Giuseppe Verdi (1813–1901)
Ernani (1844)
Melodramma lirico in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave, da Hernani (1830) dramma in cinque atti di Victor Hugo

Direzione : Michele Mariotti

Piero Pretti : Ernani
Eleonora Buratto : Elvira
Vladimir Stoyanov : Don Carlo
Roberto Tagliavini : Silva
Carlotta Vichi : Giovanna
Paolo Antognetti : Don Riccardo
Federico Benetti : Jago

Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del Coro : Martino Faggiani
Filarmonica Arturo Toscanini 

Parma, Teatro Regio, Venerdì 25 settembre 2020

Ridimensionato per causa di COVID, il Festival Verdi di Parma, edizione 2020 avrebbe dovuto svolgersi tutto all'aperto nel Parco Ducale. Così è stato per Macbeth (vedi sotto la nostra recensione), ma la prima serata del Requiem di Verdi ha dovuto essere annullata a causa delle cattive condizioni meteorologiche. L'incertezza del tempo e il brutale raffreddamento delle temperature hanno portato la direzione del Festival a rimandare la seconda opera in programma, Ernani all'interno del Teatro Regio. Così, per la prima volta in sette mesi, il teatro ha riaperto, con soddisfazione di tutti, tanto più che, di conseguenza, questo Ernani non aveva bisogno di un impianto audio ed è tornato in condizioni "normali".

 

 

 

Rigoroso protocollo sanitario, una poltrona su due, plexiglas attaccato allo schienale per evitare il contatto con  la fila dietro, rispetto della distanza fisica, presa di temperatura, lo spettatore che viaggia attraverso i teatri è ormai abituato ai nuovi riti che sembrano stabilizzarsi in modo duraturo. Questo è il prezzo da pagare per l'ascolto della musica e noi siamo pronti a pagarlo, soprattutto quando si tratta di esecuzioni della qualità di questo Ernani il cui successo è una continuazione di quello di Macbeth di qualche settimana fa. E Anna Maria Meo, direttore generale, ha potuto introdurre la serata con la visibile gioia di trovarsi di nuovo dopo sette mesi nel "suo" teatro, dove orchestra e coro anche loro sono distanziati.

Orchestra e coro distanziati

Ernani è una delle opere più emblematiche del primo periodo verdiano, e senza dubbio una delle più riuscite, basata sul dramma di Victor Hugo, conosciuto in tutta Europa per la famosa battaglia che ne segnò la prima alla Comédie Française nel 1830.

Verdi, alla ricerca di nuovi libretti, si servì di Hugo, creatore del Dramma romantico che aprì la strada a un nuovo teatro, rompendo con il genere tragico fossilizzato che allora regnava sui palcoscenici. Inoltre, va notato che ciò che non funzionava più in teatro di prosa continuava a funzionare con successo nell'opera. Molte delle opere famose dell'epoca devono la loro gloria a tragedie cadute nell'oblio : solo un esempio, tutti conoscono la Norma di Bellini, ma chi ricorda l'omonima tragedia Norma ou l'infanticide, di Alexandre Soumet, creata qualche mese prima all’Odéon di Parigi che ne è la base.

Ernani è la storia di tre uomini innamorati della stessa donna, un re, un proscritto, un Grande di Spagna. Il proscritto è Ernani, in realtà Don Juan D'Aragón, il nemico giurato del re, Silva è il vecchio – il tutore di Elvira – che è innamorato di lei (un po' di più e saremmo nel Barbiere di Siviglia) e il re Carlo, che non è ancora l'imperatore Carlo Quinto trova Ernani sulla sua strada, innamorati tutti e due della stessa donna e non siamo cosi lontani del Trovatore. Con Hugo, l'eccesso (soprattutto nelle prime scene) potrebbe rapidamente trasformarsi in burlesque : con Verdi, e senza dubbio perché siamo all'opera, tutto passa senza problemi.

Per evitare che Elvira cada nelle grinfie del re, (il baritono malvagio) Silva (il basso) ed Ernani (il tenore) stringono una momentanea alleanza e Ernani dà la vita come pegno a Silva. Cospirano, la trama fallisce, ma il re diventa imperatore Carlo V, e perdona Ernani dandogli Elvira. Felicità totale, tranne che Silva viene a reclamare il suo debito (la vita di Ernani) e il matrimonio di Ernani ed Elvira diventa un matrimonio di sangue.

Carlo difficilmente poteva essere il selvaggio che Hugo aveva descritto, il libretto di Piave non è cosi “cattivo” dell’originale Hugoliano per motivi di censura (prima assoluta a Venezia allora ancora terra d’Impero Asburgico : l'elevazione all'Impero (nell'Atto III) provoca in Carlo, quella clemenza che fa grandi sovrani e grandi imperatori.

Se vocalmente le parti maschili sono abbastanza equilibrate, la parte di Elvira è temibile, e riserva tutte le possibili trappole a un soprano : un ampio spettro che va dalle note basse profonde agli acuti assassini, un'aria iniziale (Ernani, Ernani involami) con tutte le difficoltà che l'opera nella sua folle fantasia può riservare, note basse, note alte, agilità, senza contare la cabaletta come bonus. E molte indiscusse dive si sono contese il ruolo, a cominciare da Mirelli Freni con Muti alla Scala nel 1982 (regia di Ronconi non troppo riuscita, ma una compagnia di canto come sapevano fare alla Scala in quegli anni : oltre a Freni, Domingo, Bruson, Ghiaurov.

Un recente Ernani di Lione (poco meno di un anno fa) diretto dall'eccellente Daniele Rustioni, aveva mostrato una Carmen Giannatasio senza fiato e irrilevante nel ruolo. Qualche anno fa invece, al MET, Angela Meade aveva trionfato al fianco di Francesco Meli, luminoso, Placido Domingo (come Carlo) e Belosselsky come Silva, nella buca, James Levine che è sempre stato un grandissimo verdiano. Grande ricordo.
Vale a dire che Ernani è sempre una sfida, che è stata raccolta con brio da una compagnia equilibrata e con due ruoli "nuovi", Piero Pretti per Ernani, ed Eleonora Buratto per Elvira, mentre Roberto Tagliavini era Silva e Vladimir Stoyanov Carlo al posto di Amartuvshin Enkhbat impedito dalla difficoltà di viaggiare in tempi covidini.

Michele Mariotti

Sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini, Michele Mariotti conferma ad ogni sua apparizione in Verdi di essere uno dei suoi migliori esegeti attuali. Ricordiamo la sua recente Aida napoletana (vedi il nostro articolo), vibrante, delicata, raffinata, e ci troviamo con un'interpretazione di Ernani nella stessa linea, di grande chiarezza, mai coprendo le voci e sostenendole il più possibile, molto emozionante e ritmica e mai chiassosa, cercando sempre di esaltare la raffinatezza e la delicatezza, nonché l'intimità del dramma, attraverso la messa in evidenza della strumentazione e dell’architettura della partitura. Una direzione che dimostra come Rossini sia un'ottima scuola per il Verdi di questo periodo, per le raffinatezze, per la leggerezza dell'orchestra e la fluidità.
Mariotti arriva ora a una fase molto matura di una carriera che è indubbiamente destinata a diventare un punto di riferimento per Verdi. Il suo Ernani è prima di tutto un dramma intimo, dove il tragico esito è annunciato fin dal preludio : la storia di un perdente, di fronte a Carlo e Silva, ma anche di fronte alle sue azioni, condannato al fallimento. Solo l'amore fiorisce, ma nel momento della felicità suona l’ora della morte. Mariotti fa capire perfettamente questo dramma di fallimento e di tragica ironia, nello spirito di Hugo (in Hernani come in Ruy Blas) dove i più nobili sono vittime dei drammi del mondo. Approccio magnifico, che rifiuta ciò che potrebbe essere brillante ma gratuito (è così facile caderci) qua invece tutte le inflessioni hanno senso. Il colore di quest'Ernani prefigura in qualche modo Don Carlos.

Il coro, ben preparato da Martino Faggiani, perde forse un po' di potenza, posto assai lontano in fondo al palcoscenico (distanza sociale d'obbligo), ma l'esecuzione è di grande qualità, con un punto speciale per Si ridesti il Leon di Castiglia, ricco di accenti e colori.

Piero Pretti

Al servizio di questo approccio, un cast che dimostra che il canto verdiano, passato qualche anno fa per un periodo grigio, è di nuovo ricco di futuro, a cominciare dalle tre parti più piccole, ben cantate da Carlotta Vichi (Giovanna), con bel timbro, Paolo Antognetti, con voce chiara et Federico Benetti (Jago).
Due cantanti Piero Pretti ed Eleonora Buratto, i ruoli principali, cantavano le loro parti per la prima volta.
Piero Pretti non ha il timbro luminoso di un Meli (che tra l’altro ha perso un po' della sua luce solare per questo tipo di ruolo); ma Pretti incarna il personaggio voluto senza particolare carisma, ma molto bravo, molto giusto e molto sensibile, e anche particolarmente preciso dal punto di vista canoro. Non c'è istrionismo, il canto è controllato, tecnicamente impeccabile, le inflessioni sono giuste, e soprattutto fa sentire la malinconia insita nel personaggio e conferisce al ruolo un colore insolito, quasi crepuscolare, che apre nuovi orizzonti.

Roberto Tagliavini

Intorno a lui sono notevoli anche gli altri due contendenti : Roberto Tagliavini, visto a Napoli sia nell'Aida che nella Nona di Beethoven quest'estate, dimostra ancora una volta di essere il basso italiano di riferimento oggi : dizione e fraseggio impeccabili, proiezione, profondità, sonorità, c'è tutto, con presenza vocale impressionante, ancora più convincente che a Lione l'anno scorso.

Vladimir Stoyanov

Vladimir Stoyanov, tanto apprezzato nell’edizione 2019 del Festival come Francesco Foscari, mostra anche qui una tecnica esemplare : dizione accurata, ogni parola è scolpita e porta ogni inflessione, ogni accento ; Stoyanov ha una tecnica bellissima, al servizio di un’interpretazione molto sensibile : è un Carlo molto espressivo, la sua aria Oh de' verd'anni miei è un esempio di incarnazione, senza mai peccare per eccesso o essere dimostrativo, ma sempre attento a dare il colore giusto del personaggio.

Eleonora Buratto

Infine, Eleonora Buratto, la cui carriera è seguita con interesse da un ruolo all'altro è all’altezza della sfida. È stato sottolineato come il ruolo sia spesso una trappola per soprani. Eleonora Buratto mostra fin dall'inizio facilità nell'agilità, e soprattutto una voce molto larga e omogenea, con note basse davvero splendide, oltre a una notevole capacità di salire verso l’acuto : la voce si è ampliata, ha guadagnato in volume, e la sua Elvira si afferma fin dall'inizio come una delle migliori di questi ultimi anni. È certo che il ruolo continuerà a maturare, e che piccole asprezze, soprattutto nelle note alte, a volte leggermente metalliche, scompariranno : questa Elvira ha un grande futuro !

Ecco una serata che fa onore agli sforzi del festival per garantire un programma di riferimento che faccia dimenticare anche solo per un momento i disastri di Covid. Verdi ha trionfato, e questa è gioia vera.

Applausi finali

 

Autres articles

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire !
S'il vous plaît entrez votre nom ici