Richard Wagner (1813–1883)

Das Rheingold (1869)
ngerPrologo della sagra scenica „Der Ring des Nibelungen“

Libretto di Richard Wagner

Bayerisches Staatsorchester

Direttore d’orchestra     Kirill Petrenko
Regia                                 Andreas Kriegenburg
Scene                                Harald B. Thor
Costumi                            Andrea Schraad
Luci                                   Stefan Bolliger
Coreografia                      Zenta Haerter
Drammaturgia                Marion Tiedtke, Miron Hakenbeck

 

Wotan                    Wolfgang Koch
Donner                   Markus Eiche
Froh                        Dean Power
Loge                        Norbert Ernst
Alberich                 John Lundgren
Mime                     Wolfgang Ablinger-Sperrhacke
Fasolt                     Alexander Tsymbalyuk
Fafner                    Ain Anger
Fricka                    Ekaterina Gubanova
Freia                      Golda Schultz
Erda                       Okka von der Damerau
Woglinde              Christina Landshamer
Wellgunde            Rachael Wilson
Floßhilde              Jennifer Johnston

 

 

 

 

 

 

Monaco di Baviera, Nationaltheater, sabato 13 gennaio 20

Al Nationaltheater di Monaco di Baviera prende il via con Das Rheingold la ripresa per tre cicli (due in gennaio-febbraio, uno a luglio) del Ring des Nibelungen messo in scena dal regista Andreas Kriegenburg. Un’orchestra scintillante e tesa in una narrazione serrata fa da cornice ad un cast equilibrato sotto la bacchetta di Kirill Petrenko, come di consueto trionfatore al termine della serata.

Siamo in Baviera ma non a Bayreuth pur trattandosi di Richard Wagner.
Nessun dubbio sul luogo, a giudicare da come si comincia. Si aprono le porte della sala, come di consueto serrate sino a pochi minuti dall’inizio e, sorpresa… Sipario aperto, una marea luminosa di giovani corpi non connotati temporalmente (a prima vista nudi, in realtà le parti intime fasciate da indumenti color carne) attende l’inizio dello spettacolo, dall’altra parte della buca !
In mezzo a loro che, allegramente come in un picnic all’aperto, discorrono, scherzano, si mescolano, mangiano di tanto in tanto qualcosa, si aggirano delle ragazze fasciate in una tunica verde acqua e qualche losco figuro con lunghi capelli neri dall’aria poco per bene. In teatro si ode il rumore di acqua che scorre.
La musica non nasce di lì a poco nel buio totale della sala, il direttore è già sul podio ed in un teatro illuminato a giorno l’accordo in mi bemolle ci rassicura.

Le figlie del Reno (Jennifer Johnston, Christina Landshamer, Rachael Wilson,) nella scena iniziale del Prologo

I corpi si dispongono con regolarità, dopo essersi imbrattati di vernice blu, in fila al proscenio e fluttuano con regolarità come le onde del fiume. In mezzo a loro Woglinde, Wellgunde, Floßhilde si fanno beffe del nero Alberich, un aitante ragazzone che non si lascia spaventare più di tanto e rapisce il tesoro del Reno, qui rappresentato da un corpo dorato in posizione fetale, ancestrale.
Al Nationaltheater di Monaco di Baviera è in scena uno degli spettacoli più attesi della stagione. Con Das Rheingold, prologo alle tre giornate che compongono il ciclo Der Ring des Nibelungen, l’accoppiata Kirill Petrenko-Andreas Kriegenburg riporta sulla scena, a tre anni di distanza dall’ultima ripresa, la nuova produzione andata in scena nel 2012, allora diretta da Kent Nagano.

Sin dall’inizio è chiaro il modo di procedere del regista, il cui utilizzo dei corpi umani, spinto al massimo virtuosismo per coordinazione e silenziosità (al punto da non arrecare mai fastidio alla parte sonora) rappresenta di fatto il principale, se non unico, elemento scenografico.
Ecco, dunque, che i medesimi corpi saranno di volta in volta il già citato Reno fluttuante dell’inizio, le possenti mura del Walhalla, due giganteschi blocchi umani a far da piedistallo per Fasolt e Fafner, al termine quei corpi saranno nuovamente in scena con le tre ondine in primo piano a ricordarci quanto sia veramente fallace la momentanea gloria di Wotan.

I Giganti (Alexander Tsymbalyuk, Ain Anger) mettono fisicamente alle strette Wotan (Wolfgang Koch)

Tra tante figure umane, gli Dei spiccano per la loro generica eleganza : Wotan e Fricka entrano in scena, abito scuro, come al ritorno da un ballo, stanchi, le scarpe in mano poi gettate sul palcoscenico. Circondati da uomini pieni di energia, gli Dei dai capelli bianchi si muovono sempre più a fatica sino a prendere la via per il Walhall guidati da un Wotan coperto dalla polvere, non solo metaforica, lasciata dall’apparizione di Erda.

Ritratto di famiglia con Wotan (Wolfgang Koch) e Fricka (Ekaterina Gubanova). Sullo sfondo le mura della rocca.

Il risultato è complessivamente molto bello seppur si avverta la mancanza di maggior scavo psicologico ed in taluni momenti si insinui il dubbio di un virtuosismo un po’ limitato a se stesso, finalizzato a creare belle immagini. Più debole, non a caso, la discesa nel Nibelheim, dove l’utilizzo dei corpi è meno originale e si basa su una processione instancabile di minatori.
Originale, dunque, la presenza pressoché continua di corpi umani sulla scena. In fin dei conti, se è pur vero che l’umanità assume valore musicale nel ciclo di Wagner solamente dal secondo atto di Götterdämmerung con l’ingresso del coro, l’utilizzo che qui ne fa Kriegenburg è così funzionale all’aspetto scenico e ben costruito da non creare contrasto con la musica.

Un elegante Alberich nel Nibelheim (John Lundgren)

 

A valorizzare la lettura del regista, Kirill Petrenko cesella una ideale direzione musicale tesa e trasparente, senza un attimo di staticità, costellata da luce e azione incessante. Il suo Rheingold dura poco meno di 2 ore e un quarto.

Sorretto senza esitazione da un’orchestra che si conferma eccellente (splendidi i violini, i legni, gli ottoni ‑al di là di banali peccati veniali-) l’azione si sviluppa tra crescendi di millimetrica precisione (scena iniziale) e una magistrale scena del temporale, da brivido l’entrata degli archi.

Equilibrata la distribuzione dei cantanti, dove spicca su tutti l’Alberich di John Lundgren che, tralasciando in sintonia con la direzione gli eccessi che spesso si ascoltano nel ruolo, emerge per fraseggio e potenza vocale. Magistrale e ben cantata, la maledizione dell’anello è uno dei vertici della serata.

Dando vita ad un Wotan diverso da quello di Bayreuth, più incline alla frode che alla maestà, Wolfgang Koch in questa occasione è una divinità dai tratti borghesi, stanca e disillusa. Vocalmente sicuro pur se in forma vocale meno brillante dell’usato, il fraseggio è come sempre incisivo e musicale.

Note positive dalla coppia di Giganti di Alexander Tsymbalyuk e Ain Anger, assai efficaci sia vocalmente che scenicamente, Markus Eiche è un solido Donner, mentre più esili suonano gli interventi del Froh di Dean Power e del Mime di Wolfgang Ablinger-Sperrhacke.

Grande successo di pubblico per il Loge di Norbert Ernst, pungente senza essere sguaiato, musicalissimo e sicuro nell’estensione vocale del personaggio.
Complessivamente un gradino sotto il gruppo delle interpreti femminili, dove non colpisce particolarmente la Fricka di Ekaterina Gubanova, pur corretta e precisa ma che non sfoggia l’ampiezza vocale e la varietà d’accento che il personaggio richiederebbe per tener testa ad un tal marito.
Buona la prova di Golda Schultz che tratteggia una Freia esile nel canto e toccante sulla scena, financo rammaricata di essere restituita agli Dei, come pure gli interventi delle figlie del Reno nonostante alcuni suoni fissi negli estremi acuti.

Discorso a parte, infine, per Okka von der Damerau che nel suo breve intervento porta in scena tutta l’omogeneità del bel colore vocale, la potenza, il carisma del canto.

Apparizione di Erda (Okka von der Damerau)

Al termine dello spettacolo applausi per tutti gli interpreti, in particolare per Lundgren, Koch e von der Damerau. Ovazioni per Kirill Petrenko.
La rappresentazione del Ring continua con Die Walküre il 19 e 22 gennaio, quest’ultima in streaming live sulla pagina web del teatro.

 

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Paolo Malaspina
Paolo Malaspina, nato ad Asti nel 1974, inizia a frequentare il mondo dell’opera nel 1989. Studia privatamente canto lirico e storia della musica parallelamente agli studi in ingegneria chimica, materia nella quale si laurea a pieni voti nel 1999 presso il Politecnico di Torino con una tesi realizzata in collaborazione con Ecole Nationale Supérieure de Chimie de Toulouse. Ambito di interesse musicale : musica lirica e sinfonica dell’ottocento e novecento, con particolare attenzione alla storia della tecnica vocale e dell'interpretazione dell'opera lirica italiana e tedesca dell'800.

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1 COMMENTAIRE

  1. Secondo il Critico, la regia del Sig. Kriegenburg non avrebbe "dato fastidio alla parte sonora" del ciclo rappresentato a Monaco. Evidentemente, per il recensore (di cui, per incidenza, condivido in larga misura le considerazioni sulla parte musicale), a tal fine non è stato sufficiente l'inserimento di un BALLETTO (si, proprio un balletto) prima dell'inizio del terzo atto della Valchiria ? E Brunilde che nella ultima scena del Sigfrido richiama imperiosamente, con la tecnica del palpeggio, Sigfrido ai propri doveri coniugali, dove la mettiamo ? Come mai il critico non viene neppure sfiorato dal dubbio che una massa di quelli che lui stesso definisce "bagnanti" possa "disturbare" la scena iniziale del furto dell'oro ? Mah .…..

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