Festival della Valle d’Itria : oggi come ieri senza rivali in fatto di Belcanto, rarità e riscoperte sempre in chiave attuale

Chi lo conosce sa che il festival nato in Puglia nel 1975 a Martina Franca, splendida cittadina barocca affacciata sulla valle dei trulli, si distingue da ogni altro in Italia e in Europa per il suo particolarissimo profilo artistico. Fondato da Paolo Grassi, il grande manager teatrale la cui famiglia era originaria di Martina, subito si avviò verso la ricerca e la realizzazione di un repertorio operistico raro che, dal Seicento e dall’Ottocento meno conosciuti, si spingeva fino a qualche titolo contemporaneo meritevole di rilancio.  Percorso tracciato in modo indelebile da un direttore artistico come Rodolfo Celletti massimo esperto del Belcanto, e da un direttore musicale come Alberto Zedda protagonista della renaissance rossiniana ma non solo. Il primo lanciando a Martina una generazione di giovani straordinari cantanti divenuti poi protagonisti della scena internazionale. Il secondo tenendo a battesimo prime esecuzioni in tempi moderni di opere dimenticate, edizioni integrali e revisioni di titoli celebri ma da riscoprire nella loro autenticità. Altre raffinate bacchette si legarono a Martina, tra cui Bruno Campanella e Massimo De Bernard. E ad affiancare i musicisti arrivarono celebri artisti della scena, da Lamberto Puggelli e Paolo Bregni a Filippo Crivelli e Carlo Savi, a Egisto Marcucci e Maurizio Balò, a Emanuele Luzzati.

Tale fervore e, insieme, rigore programmatico non è mai venuto meno nei decenni successivi, grazie ad altri validissimi personaggi che si sono avvicendati nella direzione, producendo edizioni memorabili e continuando ad ospitare musicisti, cantanti e registi di assoluto valore. Così è oggi più che mai, sotto la guida di un autorevole e raffinato direttore musicale qual è Fabio Luisi, che al Festival della Valle d’Itria debuttò come assistente di Zedda prima di lanciarsi nella carriera internazionale ; e di un direttore artistico di riconosciuto talento qual è Alberto Triola, partito dalla Scala per approdare in realtà importanti tra cui attualmente il Maggio Fiorentino. Si devono a loro le più recenti prime rappresentazioni e riscoperte, tra le quali citiamo a titolo di esempio  alcune che testimoniano la grande varietà di repertorio offerta al pubblico di edizione in edizione : La donna serpente di Casella, capolavoro del Novecento riportato alla luce da Luisi, Rodelinda di Haendel e Armida di Tommaso Traetta affidate a un illustre barocchista come Diego Fasolis, Crispino e la comare di Luigi e Federico Ricci che fece scoprire il talento del giovane regista Alessandro Talevi così come avvenuto per Davide Garattini Raimondi con Don Chisciotte di Paisiello. E ancora, i titoli del progetto “Novecento e oltre”. Ma l’elenco sarebbe lungo.

Il programma di quest’anno ripercorre momenti importanti del teatro musicale italiano di tutti i tempi, lungo il filone belcantistico che Celletti- al quale sono dedicati, nel centenario della nascita,  sia questa edizione del festival sia un convegno- indicava tra il “recitar cantando” monteverdiano e il primo quarto del Novecento. L’inaugurazione avverrà nel meraviglioso cortile del Palazzo Ducale con l’opera più amata di Vivaldi, Orlando furioso, con Diego Fasolis sul podio de I Barocchisti e con una messinscena di Fabio Ceresa, vincitore agli Opera Awards di Londra 2016 come miglior giovane regista. La compagnia di canto sfoggia artisti esperti del repertorio settecentesco con Sonia Prina nel ruolo eponimo (14 e 31/7). Per celebrare i 450 anni dalla nascita di Monteverdi, sono stati riuniti sotto il titolo Altri canti d’amor alcuni poetici madrigali, eseguiti dall’ Ensemble Barocco del festival guidato da Antonio Greco, dalla compagnia teatrale Eco di Fondo diretta da Giacomo Ferrau e dalle coreografie di Riccardo Olivier. In questo spettacolo debutta a Martina il celebre mezzosoprano Monica Bacelli nei ruoli di Ninfa e di Venere. La performance si svolge nell’antico Chiostro di San Domenico (15,18,22/7- 1/8) mentre nella Basilica di San Martino si terrà un Concerto per lo spirito con musiche d’ispirazione religiosa, da Porpora a Takemitsu, con Vincenzo Milletari sul podio dell’Orchestra della Magna Grecia di Taranto (26/7).

Niccolò Piccinni, fra i musicisti meridionali di riferimento nella tradizione del festival, è presente con Le donne vendicate, presentato in edizione critica e in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, mettendo alla prova gli allievi dell’Accademia del Maggio Fiorentino e dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, con la regia di Giorgio Sangati che si fece un nome lavorando accanto a Luca Ronconi. Lo spettacolo entra  nella fortunata iniziativa “L’opera in masseria” e verrà infatti rappresentato in una delle bellissime case coloniche della zona (16, 24, 28/7).

Si torna a Palazzo Ducale per il verdiano Un giorno di regno ovvero Il finto Stanislao, atteso workshop della Accademia del Belcanto 2017 che nella compagnia annovera però anche un artista già molto affermato, il baritono Vito Priante. Mentre un’altra celebrità, il soprano Stefania Bonfadelli, docente dell’Accademia, sarà la realizzatrice dello spettacolo. È il titolo con cui Verdi, a solo 27 anni si accostò alla tradizione belcantistica dell'opera comica italiana (19 e 30/7).

Il ciclo “Novecento e oltre” propone al Chiostro di San Domenico il capolavoro comico pucciniano Gianni Schicchi in un'edizione da camera, protagonista Domenico Colaianni insieme agli artisti dell'Accademia, regia di Davide Garattini e Nikolas Nagele alla guida dell'Orchestra della Magna Grecia (23, 25, 27/7).

Si arriva così all’evento più importante del cartellone, che vede protagonista Fabio Luisi. Il Direttore Musicale prosegue il suo personale percorso nel cuore del festival e nel solco della sua tradizione attraverso l’approfondimento dell’“altro Ottocento”, tra Rossini e Verdi. E dopo Mayr e Mercadante, quest’ultimo celebrato lo scorso anno con l’applaudita prima mondiale di Francesca da Rimini, la sua scelta si è rivolta al Meyerbeer cosiddetto italiano con Margherita d’Anjou. È l’opera con la quale Meyerbeer debuttò alla Scala, un melodramma semiserio del 1820 su testo di Felice Romani, fascinosa per l’incastro tra dramma di soggetto pseudo storico e caratteri comici, tra le vicende sentimentali in primo piano e lo sfondo epico, con una forte vena melodica e con pagine di trascinante virtuosismo. La direzione di Luisi sul podio dell’Orchestra Internazionale d’Italia e la regia di Talevi promettono una brillantissima riuscita di questa  prima rappresentazione assoluta, alla quale partecipa una compagnia di canto con nomi emergenti della nuova generazione (29/7, 2 e 4/8).

Il cartellone si completa con due grandi concerti a Palazzo Ducale : I Barocchisti diretti da Diego Fasolis con Duilio Galfetti al violino saranno interpreti di un programma vivaldiano, da Arie e Duetti a Le quattro stagioni (1/8). Alvise Casellati dirigerà l’Orchestra Internazionale d’Italia e il pianista Alessandro Taverna in pagine di Domenico Turi, Nino Rota e Alberto Franchetti (3/8). Ma lungo tutto il festival vi saranno altri appuntamenti concertistici denominati “Fuori orario”, alle 12 nelle chiese e alle 17 o alle 23 nel Chiostro di San Domenico.

Concerto a San Domenico

 

 

 

Avatar photo
Luciana Fusi
LUCIANA FUSI è nata e residente a Milano. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, è giornalista professionista. Ha lavorato in diversi periodici Mondadori e Rizzoli, prevalentemente nel settore Cultura e Spettacolo con funzioni di caporedattore. Contemporaneamente, ha collaborato con riviste musicali tra cui Discoteca, Musica, Amadeus, Opéra International e, tuttora, Suonare News. E' stata capo ufficio-stampa del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro alla Scala e dell'orchestra Mozart di Claudio Abbado.
Article précédentUn Don Carlo a due facce
Article suivantL'eccellenza in vetta

Autres articles

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire !
S'il vous plaît entrez votre nom ici