Se c'è un'opera emblematica di Roma, questa è sicuramente Tosca, la cui trama si svolge in tre luoghi in tre momenti distinti del giorno e della notte, ben noti alla capitale italiana. Il primo atto si svolge al mattino nella famosa chiesa di Sant'Andrea della Valle, il secondo alla sera negli appartamenti del barone Scarpia, a Palazzo Farnese, mentre il terzo all'alba sulla terrazza di Castel Sant'Angelo, allora prigione di Stato. Successore di Antonio Pappano, l'eccezionale direttore italo-americano rimasto alla guida dell'orchestra dell'Accademia per quasi vent'anni, Daniel Harding non poteva trovare opera migliore per celebrare il suo arrivo e rendere omaggio al compositore scomparso cento anni fa. La scommessa poteva sembrare rischiosa per il direttore britannico, che non è specializzato in questo repertorio, ma si trattava di dare un colpo forte e di segnare in modo duraturo il suo ingresso in carica. La falange di cui eredita è al culmine delle sue capacità artistiche, grazie al lavoro di fondo svolto da un vero Kapellmeister, a suo agio sia nell'opera che nel concerto, grazie alla sua visione, alla sua propensione per i repertori più disparati – lirico o sinfonico, oratorio o musicale – i musicisti dell'orchestra dell'Accademia possono ormai suonare di tutto, in piena libertà.
È senza dubbio questo che ha convinto Harding ad accettare questo incarico prestigioso, pericoloso perché deve essere all'altezza delle aspettative del pubblico, ma anche particolarmente esaltante per l'ex direttore musicale della Mahler Chamber Orchestra e poi dell'Orchestra di Parigi, che quest'anno festeggia i suoi cinquant'anni.
Tosca è un successo, un must, in cartellone nei teatri più importanti sin dalla sua creazione, interpretata dai più grandi cantanti. Harding sa di poter contare sui suoi musicisti esperti dello stile pucciniano difeso da Pappano e immerge così l'ascoltatore, fin dalle prime note, nel cuore di questo thriller politico-amoroso dove ogni minimo dettaglio ha la sua importanza. Il suo modo di descrivere ogni scena come in un film noir si rivela immediatamente vincente : suspense, tensione, gioco a nascondino che i protagonisti stanno per intraprendere funzionano come a teatro. Il disagio, il sospetto, poi la paura si insinuano come vuole questa partitura mozzafiato, dove ogni personaggio è caratterizzato da motivi musicali propri (Tosca entra ed esce frusciando, Mario appare e scompare come un gatto, la presenza malsana di Scarpia è sempre annunciata da un forte accompagnamento di archi e ottoni) che ci informano sul loro stato mentale e rivelano una parte della loro psicologia.
Mentre la speranza di sfuggire alla trappola del machiavellico Scarpia si affievolisce di scena in scena, Harding stringe le maglie della sua orchestra in cui uno dopo l'altro rimangono intrappolati i membri di questo trio in cui ognuno è giocattolo dell'altro, fino a quando la morte li riunisce.
A tratti sensuale e drammatica, violenta e appassionata, questa Tosca dai toni vibranti e misurati suscita il nostro interesse fino al gesto disperato di Tosca che, per sfuggire agli scagnozzi del suo carnefice, non ha altra soluzione che gettarsi nel vuoto dall'alto del Castello Sant'Angelo.
Il cast riunito per l'occasione gioca ovviamente a favore del successo di questa incisione. Jonathan Tetelman appartiene indiscutibilmente alla stirpe dei tenori la cui sola presenza è garanzia di un momento eccezionale. Con il suo sguardo seducente, il timbro soave e la voce atletica, possiede tutte le qualità per incarnare il fiero e affascinante Cavaradossi. Alternando fraseggi languidi, battute taglienti e acuti solari, ricorda il grandissimo Franco Corelli, irresistibile nel ruolo del pittore rivoluzionario. Già lodata durante la sua prima interpretazione del ruolo a Monaco di Baviera vicino a Charles Castronovo e Ludovic Tézier nel 2024, Eleonora Buratto ha l'intelligenza di fidarsi del proprio istinto, di rispettare alla lettera la scrittura di Puccini e di mettere in risalto tutto il teatro che racchiude il personaggio di Tosca. Nessun riferimento alle grandi dive del passato, ma un'integrità, una precisione e un coraggio vocale che le permettono di mostrare e superare tutti gli stati d'animo che attraversa l'eroina che, prima di darsi la morte, avrà fatto di tutto per salvare se stessa e il suo amante dalle grinfie di Scarpia. Ludovic Tézier è naturalmente perfetto per interpretare l'odioso capo della polizia romana ; la bellezza del suo timbro, l'infinita gamma espressiva e la sua dizione esemplare lo rendono uno dei più completi interpreti del ruolo dopo l'indisputato e geniale Tito Gobbi. Superbi comprimari e un coro impeccabile preparato da Andrea Secchi completano questa registrazione destinata a diventare un punto di riferimento.