Giuseppe Verdi  (1813–1901)
Aida (1871)
Opera in quattro atti
Libreto di Antonio Ghislanzoni, da una vaersione francese di Camille du Loclee su soggetto di Auguste Mariette
Prima assoluta  il 24 dicembre 1871 all'Opera del Cairo.

Direzione musicale Francesco Lanzillotta
Regia Valentina Carrasco
Scene Carles Berga
Costumi Silvia Aymonino
Luci Peter van Praet
Coreografie Massimiliano Volpini
Assistente alla regia Lorenzo Nencini
Assistente ai costumi Maria Melchiorri
Assistente alle coreografie Maria Caterina Mambretti

Il re Fabrizio Beggi
Amneris Veronica Simeoni
Aida Maria Teresa Leva
Radamès Luciano Ganci
Ramfis Alessio Cacciamani
Amonasro Marco Caria
Un messaggero Francesco Fortes
Una sacerdotessa Maritina Tampakopoulos

Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”

Maestro del coro Martino Faggiani
Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”

con la partecipazione dei 100 Cittadini

nuovo allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio

Macerata, Arena Sferisterio, 1° agosto 2021, Ore 21

Lo Sferisterio di Macerata fa 100. Esattamente cento anni fa, nell’estate del 1921, lo Sferisterio smise di essere uno stadio e diventò un teatro d’opera : davanti al grande muro pensato da Ireneo Aleandri quasi cento anni prima (il progetto è del 1823 e l’inaugurazione del 1829), andava in scena Aida in uno sfarzoso allestimento voluto dal Conte Pier Alberto Conti per la sua amata, il soprano Francisca Solari. E dunque l’edizione del centenario (sebbene le stagioni siano di meno, l’attuale è la 57^, in quanto si sono avute due stagioni negli anni Venti e poi ininterrottamente dal 1967 a oggi) non poteva che proporre due titoli, obbligati : una nuova Aida e la Traviata con lo specchio di Josef Svoboda che è l’allestimento simbolo dello Sferisterio, quello che l’ha reso noto nel mondo e che a tutt’oggi non smette di emozionare il pubblico.

Aida nel petrolio

L’Aida di Valentina Carrasco è ambientata in un Egitto desertico e coloniale : sulle dune aranciate della scena essenziale e atemporale di Carles Berga, consentono la datazione temporale gli splendidi costumi di Silvia Aymonino, sempre apprezzata costumista, ma qui in una delle sue migliori prove. Caftani neri per i sacerdoti, completati da turbanti e mascherine da cui spuntano lunghissime e sottili barbe bianche ; caftani bianchi per le sacerdotesse ; raffinati abiti inizio Novecento in stoffe preziose per Amneris e la sua corte ; tuniche coloratissime con copricapi in tinta per gli Etiopi, completati da trucco tribale e tatuaggi monocromatici ad avambracci e mani. La regista descrive una terra incontaminata, dove una natura desertica domina sovrana e l’uomo si muove e vive in sintonia con essa ; poi prevale lo spirito del predatore colonialista, un popolo vuole sottometterne un altro in modo da predarne le sue risorse naturali : tubi di ogni dimensione si snodano sopra le dune per l’estrazione e la captazione del petrolio. Il momento del trionfo diventa così il trionfo dell’imperialismo, il trionfo del petrolio, il trionfo dell’oro nero, la costruzione di un oleodotto e di un impianto di raffinazione, lo stoccaggio di barili e la conseguente riduzione in schiavitù di una popolazione (la danza dei moretti è istigata dalla loro fame e dal rincorrersi per rubare qualche avanzo commestibile arraffato alla tavola di Amneris).

La diversa collocazione temporale non cambia i rapporti di forza tra i personaggi e, anzi, aggiunge un nuovo, pregnante significato alla rappresentazione. Fondamentali per l’economia della messa in scena le splendide luci di Peter van Praet, davvero un indescrivibile capolavoro, e le coreografie evocative di Massimiliano Volpini.

Francesco Lanzillotta, direttore musicale del Macerata Opera Festival, sottolinea la cupa drammaticità di alcuni passaggi, senza mai cedere a un banale patetismo, e cura l’intimità di quelle pagine per le quali Aida resta nel cuore dello spettatore (il terzo atto è forse il migliore dei quattro in una resa musicale di buon livello complessivo): sonorità rarefatte, colori tenui, trasparenze eteree e pianissimi suggestivi ben resi pur in un enorme spazio aperto. Chi ama davvero Aida sa che non è opera di trionfi e marce.. L’Orchestra Filarmonica Marchigiana è evidentemente a suo agio e rende una prestazione notevole sia nelle parti solistiche sia nel complesso in un convincente flusso sonoro amalgamato e disteso come un placido fiume di oro nero incandescente e infiammato, ben accompagnata dalla Banda Salvadei, schierata nel secondo atto a un lato del grande palcoscenico.

Aida (Maria Teresa Leva)

Maria Teresa Leva è Aida, forse più a suo agio negli spazi chiusi piuttosto che nel grande Sferisterio all’aperto : la voce è espressiva e di bel colore, capace di indagare soprattutto i numerosi momenti di intimo ripiego ma, soprattutto nel registro grave, risulta un po’ piccola e a tratti resta a fatica udibile.

Radamès (Luciano Ganci)

Luciano Ganci dà a Radamès vigore fisico e forza vocale : acuti squillanti e ben timbrati, grave sonoro e vellutato, accenti convincenti e sinceri.

Il Re (Fabrizio Beggi), Amneris (Veronica Simeoni)

Veronica Simeoni è una sofisticata e snob Amneris : il mezzosoprano porta a casa una prova che cattura il pubblico soprattutto perché scolpisce il verso in modo sicuro e tornito e il pubblico non perde una sillaba del suo canto, sia parole che fraseggi : perfettamente a suo agio nel ruolo dal punto di vista attoriale, vocalmente affronta con mestiere e intelligenza un ruolo forse non perfettamente nelle sue corde quanto a peso vocale. Marco Caria è un Amonasro di classe : non barbaro urlante ma re altero e appassionato. Al convincente Ramfis di Alessio Cacciamani si affianca il Re di Fabrizio Beggi, altrettanto convincente pur nel ridimensionato ruolo quasi di “khedivé”. Perfetta la Sacerdotessa di Maritina Tampakopoulos dalla voce piena e sonoro il Messaggero di Francesco Fortes. Notevole la prova del Coro Lirico Marchigiano, preparato ottimamente da uno specialista quale Martino Faggiani.

Ballerini

Un plauso ai ballerini, i cui interventi, in diversi momenti dello spettacolo, hanno aumentato l’emozione, il fascino e i significati dell’allestimento (si pensi in particolare a quando si rotolano sulle dune avvolti in mantelli di velo arancio, stessa tonalità del deserto). L’inserimento come comparse di un simbolico gruppo di“100 cittadini” ha richiamato l’edizione del centenario, ricordato i 100 consorti che consentirono l’edificazione dello Sferisterio e, ci auguriamo, sottolineato l’importanza della presenza dei cittadini in uno scambio virtuoso con le istituzioni politiche e il mondo culturale.

Sferisterio esaurito, molti applausi a scena aperta, un trionfo nel finale, pubblico visibilmente soddisfatto.

Finale : Amneris (Veronica Simeoni)
Avatar photo
Francesco Rapaccioni
Giornalista pubblicista dal 1996, segue con grande passione il teatro in genere e prosa e lirica in particolare, recensendo spettacoli e concerti sia in Italia che all'estero per testate nazionali e locali. Da anni conduce trasmissioni radiofoniche culturali su circuiti nazionali e regionali. Legge e viaggia in modo compulsivo e, al tempo stesso, dirige un piccolo teatro a San Severino Marche, in provincia di Macerata. Dopo alcuni anni negli Stati Uniti, vive oggi stabilimente in Italia, nelle Marche, dove si occupa anche di promozione culturale e turistica del territorio. Ma sempre con uno sguardo attento e curioso a ciò che accade nel mondo.

Autres articles

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire !
S'il vous plaît entrez votre nom ici