Fedele all’intento di estendere e di arricchire sempre più la propria attività con programmi diversificati e ospitati in nuovi spazi, nel 2020 la Società del Quartetto propone fra l’altro due cicli di concerti pianistici che, da gennaio a maggio, affiancheranno quelli della sua tradizionale stagione in pieno svolgimento alla Sala Verdi del Conservatorio. Il primo è legato all’anniversario dei 250 anni dalla nascita di Beethoven celebrato anche all’inizio della stagione nell’ottobre scorso da un ospite illustre come Jordi Savall, e prevede l’esecuzione integrale delle 32 Sonate per pianoforte scandita in otto appuntamenti (dal 19/1 al 4/4) sotto il titolo Beethovenmania. Gli interpreti sono quattro pianisti italiani fra i più rappresentativi della loro generazione : da Andrea Lucchesini e Pietro De Maria, cinquantenni nel pieno di una luminosa carriera internazionale, al trentenne Gabriele Carcano talento applaudito nelle sale più prestigiose del mondo, all’emergente Filippo Gorini che a 24 anni si è già fatto apprezzare non solo in Italia.
“L’idea di fondo nel proporre questo ciclo integrale delle trentadue Sonate di Beethoven, più le Variazioni Diabelli”, conferma il direttore artistico del Quartetto, Paolo Arcà, “è stata proprio quella di affidarne la realizzazione a pianisti italiani di tre generazioni diverse. Sono tutti affermati concertisti, ciascuno con una storia artistica peculiare, che possono testimoniare del particolare momento felice che la nostra scuola pianistica sta attraversando.
Un omaggio italiano al genio di uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, con otto concerti che ci danno conto dell'incredibile progredire artistico nelle diverse fasi della sua vita, da un iniziale e più o meno esplicito omaggio al modello haydniano fino al cammino, attraverso progressivi mutamenti di stile, verso le arditezze visionarie delle ultime sonate”.
Com’è avvenuto negli ultimi quattro anni per questi concerti (pomeridiani e nel weekend) il ciclo si svolge a Villa Necchi Campiglio, elegante residenza costruita negli anni Trenta del secolo scorso dall’architetto Piero Portaluppi, ovvero nell’area chiusa da vetrate su un lato del giardino, un tempo destinata al tennis e oggi riconvertita in sala della musica dall’acustica perfetta. La villa, che è sotto l’egida del FAI, ospita i raffinati arredi d’epoca originali e due preziose collezioni d’arte, del Novecento e del Settecento. Dietro prenotazione, il pubblico può visitarla alla fine dei concerti accompagnato da una guida.
Diversa ma non meno attraente è la rassegna proposta, sempre a partire da gennaio e fino a maggio, in collaborazione con il Teatro Franco Parenti : anche qui otto concerti, riuniti sotto il titolo Pianisti di altri mondi, con programmi che (come recita il sottotitolo) vanno dal jazz alle sonorità contemporanee. I concerti si terranno alle 11, con un appuntamento conclusivo e serale ai Bagni Misteriosi, uno dei luoghi suggestivi di questo teatro che non è fatto solo di palcoscenici e platee tradizionali ma di spazi alternativi, aperti a spettacoli diversi e ad incontri tra il pubblico e gli artisti. “Milano è una città culturalmente unica anche perché le istituzioni milanesi sanno collaborare fra loro”, dichiara Ilaria Borletti Buitoni, presidente della Società del Quartetto. “E Pianisti di altri mondi è il frutto di queso spirito che porterà al Franco Parenti per il Quartetto artisti straordinari con programmi affascinanti”.
Il percorso artistico del ciclo (dal 19/1 al 22/5), ideato da Gianni Morelenbaum Gualberto, vuol essere uno straordinario viaggio attraverso zone geografiche, culturali, temporali e stilistiche le più diverse per conoscere meglio la produzione musicale del Novecento, in particolare extra-europea, e seguirne gli sviluppi fino ai nostri giorni. Rivelandone il fascino, la varietà, la ricchezza e sfatando la fama d’incomunicabilità che ancora accompagna parte della musica novecentesca e contemporanea. Gli interpreti di questo attraente programma sono artisti di notorietà internazionale : da Vijay Iyer, star americana dell’improvvisazione che sa fondere in modo trascinante il jazz con i song e le canzoni popolari del Nuovo Mondo, a Vanessa Wagner dal virtuosismo ipnotico in tutte le declinazioni e nel rapporto fra il suo strumento e l’elettronica ; da Yonathan Avishai impegnato con passione nella scoperta delle consonanze fra la musica popolare e quella accademica delle Americhe, all’australiana Lisa Moore capace di realizzare uno spettacolare connubio fra musica e azioni visive sia eseguendo pagine dei più celebri compositori d’oggi sia valorizzando in modo speciale la produzione di musiciste che ad essa si sono dedicate. In cartellone brillano poi altri nomi : Timo Andres che da pianista affianca ai padri storici della musica americana i loro attuali eredi e da compositore è stato eseguito con successo anche in Italia da gruppi importanti come Sentieri Selvaggi ; Simon Ghraichy che, francese di nascita ma libanese e messicano di origine, rappresenta lo spirito della rassegna esplorando le radici europee delle musiche popolari o d’autore latino-americane. E ancora, Jason Moran, personaggio di spicco della cultura afro-americana, curatore del Withney Museum e ospite da anni della Biennale di Venezia, oltre che organizzatore di raffinati concerti.
Il ciclo si conclude con un festosa rievocazione jazz dedicata a Charlie Parker, il leggendario sassofonista che fu tra i padri del be-bop, del quale ricorre nel 2020 il centenario della nascita. Affidata a Emmet Cohen, Aaron Goldberg, Danny Grissett, talentuosi pianisti americani dell’ultima generazione, e all'italiano Dado Moroni che si alterneranno su due pianoforti suonando da soli, in coppia e perfino a otto mani da ben noti protagonisti quali sono dell’odierna improvvisazione.
“Ancora una volta”, sottolinea Andrée Ruth Shammah, direttrice e anima del Franco Parenti, il nostro teatro rafforza il suo costante interesse per la contemporaneità. Ed è punto d’osservazione privilegiato del panorama creativo internazionale in una città come Milano oggi al centro della vita culturale del Paese”.