La cultura costa, la cultura è spesa e, tra tante spese, l’opera lirica costa ancora di più : regie sfarzose, cantanti esigenti, direttori a prezzo di mercato, ma anche manager che spendono troppo in viaggi professionali e in alberghi di lusso, il tutto per un pubblico socialmente privilegiato, che viene all’opera per “esserci” più che per godere la rappresentazione. Tutto questo giustifica la situazione penosa dei teatri lirici in Italia, il sistema perverso delle Fondazioni, l’impegno meno forte degli enti pubblici, Comuni, Regioni, Stato che non vogliono investire troppo nel teatro, pur essendo l’opera lirica l’arte italiana per eccellenza, quella dell’identità nazionale.
La cultura è vista da certi edili, ma anche da certi cittadini, come fonte di spesa e mai di guadagno : ma questo viene messo in dubbio da vari studi sulle ricadute economiche della presenza di un teatro d’Opera nella città. Già Lione (Opera Award 2017 come miglior teatro dell’anno) aveva provato a calcolare le ricadute economiche sulla città con risultati notevoli, ma uno studio ginevrino ha provocato una grandissima sorpresa. Il 9 giugno scorso, la “Haute école de gestion(HEG)” (Scuola Superiore di gestione) di Ginevra pubblicava i risultati di uno studio sul peso dell’economia creativa e culturale (ECC) fatto da José Ramirez, professore di economia dell’impresa alla HEG, su mandato congiunto della città e del canton, – dipartimento della cultura e dello sport (DCS) e dipartimento dell’istruzione pubblica, della cultura e dello sport (DIP) -. Interessandosi all’impatto economico di mestieri legati alla produzione artistica (prosa, musica, scrittura ecc.), questo studio contraddice un certo numero di idee preconcette – in particolare il fatto che il campo artistico sia une settore di spese, di conseguenza non redditizio.
Rispetto ai 30000 posti di lavoro nel settore della finanza, la cultura non fa di meno, con 27866 posti di lavoro, ossia 7,6% dei lavoratori in attività nel canton (6,8% in equivalente tempo pieno). Certo, la musica non è l’unica nella bilancia. Associata tradizionalmente alla prosa, alla danza, all’editoria, è al centro dello studio in quanto produzione artistica diretta. Una seconda cerchia riunisce la diffusione e la commercializzazione di questi beni, come i redditi legati alla biglietteria di spettacoli, diffusione di titoli di stampa ecc…Un’ultima cerchia concerne la gestione, l’amministrazione e la formazione. Sorpresa dunque : con 4 miliardi di Franchi, ossia il 9,5% del PIL del canton, l’ECC offre ricadute economiche molto superiori alle sovvenzioni pubbliche – più o meno 400 milioni di franchi ((vedere le statistiche e riassunto del rapporto (in francese) )) -. C’è di ché far tacere le polemiche.
Sarebbe interessante promuovere tale studio in Italia.