È questo il nome con cui la Traviata dello Sferisterio di Macerata è conosciuta in tutto il mondo, perché in tutto il mondo è stato rappresentato questo irripetibile ed emozionante allestimento, che trova il suo inconfondibile punto di forza nella straordinaria scenografia di Josef Svoboda : un grande specchio inclinato che rimanda l’immagine delle tavole del palcoscenico a terra, sulle quali vengono fatti scorrere manualmente teloni dipinti che, nell’immagine riflessa alle spalle degli artisti, costituiscono i numerosi fondali delle diversescene descritte nel libretto. Un gioco bello dal punto di vista formale e significativo dal punto di vista sostanziale, perché il grande specchio, inclinato per gran parte dello spettacolo, nel finale si alza a perpendicolo e il pubblico vede nello specchio il colonnato dello Sferisterio e sé stesso : nei momenti più dolorosi della vita e nel nostro “finale”, insomma, siamo tutti davanti a uno specchio. L’effetto è talmente suggestivo che, anche nella serata a cui abbiamo assistito, il pubblico ha applaudito per ben due volte la scenografia : nel momento iniziale in cui lo specchio si alza e durante un cambio scena, mentre gli attrezzisti ripiegano i fondali.
Per la parte scenotecnica e registica rimandiamo alle altre recensioni delle edizioni scorse presenti nel sito.
Alla guida della brava Orchestra Filarmonica Marchigiana la direzione di Domenico Longo, seppur sicuramente adeguata nell’accompagnare il canto, risulta un poco impersonale e avara di tensione, oltre che lenta nei tempi, per cui il dramma di Violetta rischia di scivolare via senza particolari vibrazioni e con poca tensione drammatica.
Nino Machaidze è una Violetta di notevole bellezza, dalla voce luminosa, dotata bel timbro scuro e vellutato, sicura in tutti i registri ; in lei, oltre alla presenza scenica, si apprezzano le agilità curate.
Anthony Ciaramitano è un Alfredo irruento e temperamentoso, senza difficoltà nei passaggi di registro e nelle salite all’acuto, che risultano piene e sonore. Claudio Sgura, che ha sostituito l’indisposto Roberto De Candia, si impone per la notevole altezza e l’autorevolezza del canto : la voce è scurissima, morbida e duttile. Adeguati tutti i numerosi comprimari e il Coro lirico marchigiano, ben preparato da Martino Faggiani.
In mezzo alle due recite di Carmen e Traviata, sabato 29 luglio abbiamo assistito all’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi in occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, per la quale il compositore scrisse la partitura, affidata nella rappresentazione al MOF alla mano esperta di Donato Renzetti e ai bravi complessi del Teatro Comunale di Bologna ; orchestra e coro (preparato da Gea Garatti Ansini) di giusta compattezza, mentre le voci soliste erano Selene Zanetti, Vasilisa Berzhanskaya, Antonio Poli e Roberto Tagliavini.