Programma

Franz Joseph Haydn (1732–1809)
March for the Royal Society of Musicians

Carlo Coccia (1782–1873)
Sinfonia in mi maggiore

Lauro Rossi (1810–1885)
Sinfonia in re minore

 Carlo Coccia (1782–1873)
Sinfonia in sol maggiore

Gioachino Rossini (1792–1868)
Sinfonia di Bologna

Orchestra Carlo Coccia
in collaborazione con
Orchestra del Conservatorio “Cantelli” di Novara

Gianna Fratta, Direttore

Teatro Coccia, Novara, 23 settembre 2018

Fuori di Coccia ossia l’elogio dei maestri di cappella

Buone idee e il coraggio di sperimentare l’antico : a Novara va in scena il primo festival cittadino dedicato alla figura del maestro di cappella ottocentesco. In conclusione della rassegna un bel concerto con sinfonie di Carlo Coccia e Lauro Rossi tra brani di Haydn e Rossini.

“Nell’autunno del 1834 [Lauro Rossi] passò alla Scala di Milano, e vi diede La Casa Disabitata o I Falsi Monetari, che i dotti affermano essere questa il Barbiere del Rossi. La Malibran ne fu tanto compiaciuta, che […] lo fece pure scritturare pel San Carlo di Napoli il carnovale [sic] 1835, ove espose l’Amelia. Una fatale circostanza abbattè con un sol colpo lo spartito e il Maestro ; alla Malibran saltò il ticchio di ballare ; il Pubblico badava alle sue piroette, alle sue gambe, non più alla portentosa sua voce, non più alla musica, e così tutto andò alla peggio […].
Al Messico [anni dopo, dove si spostò in seguito Rossi], scioltasi la Compagnia, ne assunse la direzione, progettando un giro artistico nell’interno del suolo messicano. Una sera, caduto da una scalinata il basso, e quindi più non potendo proseguire, si vestì egli da Figaro nel Barbiere di Siviglia : “la Malibran ha potuto ballare, disse fra sè, ed io non potrò ballare e cantare?”
La sua voce era coperta fortunatamente dall’Orchestra, e salvò la pelle((DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI PIÙ CELEBRI POETI ED ARTISTI MELODRAMMATICI […] CHE FIORIRONO IN ITALIA DAL 1800 AL 1860 COMPILATO DAL CAV. DOTTOR FRANCESCO REGLI, Torino, 1860, pgg. 463–464.)).

È proprio così : durissima la vita dei Maestri di Cappella, cui era demandata nel settecento e ancora in buona parte dell’ottocento, soprattutto nei centri minori, la responsabilità della vita musicale locale. Occorreva saper far di tutto e tutto con pazienza e sangue freddo.
Veri e propri artigiani delle note, richiesti di praticità ed esperienza tanto di vocalità quanto di strumentale, tiranneggiati dal virtuoso di passaggio che pretendeva l’omaggio personale onde suscitare l’entusiasmo del pubblico, obbligati a produzione copiosa ma soprattutto regolare onde scandire la vita musicale con la stessa inesorabilità delle stagioni.

Pure, conoscerne le opere principali (o almeno quelle poche sopravvissute, tra le tante di cui spesso rimane traccia solo negli elenchi enciclopedici) è importante per ricreare alle nostre orecchie, ormai avvezze alle più diverse esperienze di ascolto, il clima sonoro in cui si svilupparono le esperienze di quei sommi che, invece, nella storia della musica lasciarono impronta memorabile.

All’inizio dell’ottocento, solo per citarne alcuni, Zingarelli, Generali, Morlacchi, Vaccaj, Pacini, Mercadante vennero spazzati via dalla travolgente comparsa di Giuseppe Verdi in Italia ; stessa sorte toccò a Spohr, Marschner, Lortzing, Lindpaintner in Germania con la comparsa di Richard Wagner.

Bene ha fatto, dunque, con quel coraggio di puntare sulle idee che sembra sparito da tanti cartelloni di più prestigiose istituzioni, la Fondazione Teatro Coccia a organizzare il primo Festival dedicato a Carlo Coccia e ai maestri di cappella : una rassegna che, uscendo anche dai soliti luoghi deputati, ha riportato per una settimana alla ribalta della Città le musiche di Corelli, Generali, Mazzaferrata, Melani, Muffat, Rossi, Scarlatti, Stradella, sino a Joseph Haydn e Gioachino Rossini.

Difficile immaginare chi meglio della città di Novara, che può vantare nella sua storia musicale una sorta di “Albo d’oro” dell’ottocento minore per aver visto in sequenza alla guida delle proprie istituzioni musicali Pietro Generali ((Pietro Generali (Roma, 1773 – Novara, 1832) nel 1827 fu nominato  maestro di cappella della Cattedrale di Novara, e vi restò con tale nomina sino alla morte.)), Giuseppe Saverio Mercadante((Giuseppe Saverio Mercadante (Altamura, 1795 – Napoli, 1870) venne scelto nel 1833 come maestro di cappella presso la Cattedrale di Novara, e tenne l’incarico per sei anni prima di passare alla direzione dell'importante Conservatorio di Napoli.)) e Carlo Coccia ((Carlo Coccia (Napoli, 1782 – Novara, 1873) sostituì Mercadante nel ruolo di maestro di cappella della Cattedrale di Novara e fu il primo direttore del Civico Istituto Musicale Brera, in seguito alla sua creazione nel 1858.)), potesse rendere ilo giusto omaggio, ma non scontato era l’esito.

Prima di entrare in sala si intuisce che lo spirito è quello giusto : la simpatica locandina che ritrae un Coccia mimetizzato dietro moderni occhiali da sole coglie nel segno, l’agile formula scelta per la serata si dimostra vincente.

Un concerto della durata di un’ora e mezza, molto efficacemente introdotto da Alessandro Mormile, critico musicale e giornalista, che si siede tra il pubblico davanti al palco e in pochi minuti ripercorre gli anni del Coccia e i risvolti della vita musicale novarese, sacra e profana. Ne esce il bel ritratto di un musicista tuttofare, amato da tutti, che giunto sulla soglia dei sessant’anni era ancora nel pieno dei propri mezzi tanto che delle due sinfonie in programma (di fatto inedite) la prima fu scritta quando l’autore andava per gli 88 anni, la seconda a “soli” 79 !

In programma nella prima parte, dopo aver reso omaggio con una sua Marcia d’occasione a Franz Joseph Haydn, maestro di cappella per antonomasia, una sinfonia in mi maggiore di Coccia è degna di attenzione per la varietà della forma, il gusto del crescendo (rossinismo nel frattempo divenuto irrinunciabile), un pregevole solo dei celli di sapore verdiano.

Il brano che segue, una sinfonia in re minore di Lauro Rossi, al Coccia omaggiata, dopo una bella introduzione con pregevoli interventi di fiati e archi, prosegue in un pot-pourri più che evolvere in un brano veramente strutturato.

Roberto Frigato e Alessandro Mormile tra la prima e la seconda parte del concerto

Non c’è tempo per l’intervallo, è molto più interessante la chiacchierata tra Roberto Frigato (docente presso il Civico Istituto Musicale Brera) e lo stesso Mormile dove si ripercorre la storia musicale di Novara e dei manoscritti donati da Coccia stesso alla sua città adottiva.

Nella seconda parte del concerto, è la sinfonia in mi maggiore di Coccia a destare il maggior interesse per le febbrili melodie di sapore belliniano e donizettiano, il verdiano assolo iniziale del flauto, la melodia dei violoncelli. Le linee affidate ai legni su un delicato accompagnamento d’archi pizzicati evocano l’ombra di Meyerbeer, ed è affare di un attimo ricordarsi che l’arte di Coccia fu gloriosamente riconosciuta in tutta Europa.

La sinfonia di Bologna di Gioachino Rossini, in chiusura di programma, suona come  omaggio nel centocinquantesimo anniversario della scomparsa del pesarese.

Alla guida dell’Orchestra Coccia, coadiuvata da quella del Conservatorio Cantelli, torna per l’occasione il maestro Gianna Fratta, che conferma l’ottima impressione suscitata dal recente Nabucco di febbraio. Gesto sicuro, preciso, Fratta ottiene dall’orchestra un suono pulito ed elegante, e su cui emergono all’occasione gli interventi solistici di flauto, oboe e violoncello, che richiamano alla mente reminiscenze tipicamente verdiane e donizettiane delle sinfonie.
La sua direzione, stilisticamente appropriata, ci restituisce al meglio questi brani che tendono più alla fantasia dal sapore operistico piuttosto che alla complessità della sinfonia come ormai comunemente intesa.

Gianna Fratta durante il concerto

Al termine del programma calorosi applausi per gli interpreti, e la ripresa della marcia introduttiva di Haydn.

 

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Paolo Malaspina
Paolo Malaspina, nato ad Asti nel 1974, inizia a frequentare il mondo dell’opera nel 1989. Studia privatamente canto lirico e storia della musica parallelamente agli studi in ingegneria chimica, materia nella quale si laurea a pieni voti nel 1999 presso il Politecnico di Torino con una tesi realizzata in collaborazione con Ecole Nationale Supérieure de Chimie de Toulouse. Ambito di interesse musicale : musica lirica e sinfonica dell’ottocento e novecento, con particolare attenzione alla storia della tecnica vocale e dell'interpretazione dell'opera lirica italiana e tedesca dell'800.
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