Regina Resnik, per gli amanti dell'opera della mia generazione, è un altro mito. la sua personalità scenica era tale da rendere ogni sua apparizione indimenticabile. E nella sfera privata lasciava la stessa impressione in particolare quando faceva i suoi “occhi da Clitennestra”, ma anche i suoi occhi dolci da Leonore guardando Florestan…
Maurizio Jacobi, che l’ha conosciuta quando insegnava (magnificamente) ai giovani cantanti, nel crepuscolo di una vita ricca e piena, ci parla di questa figura che non ha mai smesso di difendere ciò in cui credeva, con grande impregno e instancabile energia. Una vera eroina dell'opera.

Il monumento all'olocausto a Kaunas

 

Attorno a Kaunas in Lituania esistevano fortezze difensive ; il Forte IX, diventato sinistra prigione, rinchiuse durante la seconda guerra mondiale gli ebrei lituani in attesa di deportazione nei campi di concentramento.
Tra questi, il padre di Nicolai Arbitblatas.
E Nicolai Arbitblatas, pittore e scultore con lo pseudonimo di Arbit Blatas, autore dei drammatici bronzi sull’Olocausto posti nel Ghetto di Venezia, era il marito amatissimo di Regina Resnik, morto nel 1999.
Nel 2003, Regina chiese in amicizia a mia moglie e a me di accompagnarla a Kaunas per donare, in occasione del Giorno del Ricordo del Genocidio degli Ebrei Lituani, una copia delle formelle bronzee per collocarle sul muro del Forte IX davanti al quale erano stati fucilati centinaia di prigionieri.
La posa fu una cerimonia sconvolgente ; il rabbino interruppe un canto con singhiozzi ; vi parteciparono, venendo da varie parti del mondo, i figli e i nipoti dei pochi ebrei lituani sfuggiti alla catastrofe, e anche il Presidente della Knesset.
Il giorno prima, Regina, invitata a un concerto al Teatro di Vilnius, era stata applaudita da ammiratori che la conoscevano come Diva dell’opera.
Ritornata a casa, distrusse gli stampi dei bronzi

Uno dei bronzi di Arbit Blatas (Ghetto di Venezia)

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Ho raccontato questo episodio perché lo ritengo rivelatore dei diversi aspetti della personalità di Regina Resnik, grande donna oltre che grande cantante, d’impressionante carisma nella vita come sulla scena.
Proveniva da una famiglia di ebrei ucraini immigrati negli Stati Uniti per sfuggire ai pogrom zaristi.
I genitori erano finiti ad abitare nel Bronx, all’epoca quartiere poverissimo e degradato.
Dopo avere superato gravi problemi respiratori, aveva debuttato a soli 19 anni a New York come Lady Macbeth sotto la direzione di Fritz Busch : si tratta di un ruolo che oggi nessuna cantante si sognerebbe di interpretare a quell’età.

Cavalleria rusticana con Regina Resnik e Jussi Björling

Erano seguiti successi mondiali nei ruoli di soprano drammatico ; aveva però dovuto costatare un progressivo oscuramento della voce ; perciò, con formidabile determinazione, aveva ripreso lo studio come mezzosoprano, cominciando a 34 anni una nuova, ancor più grande carriera.
Credo che nessun’altra cantante sia riuscita a interpretare con successo sia Leonora che Azucena, sia Aida che Amneris, sia Micaela che Carmen, e così via.
Ha cantato con Direttori come Clemens Krauss, Dimitri Mitropoulos, Fritz Reiner, Erich Leinsdorf, Herbert Von Karajan, Karl Böhm, Georg Solti, Thomas Schippers, Bruno Bartoletti, Mstislav Rostropovich, Richard Bonynge, Leonard Bernstein, tanto per ricordarne alcuni (oltre al già ricordato Fritz Busch); e nei principali Teatri del mondo.
Ha esplorato un vastissimo repertorio, praticamente da Mozart a Britten ; ha tenuto a battesimo parti importanti in opere nuove (The Warrior di Bernard Rodgers nel 1947, un “remake” della storia di Sansone e Dalila, dove cantava Dalila ; e la prima americana di Peter Grimes al MET nel 1948 dove cantava Ellen Orford).
Quello che tuttora mi stupisce è la facilità che aveva nell’interpretare con perfetta adesione caratteri completamente opposti, per esempio Principessa Eboli e Mrs Quickly ; o Klytämnestra (nell’Elektra di Richard Strauss) e Prinz Orlofsky (Il Pipistrello di Johann Strauss), il che è tutto dire.
Non era solo questione di voce o di tecnica, che sicuramente aveva belle e copiose : era una grandissima attrice capace di impadronirsi fino in fondo dei personaggi che impersonava, mettendo in luce anche aspetti diversi di se stessa, da una parte sacerdotessa del Canto, dall’altra persona di mondo, laica e dotata di indulgente umorismo.
Le sue interpretazioni risultano analitiche e, per dizione e sfumature psicologiche, modernissime ; mentre, sentiti oggi, molti celebratissimi cantanti della sua epoca, al suo confronto, appaiono di un gusto stantio.

Se si vuole una cartina di tornasole, si confronti la sua Carmen di sottile sensualità, rifinita in ogni frase e in ogni accento, con la violenza esteriore e scomposta del Don José di Mario Del Monaco nell’edizione discografica diretta da Thomas Schippers.
Certo non era artista che potesse sopportare la propria naturale decadenza ; per cui a 65 anni ha cambiato ancora, iniziando una nuova carriera, partecipando a musical e cimentandosi con la regia operistica.
Ma, soprattutto, si è dedicata, fino a quando ha potuto, all’insegnamento : a New York, Toronto, Salisburgo, San Francisco, Parigi, Filadelfia.

Regina Resnik con due vincitrici del Concorso "Toti dal Monte" circondata di amici della Bottega

E a Treviso : erano i tempi della Bottega diretta da Peter Maag.
In questo caso, si trattava di alto perfezionamento interpretativo per giovani cantanti che, avendo vinto il concorso per esordire in un’opera, avevano già la tecnica di base (magari qualche carenza c’era, ma era ritenuta risolvibile); occorreva adattarla al ruolo, il che comportava anche un approfondimento culturale (non sempre i cantanti sanno ciò che cantano).
Per quanto ho avuto modo di vedere, il suo sistema di insegnamento era splendidamente empirico : non imponeva agli allievi il proprio modello, ma, esaminate le caratteristiche vocali di ciascuno, ne traeva il massimo delle possibilità.
Proprio per questo le produzioni della Bottega avevano una peculiare caratteristica di musicalità, piacevolezza, compattezza ed equilibrio, anche quando non tutto il materiale vocale era eccezionale.
E il rispetto del compositore ne guadagnava spesso di più che in produzioni di Teatri con ben maggiori risorse economiche.

*****
E torno all’inizio : la personalità di Regina Resnik non può essere capita del tutto se non si tiene conto del suo impegno morale e pratico contro le discriminazioni razziali.
Perché la forza e l’azione che ne derivavano erano catartiche, si trasformavano in un ottimismo contagioso che era alla base anche della sua professione di cantante e di docente, e dei suoi rapporti di amicizia. Era persino capace di infondere una sensazione di felicità, per illusoria che fosse ; e quando scherzosamente sbatteva le ciglia e chiedeva qualcosa con il suo largo sorriso, era impossibile dirle di no.
Poco prima di essere colpita da ictus, Regina mi aveva telefonato da New York ; intendeva fare pubblicare in inglese “I sommersi e i Salvati” di Primo Levi e voleva confrontarsi sul modo migliore di tradurre il titolo.
Poi mi ha inviato sue fotografie con amici e parenti, e il suo sorriso era rimasto intatto.
Se n’è andata serenamente, a una età veneranda, dopo una vita pienamente vissuta.


Guardare il documentario su Youtube : Regina Resnik New York Original :

https://www.youtube.com/watch?v=64ReNbbZiIo

Regina Resnik et Maurizio Jacobi 

 

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