Il periodo buio che attraversiamo confinati ci dà almeno il tempo di rammentare i nostri ricordi. Per quanto ci riguarda, prediligiamo i ricordi musicali e vorremmo evocare figure importanti e a volte un po' dimenticate della storia recente dell’opera. È il caso di Peter Maag, uno dei grandi direttori d'orchestra svizzeri che, oltre ad essere un direttore d'orchestra notevole, anche poco mediatico, si è occupato della formazione di giovani musicisti inventando il concetto di Bottega, che ha sperimentato per molti anni a Treviso, attraverso la Bottega del Teatro Comunale di Treviso, animata da Regina Resnik e Peter Maag. Maurizio Jacobi, che ha partecipato da vicino all'avventura, evoca il ricordo del grande Peter Maag.

Il Teatro Comunale di Treviso, durante una rappresentazione mozartiana diretta da Peter Maag ; Dipinto di Arbit Blatas (Coll.privata)

Ogni cor serba un mistero”.
Mi capita, passando davanti al Teatro di Treviso, di avere l’impressione di poter ancora incontrare da quelle parti Peter Maag, e ogni volta mi risuona in testa questa brevissima ma intensissima frase musicale di Elvira nel primo atto dell’Ernani.
Infatti, pur essendo stati amici, qualche parte di lui mi è rimasta misteriosa.
Sotto l’aspetto artistico, era certo un grande direttore d’orchestra e un grande concertatore ; pochi gesti, spesso senza bacchetta e con le mani che sembravano rattrappite ; però gesti essenziali e chiarissimi.
E poi, narrazione scorrevole e senso della struttura complessiva.
Aveva un grande mestiere, ma era soprattutto un artista ; se non era in vena sembrava annoiarsi ; di qui una certa fama di discontinuità, e tuttavia c’era sempre un momento in cui avevi l’impressione, anche nel più conosciuto dei repertori, di scoprire qualcosa di bellissimo che non avevi mai colto prima : roba da musicista vero.
Personalmente, preferisco tuttora ciò ad esecuzioni perfette o perfettine di celebrati direttori alla guida di illustri orchestre impeccabilmente fredde.
Maag non disdegnava di dirigere orchestre “minori”, dalle quali riusciva a trarre un suono tutto suo, trasparente, mai prevaricante neppure nei fortissimi.
Cercava un equilibrio mozartiano ; e appunto Mozart è compositore di misteriosa ambiguità, sicché è altissimo il rischio di incompletezza interpretativa o di travisamenti.
Particolarmente con Mozart, Maag raggiunse vette interpretative, anche anticipando d’istinto odierni criteri filologici, che non apprezzava particolarmente.
Comunque il suo repertorio era molto vasto ; poco documentato discograficamente, ma, oltre alle pregevoli incisioni mozartiane e quelle di riferimento di Mendelssohn e Schubert, sono sue una delle più belle incisioni della Luisa Miller di Verdi e una integrale delle Sinfonie di Beethoven di singolare modernità.
Quello che in parte ne precludeva la popolarità concessa ad altri direttori anche meno grandi era, a mio avviso, soprattutto il carattere ; come molti artisti, era egocentrico, ma non era un grande manager di sé stesso, perché rivendicava, ma non avendo senso pratico non sapeva lottare fino in fondo.
Sicché era un giramondo, frequentava grandi e medi teatri, dirigendo grandi e medie orchestre, accompagnando grandi e meno grandi cantanti ; qualcosa o qualcuno potevano non essere alla sua altezza, ma il risultato finale superava di gran lunga i singoli fattori, grazie al suo personalissimo talento.

Senza questa multiforme esperienza, forse non sarebbe potuta nascere la Bottega.

Peter Maag

Scriveva infatti Maag per presentare il progetto : “Riassumendo le esperienze ed impressioni della mia carriera, osservando l'andamento della nuova leva musicale e le carriere frettolose e rapidamente bruciate, prendendo atto di un livello generale tecnicamente più alto ma culturalmente scarso e rendendomi conto delle molte lacune dell'insegnamento musicale attuale, vorrei contribuire ad un auspicabile miglioramento della situazione con l'idea della "Bottega".
Maag era convinto che i normali sistemi di produzione dei teatri non consentissero la completa formazione artistica e culturale dei giovani talenti musicali, per di più sempre a rischio di essere impiegati prematuramente e bruciati per fretta di risultati ; e che i ritmi soffocanti di attività non consentissero adeguati approfondimenti, riducendo alla routine anche i più celebrati divi (ove per loro natura non vi fossero già predisposti, perché non basta avere una grande tecnica per essere dei grandi interpreti).

Problematica che tuttora rimane validissima.
La Bottega, che finalmente era riuscito a mettere in cantiere a Treviso, dopo avere cercato di farlo in tutto il mondo, aveva quindi come per scopo la formazione dei giovani musicisti ed in particolare di coloro che per sviluppare il loro talento necessitavano di essere inseriti in un contesto produttivo complesso, come direttori d'Orchestra, maestri di coro, cantanti, ecc.; nonché la formazione di quelle professionalità teatrali che parimenti potevano pienamente svilupparsi solo in strutture produttive articolate, come registi, scenografi, costumisti, ecc.; perciò organizzava laboratori basati sul principio che la piena formazione artistica non poteva che avvenire attraverso l'esperienza di una concreta produzione con grandi maestri, un approfondimento culturale complessivo, una adeguata preparazione con tutto il tempo necessario.

Peter Maag

E grandi maestri accorsero : solo per fare qualche esempio, Regina Resnik, Leyla Gencer, Gianfranco De Bosio, Virginio Puecher, Glauco Mauri ; insieme ad esperti di organizzazione artistica del calibro di Gianni Tangucci e Vincenzo De Vivo.
Fu poi il momento dell’Eurobottega, messa in piedi con l’apporto di varie Istituzioni italiane ed europee,
Credo siano state due delle maggiori soddisfazioni della sua vita : sul piano artistico aveva le maggiori garanzie, e sui piani organizzativo, pratico ed economico aveva chi tirava il carretto, responsabilità queste ultime per le quali non era portato.
Quando però c'era di mezzo direttamente la sua funzione musicale, diventava una macchina instancabile.
Aveva la capacità di resistere ore e ore nell'ascolto con la massima attenzione di tutti i cantanti concorrenti per l’ingresso in Bottega, e subito dopo di iniziare una prova d'orchestra ; e più tardi di continuare a discutere a lungo con gli altri maestri delle scelte fatte e dell'interpretazione vocale, e delle regìe, e di tante altre cose.
Mi sono spesso chiesto dove trovasse quell'uomo esile, dall'andatura un po' stanca e un po’ bizzarra, la forza di conversare con intatta lucidità, spesso in più lingue, per così lungo tempo e dopo giornate così pesanti.
L’ho conosciuto personalmente perché avevo una carica istituzionale nel Teatro Comunale di Treviso : aveva già una certa età ; si presentava con deliziosa inattualità, come l'incredibile marsina in cui dirigeva molti concerti ; talvolta sembrava non si accorgesse di quanto gli accadeva intorno, ma all'improvviso lo sguardo gli si accendeva, e gli appariva un sorriso di irresistibile simpatia e giovinezza, oppure uno sguardo imbronciato un po’ infantile.
Ma certo infantile non era nelle sue attenzioni verso il sesso femminile ; più in generale, una sua qual specialissima ingenuità conviveva con una certa malizia e con un forte senso dell’umorismo, spesso caustico.
Quando aveva stima di qualcuno (ma anche quando ne aveva bisogno, il che comportava la necessità per il suo interlocutore di comprendere bene le situazioni) era sinceramente affettuoso ; altrimenti lo ignorava del tutto.

Anche queste ambiguità rinviavano a Mozart, del quale talvolta Maag diceva non so quanto scherzosamente di essere almeno in parte la reincarnazione.
Il mistero se n’è andato con lui.

Peter Maag, Maurizio Jacobi e Regina Resnik ai tempi della Bottega di Treviso

 

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7 Commentaires

  1. Ricordare il Maestro e l’uomo Peter Maag nel panorama musicale “classico” di oggi è come il portare un po’ poesia, umanità e luce in luoghi desolati e freddi.
    Grazie all’avv. Jacobi

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