Il dibattito sulla regia continua

Il dibattito sulla messa in scena è stato riaperto da Sara Zurletti nel suo articolo (Ved. sotto), e Maurizio Jacobi interviene ancora una volta, dopo il lungo dibattito sull'argomento della scorsa primavera durante il lockdown. Lasciamo che gli argomenti si sviluppino e ascoltiamo anche il prof. Bufalino Tracotanti, l'eminente critico.

La Traviata, atto II, regia Simon Stone (Opéra de Paris)

Mi sorprende che la prof.ssa Zurletti, alla fine del suo intervento, che condivido integralmente, si ponga la domanda abbastanza ingenua se qualcuno sarà contento quando, nelle prossime regie di Traviata, Violetta non morirà di tisi a Parigi ma di Covid a Cologno Monzese.
Certo che qualcuno sarà contento : quelli che, pur odiando l’opera, la fanno morire lentamente per prolungare i propri introiti ; e quei divulgatori i quali, credendo che la necrofilia avvicini il pubblico futuro, privato anche grazie a loro di riferimenti con il proprio passato, si ritengono intellettuali popolar-rivoluzionari.
C’è una correlazione tra una certa divulgazione semplificante e la moda dell’attualizzazione, e non riguarda solo l’opera lirica.
Non sono nemico della divulgazione, anzi, ma mi infastidisce la altezzosa superficialità.
La semplificazione superficiale parte dall’idea che il popolo sia un Buon Selvaggio, non in grado di capire cose complicate, e che quindi non valga la pena di stimolarlo ad approfondire ; e, per guadagnarci sopra, ecco l’Iliade, Moby Dick o addirittura l’Amleto ridotti a simpatiche curiosità, con tanto di immagini colorate finto-naif, togliendo tutto quello, assai complesso, che ha reso grandi e vitali queste opere, e fornendo la falsissima opinione che non serva applicarsi per conoscerle : basta un riassuntino.
Si è arrivati a distribuire il videogioco Dante’s Inferno, in cui il Poeta “affronta le forze del Male, uccidendo demoni e mostri per salvare la sua amata Beatrice dalle grinfie del signore degli Inferi, Lucifero”; ed è interessante notare che il film, definito “UN POEMA ANIMATO”, tratto dal videogioco, è pubblicizzato come realizzato da “6 REGISTI DI FAMA INTERNAZIONALE”.

Attualissimo.

Per chi non ci crede, metto alla fine la copertina della confezione.
E’ evidente che il culto dell’attualizzazione – assolutamente da non confondere con la creatività modernizzatrice propugnata dal mio amico Guy Cherqui, questo deve essere ben chiaro – parte dal concetto che le opere abbiano esaurito la loro forza propulsiva, e quindi i significati e i linguaggi alla loro base vadano depurati e semplificati per farli accettare dal popolo ; si deve eliminare quello che presuntuosamente si suppone essere sorpassato e deve rimanere solo il resto ; se poi si trova l’intellettuale portato alla misericordiosa divulgazione, si ha il completo supporto culturale.

Sembra però non venga considerato il problema che il procedimento di attualizzazione rende spesso non comprensibile la parte che non è stata attualizzata ; o, se viene considerato, lo scandalo dei fischi di chi non comprende fa brodo per la popolarità.
Resta il pericolo che l’intellettuale non sappia o non abbia riflettuto su cosa sia il Teatro ; e qui sta il problema più grosso, perché, sotto un certo profilo, è lo strumento di comunicazione che sembra inattuale, prima ancora del suo contenuto.
Il rapporto diretto tra pubblico e interpreti davanti ad uno spettacolo complesso e in un luogo fisico non massificabile, comporta un atteggiamento attivo del primo per la ricezione delle proposte, e perciò una certa preparazione ; ma se si parte dal concetto che per fargli capire qualcosa occorre mostrargli fatti odierni, si nega la necessità stessa di questa preparazione.
Se invece ci si illude che l’attualizzazione renda visibile ciò che resta dell’opera originaria, ha ragione la prof.ssa Zurletti : all’opera originale si sottrae molto di quello che l’ha resa degna di essere ancora rappresentata, in pratica ciò che di lei è veramente attuale.
Così si fa morire il Teatro prima ancora di quanto vi viene rappresentato.
Certo l’operazione è resa più facile dall’assenza di insegnamento istituzionale del Teatro e della Musica.
Ma questo è un altro discorso ; certo per avere capacità di giudizio occorre un po’ di studio, il quale a sua volta comporta un po’ di fatica.
Ma la pigrizia porta in sostanza molti intellettuali e registi a dichiarare morta una esperienza in teoria vitalissima come il Teatro, e di quello musicale in primis ; cercheremo di resistere.

*****

A proposito dello scambio di opinioni sul quotidiano La Repubblica tra Corrado Augias e Damiano Michieletto, ritengo possa interessare cosa ne pensi il prof. Bufalino Tracotanti, il quale, dopo tanta vis polemica nei miei confronti, mi ha sorprendentemente telefonato.
Per la verità voleva solo un consiglio legale gratuito, non sapendo a chi altri rivolgersi per evitare di pagare ; ma ho approfittato della sua buona predisposizione per chiedere lumi.
Ha definito il dialogo dei sopracitati come “il nulla messo sotto vuoto pneumatico”; ed ha aggiunto che costoro sono “iconoclasti di cartongesso”.
Mi aspettavo tutt’altro, ma poi il Professore mi ha chiarito che secondo lui l’attualizzazione nelle regie operistiche è un mendace messaggio controrivoluzionario, perché induce a non intervenire sull’intero corpo dell’opera, e non colpisce al cuore la piccola borghesia reazionaria che attualmente ne costituisce il pubblico.
Che utilità ha qualche ferita, che presto o tardi si potrà rimarginare, al senso originario del dramma, se si lascia viva la musica, che è il motivo per il quale il dramma sopravvive ?

La Forza del Destino, regia Frank Castorf (Deutsche Oper Berlin)
Crediti foto : © Thomas Aurin (La Forza Castorf)
© Charles Duprat / Opéra National de Paris (La Traviata)

Per completare la lettura

Autres articles

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire !
S'il vous plaît entrez votre nom ici