D’accordo i bambini. Ma come conquistare all’Opera gli adolescenti, quelli con i brufoli e i piedi che puzzano ? O i giovanotti smagati e smart ? Per risolvere l’ardua questione si sono impegnati gli specialisti di Opera Education di AsLiCo (Associazione Lirica e Concertistica, https://www.aslico.org/it/home/) che, già rodatissimi, da decenni, in opere ridotte per piccoli, hanno prodotto e portato al debutto al Teatro Sociale di Como una “opera smart particolarmente indicata dai 14 anni fino ai 30 e oltre”. Si intitola Opera crime, è un lavoro molto liberamente ispirato al Rigoletto verdiano ed è scritto da Enrico Melozzi, un compositore ultraversatile, noto al grande pubblico televisivo per essere stato direttore d’orchestra, all’ultimo festival di Sanremo, per le canzoni di Pinguini Tattici Nucleari, Fasma, Anastasio, Achille Lauro e Junior Cally, quello della “scandalosa” Gioia, presunto pezzo misogino che lo stesso Melozzi difende a spada tratta (« È come La donna è mobile !»). Proprio al Sociale di Como, lo scorso venerdì 21 febbraio, abbiamo assistito alla “prima” di questo spettacolo, subito prima che si abbattesse in Italia la tempesta del Coronavirus e che le programmazioni e le tournée venissero stravolte e procrastinate.
Opera crime dura un’oretta e prevede solo tre personaggi, il Duca, Rigoletto e Gilda (Omar Mancini tenore, Guido Dazzini baritono, Federica Livi soprano). La storia inizia dalla fine, dal ritrovamento del cadavere di Gilda, poi procede a ritroso attraverso flash back. È forse l’unica opera teatrale al mondo per cui non solo si chiede al pubblico, circa duecento persone (non siedono in sala, ma stanno sul palcoscenico mescolandosi con i cantanti), di non spegnere lo smartphone, ma anzi di usarlo. Eccome.
Gli spettatori, guidati da una lugubre voce fuori campo e dalle notifiche della apposita App, immersi nei ritmi profondi della musica elettronica, tra fumi, luci psichedeliche e un hacker mascherato alla console, sono chiamati a fotografare i QR Code sparsi per il palcoscenico per raccogliere elementi sul delitto : chi ha ucciso Gilda ? Il Duca o Rigoletto ? Poi votano il loro colpevole orientando il finale, in una esperienza tipo Black Mirror.
C’è anche Verdi, però, non solo elettronica ed effetti speciali. I cantanti, microfonati, intonano numeri del “vero” Rigoletto (solo alcuni, come la brava Livi nel Caro nome), alla cui coda si saldano, con un effetto straniante, i brani originali scritti da Melozzi, che compongono un sorprendente, emozionante “musical” e, alla fine, un ispirato inno contro la violenza.
La vidéo del Caro nome con Federica Livi (Gilda)
Che risultati produrrà questa strana opera, che qualche spettatore ha trovato « disorientante » per l’uso frequente dello smartphone che richiede, ma che in genere è stata festosamente accolta ? Lo abbiamo chiesto a Federica, 14 anni, alla “prima” con la mamma. È una ragazzina che suona il violoncello e che del Rigoletto, ammette, non sa « quasi niente, se non la storia, un po’. Però mi è piaciuta la musica. E mi è piaciuto il gioco ». Un semino, si direbbe, è stato piantato. Si tornerà a piantarlo, e a vederlo germogliare, quando la crisi del virus sarà passata e questo Opera crime avrà ripreso la via dei teatri.
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