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Tale l’ ha voluto il suo direttore generale Serge Dorny, in carica dal 2003. Un traguardo raggiunto, come dimostra anche il programma della Stagione 2017–18, puntando su un repertorio non solo tradizionale e su nuovi talenti del podio, del canto, della regia. Tra questi, il neo eletto direttore stabile Daniele Rustioni (Da leggere anche la sua intervista su questo sito)

Le è stato appena assegnato il prestigioso premio internazionale Opera Award 2017 come miglior teatro lirico dell’anno. E contemporaneamente il Palmarès della Critica francese per il miglior spettacolo musicale del biennio 2016–17, Pelléas et Mélisande coprodotto con il Théâtre des Champs Elysées di Parigi. Due conferme autorevoli del periodo d’oro che l’Opera di Lione sta attraversando sotto la guida del direttore generale Serge Dorny, in carica dal 2003. Il quale non esita a ripetere quali ritiene siano le missioni del suo teatro : “un teatro d’arte che, contemporaneamente, celebra i capolavori più popolari, fa scoprire titoli troppo raramente rappresentati, arricchisce il repertorio lirico con novità e prime esecuzioni”. L’approccio degli spettacoli è sempre fortemente teatrale e si basa su regie  innovative, su compagnie di canto capaci di sostenerle, su direttori che sappiano condividere una nuova idea dell’opera. Ne sono la conferma il programma e le presenze dell’ormai prossima Stagione, che debutta a settembre  sul versante concertistico e a ottobre su quello lirico. In prima linea spicca il nuovo direttore stabile Daniele Rustioni, che all’inaugurazione celebra il suo insediamento ufficiale su entrambi i versanti ma che (come racconta nell’intervista che segue) ha debuttato all’Opéra de Lyon nel 2014 e vi è tornato più volte. A lui il compito d’inaugurare, il 24 settembre con un programma russo, il ciclo dei concerti che, fino a maggio, prevede una decina di appuntamenti compresi alcuni recital di canto. Salirà ancora sul podio sinfonico in febbraio e con lui si alternerà, tra gli altri, un non meno brillante giovane direttore italiano, Stefano Montanari.

Yoshi Oida

Per l’apertura della Stagione operistica Rustioni è protagonista di una proposta interessante e non consueta, il War Requiem di Britten (dal 6 al 21 ottobre) rappresentato in forma scenica con la regia di Yoshi Oida, artista che si è già distinto sul palcoscenico lionese per la sua sensibilità ai grandi temi, in questo caso la drammatica condanna della guerra e l’appello struggente alla pace. L’allestimento scenico è di Tom Schenk, i costumi di Thibault Vancraenenbroeck. La partitura, che prevede due orchestre, un doppio coro e tre voci soliste, è tanto complessa quanto affascinante.

Raro sulla scena è anche il secondo titolo in programma, Mozart e Salieri di Rimski Korsakov, su libretto del compositore tratto dall’omonimo dramma di Puskin che fa del secondo l’assassino del primo, dramma ripreso nel 1979 dal testo teatrale di Peter Schaffer   Amadeus e nel 1984 dal film di Milos Forman. L’opera è resa avvincente dalla teatralità del soggetto e dalla scolpitura dei due personaggi, cui l’autore riserve formule melodiche differenziate e riconoscibili. Dirige Pierre Bleuse, bacchetta già applaudita a Lione. L’allestimento scenico è di Jean Lacornerie e Bruno de Lavenère. (dal 31 ottobre al 7 novembre).

Nella nuova produzione de La Cenerentola  (dal 15 dicembre al 1 gennaio) brillano in piena luce il direttore Stefano Montanari, che con il capolavoro rossiniano rafforza la sua estrosa vocazione lirica ; e il celebre regista Stefan Herheim che nel 2014 a Lione ha firmato con Rusalka uno dei suoi successi a livello europeo.

Con Il cerchio di gesso di von Zemlinsky (dal 20 gennaio al 1° febbraio) entra nel repertorio del teatro uno dei titoli più interessanti del raffinato compositore austriaco, protagonista con Schoenberg e Mahler della Vienna musicale negli anni Venti del Novecento, in esilio negli anni Trenta dopo l’avvento del nazismo e scomparso nel 1942. Compositore del quale, dopo un lungo oblio, è in atto la riscoperta. In quest’opera composta nel 1933, che racconta di una giovane venduta dai suoi parenti e divenuta principessa,  Zemlisky mescola il puro lirismo delle sue precedenti a influenze jazz e echi d’oriente, con effetti straordinari. È affidata all’esperta bacchetta di Lothar Koenigs, a una compagnia di specialisti e alla visione scenica lucida e tagliente di Richard Brunel, che l’ambienta nella Cina d’oggi

Macbeth (Ivo van Hove)

Si arriva così all’evento centrale della Stagione lirica, il Festival Verdi 2018, che l’Opéra de Lyon ha affidato a Rustioni in omaggio, dichiarato, a “l’albero genealogico” verdiano da cui il giovane Maestro milanese discende per studi e orientamento artistico. Tre le opere in cartellone, molto diverse tra loro per clima musicale e stile compositivo ma percorse dal filo rosso di un’indagine sul potere e animate dalla stessa lucida passione e visione drammatica.

Michele Pertusi

Il potere assoluto e distruttivo di ogni ideale o sentimento nel Don Carlos, scelto nella versione originale e integrale in lingua francese oggi raramente adottata, che si avvarrà di una spettacolare messinscena di Christophe Honoré e di una straordinaria compagnia di canto con il Don Carlo di Sergey Romanovsky, l’Elisabetta di Sally Matthews  e l’Eboli di Eve-Maud Hubeaux intorno al Filippo II di Michele Pertusi, al Posa di Stéphane Degout e all’Inquisitore di Roberto Scandiuzzi. (17 marzo‑6 aprile). Il potere che annienta lo stesso tiranno nell’ Attila, proposto in forma di concerto che esalterà il virtuosismo vocale di Tatiana Serjan celebre Odabella, di Dmitri Ulianov nel ruolo del titolo e di tutti i protagonisti compreso il Coro. (due sole recite, il 12 novembre all’Opéra e il 18 marzo all’Auditorium).  Infine il potere che conduce alla follia nel Macbeth, che riprende uno spettacolo di successo del 2012 sotto la regia di Ivo van Hove rinnovandolo  grazie alla bacchetta di Rustioni e a un cast di nuove voci emergenti accanto al Banco di Roberto Scandiuzzi. (16 marzo‑5 aprile)

Tatiana Serjan (Odabella in Attila)

Com’è ormai consuetudine, il cartellone prevede una novità assoluta. E l’ha commissionata all’autore russo Alexander Raskatov, classe 1953, che già nel 2014 aveva fatto centro all’Opéra de Lyon con  Coeur de chien  tratto dal romanzo di Bulgakov e che ora propone testo e musica di GerMANIA.  Ispirata a due lavori del commediografo Heiner Muller, vissuto nella Germania nazista e cresciuto in quella comunista dell’Est, l’opera musicale rispetta l’asprezza e le venature satiriche  di quella teatrale e la sua denuncia delle ideologie che portano alla dittatura, mettendo in scena anche Hitler e Stalin, il primo affidato a un tenore e il secondo a un basso.  (19 maggio‑4 giugno).

Stefano Montanari

Conclude la Stagione una promettentissima nuova produzione del Don Giovanni, che punta sulla sicura inclinazione mozartiana di Stefano Montanari, già dimostrata sul podio lionese, e su quello del giovane regista ungherese David Marton del quale Lione ha molto ammirato le visionarie e poetiche messinscene di Capriccio di Strauss, Orfeo e Euridice di Gluck e La Damnation de Faust di Berlioz. Giovani e talentuosi sono anche i cantanti, dal non ancora trentenne Philippe Sly nel ruolo del titolo a Eleonora Buratto e Antoinette Dennefeld che saranno Donna Anna e Donna Elvira, a Julien Behr e Kyle Ketelsen nei panni rispettivamente di Don Ottavio e di Leporello, a Christian Oldenburg in quelli di Masetto. (25 giugno-11 luglio).

Vanno ancora segnalati gli spettacoli “Hors les murs” ovvero in altre sale, sempre improntati alla rarità o alla riscoperta : da Diario di uno scomparso di Janacek con il gruppo fiammingo Muziektheater Trasparent diretto da Ivo van Hove (in febbraio) a La bella addormentata nel bosco di Respighi con gli allevi dello Studio de l’Opéra( sempre in febbraio), a l’ Histoire du soldat di Stravinsky nella surreale messinscena di Alex Ollé de La Fura del Baus.(in aprile).

Parallelamente a quelle teatrale e sinfonica si svolge la Stagione di Danza, alternando alle esibizioni del Ballet de lOpéra de Lyon, fra i migliori di Francia, quelli di celebri gruppi ospiti. Sempre con programmi che sfoggiano creazioni di grandi coreografi, da Jiri Kylian a William Forsythe, Roland Petit, Benjamin Millepied e molti altri.

 

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Luciana Fusi
LUCIANA FUSI è nata e residente a Milano. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, è giornalista professionista. Ha lavorato in diversi periodici Mondadori e Rizzoli, prevalentemente nel settore Cultura e Spettacolo con funzioni di caporedattore. Contemporaneamente, ha collaborato con riviste musicali tra cui Discoteca, Musica, Amadeus, Opéra International e, tuttora, Suonare News. E' stata capo ufficio-stampa del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro alla Scala e dell'orchestra Mozart di Claudio Abbado.

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1 COMMENTAIRE

  1. Per il Maestro Mr. Daniele Rustioni.
    Per me "La fortuna",che nella vita di una persona ha sempre un ruolo importante, unita al talento,alla bravura,alla personalità, ha la capacità di creare un personaggio di alto livello quale tu sei,fino ad arrivare a creare un mito. Congratulazioni.

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