaurito, pubblico divertito, moltissimi applausi.