Si potrebbe essere tentati di dire che tutto si svolge in un unico spazio scenico, ma questo non renderebbe giustizia alle trasformazioni delle scene immaginate da Paolo Fantin. Quando il sipario si alza, scopriamo una grande parete bianca con una grande finestra chiusa da tende. Sulla base della frase del Maréchale "Ja… such' dir den Schnee vom vergangenen Jahr!" ((Sì… cerca la neve dell'anno scorso!)), Damiano Michieletto sceglie di fare della neve una delle chiavi del suo spettacolo : il biancore generale della scenografia, ma anche la neve che cade a più riprese, nella stanza stessa di Marie-Thérèse o nel luogo ideale dove finiscono Octavian e Sophie, che si esita a dire se è un deserto di sabbia o di neve. Neve anche nella palla tenuta in mano dal primo personaggio che appare alla fine dell'ouverture : per usare un linguaggio politicamente scorretto, diciamo che il negretto Muhammad diventa qui il nano della Marescialla, che porta in giro una "palla di neve", evocando le nevi di un tempo, i ricordi e i rimpianti anche. Il suddetto Muhammad, vestito tutto di bianco, apparirà a intervalli regolari, come una sorta di deus ex machina che viene ad aiutare le vicende amorose della giovane coppia.
Quando le tende della finestra vengono tirate indietro, ci troviamo davanti una visione appena modernizzata della tradizionale prima scena dell'opera, con Octavian in pantaloni e canottiera, Marie-Thérèse in camicia da notte, in una stanza alla Robert Carsen con il suo grande letto e le lampade da comodino. L'azione si svolge all'inizio in modo abbastanza tradizionale, fino a un momento in cui la Marescialla accenna, senza dare dettagli, a ciò che le è successo "einmal" ((una volta)). È qui che Michieletto si stacca definitivamente dalla commedia realistica e comincia a mostrarci ciò che il personaggio sta pensando : un sosia della Marescialla entra nella parte anteriore del palcoscenico, fuori dalla cornice della stanza, e viene presto raggiunto dalla comparsa che interpreta il marito, che si vedrà anche in diverse occasioni. Possiamo così capire che l'eroina, sposata con un uomo più anziano, è stata prima confrontata con la sua violenza, poi con la sua indifferenza, come quando entra nella stanza, si toglie il cappotto e il cappello, poi si sdraia sul grande letto con la schiena rivolta alla moglie. Nello stesso spirito, la grande scena del ricevimento degli avvocati e degli altri intrusi, ispirata a Hofmannsthal dal quadro di Hogarth The Countess's Morning Rising, dalla serie "Fashionable Wedding", diventa qui un momento onirico, una sorta di incubo della Marescialla. Niente parrucchiere, il cantante italiano rimane invisibile, ma l'eroina si confronta con i suoi demoni : una bambina, nuovo sosia di Marie-Thérèse, riceve la visita di una vecchia signora in sedia a rotelle, a cui vengono indirizzate le battute del mercante di moda, in francese nel testo, "Le chapeau Paméla… La poudre à la reine de Golconde!" Questa vecchia signora che sta perdendo la testa diventerà a sua volta un alter ego della Marescialla ("die alte Fürstin Resi") e i quattro si riuniranno nel secondo atto, come in una di quelle allegorie delle quattro età della vita che i pittori dei secoli passati amavano rappresentare.
Questa scenografia "unica" viene presto suddivisa in tre spazi : il proscenio, dove si svolgono le scene a casa di Faninal (Atto II) e nella locanda (Atto III); il palcoscneico con la grande finestra, che servirà per la presentazione della rosa ; e un terzo spazio, la cui parete di fondo del palco precedente è bucata da una finestra a tendina, che riproduce la stanza della Marescialla e dove lei sarà visibile ripetutamente.
Le tende che chiudono le due finestre favoriscono le trasformazioni : nel secondo atto, Octavian appare in un cappotto argentato in mezzo a un campo di palloncini bianchi, e nel terzo atto un corvo gigantesco occupa tutto lo spazio, con uccelli vivi o morti che costituiscono le allucinazioni del barone Ochs.
In questo quadro complesso, vediamo la Marescialla anche quando non sta cantando e quando non si parla di lei. La vediamo persino discutere con Valzacchi e preparare la farsa di cui Lerchenau sarà la vittima nell'ultimo atto. Il personaggio diventa una presenza ineludibile, il che può significare che occupa la mente di Octavian anche mentre fa la conoscenza di Sophie, a meno che, d'altra parte, tutto ciò che accade sia da vedere come l’universo mentale di Marie-Thérèse. Questa interpretazione potrebbe essere confermata dai momenti finali della commedia : mentre i giovani occupano un nuovo spazio innevato o sabbioso che si apre dietro il grande muro bianco, i servi del Marescialla portano il grande letto e i comodini del primo atto sul proscenio, e l'eroina si confronta ancora una volta con l'indifferenza del marito, mentre i giovanotti sono in perfetto amore sotto una neve che scende lentamente su di loro.
Questa regia coerente e forte è servita a Vilnius da una compagnia di canto composta in gran parte da forze locali. Vale la pena notare che l'Opera Nazionale Lituana riesce persino nell'impresa di proporre un doppio cast prova della forza della scuola di canto dei paesi baltici. Possiamo così ascoltare alternativamente due marescialle lituane (Carmela Remigio doveva cantare la Marescialla ma ha dato forfait all’ultimo momento): la sera della seconda rappresentazione, il ruolo è stato assunto da Viktorija Miškūnaitė, titolare a Vilnius di molti dei grandi ruoli del repertorio. Nella sola stagione 2021–22, sarà successivamente Manon di Massenet, Traviata, Tatiana, Micaëla, Rachel de La Juive e Elisabeth de Valois ! Il soprano conferisce a Marie-Thérèse una grande spontaneità e uno stile di canto molto libero, che ben si adatta a una produzione che ci mostra una Marescialla che soccombe alla disperazione o alla furia (in quelle scene silenziose in cui occupa il più lontano dei tre spazi che formano le scene), una Marescialla il cui intervento nell'idillio di Octavian alla fine non farà che rafforzare la sua miseria coniugale. Di fronte a lei, Jelena Kordić è un cavaliere d'alto livello, tanto elegante sul palco quanto sicuro dal punto di vista vocale.
Abituata a ruoli da travestito (Cherubino, Hänsel, paggio di Erodiade…), il mezzosoprano croato è tuttavia una Mariandel dalla femminilità decisa. Se si deve credere alle fotografie della prova generale, Albert Pesendorfer ha rinunciato rapidamente alla parrucca che avrebbe dovuto indossare nel secondo atto : rozzo ma grande signore, il suo Barone Ochs non ha bisogno di questo tipo di accessorio per esistere. L'ultimo membro del quartetto, la Sophie di Monika Pleškitė, è all'inizio poco udibile recitativi ma fortunatamente la sua voce trova la sua pienezza nel duetto che segue e nei suoi acuti.
Del resto del cast, possiamo distinguere Regina Šilinskaitė e Rafailas Karpis, Annina e Valzacchi, che Damiano Michieletto trasforma in due esseri quasi identici e inseparabili (clonati come gli Umpa-Lumpa del film La fabbrica di cioccolato?), robot i cui movimenti sulla scena sono generalmente simmetrici. Anche l'insolita truculenza del commissario Liudas Mikalauskas è degna essere segnalata. Per quanto riguarda il nome dell'attore che interpreta Muhammad, non appare sul sito dell'Opera di Vilnius.
Sul podio, il direttore artistico dell'Opera Nazionale Lituana, il romano Sesto Quatrini, guida l’orchestra locale con una precisione che, dopo un preludio un po' affannoso, dà i suoi frutti e permette all'ascoltatore di non perdere nessuno dei dettagli dell'orchestrazione straussiana.