Orfeo nel metrò

Libretto di Alessandro Striggio
Musica di Claudio Monteverdi
ed. Clifford Bartlett, The Early Music Company Ltd.

Personaggi ed interpreti :

Orfeo, Antonio Sapio
Euridice, Eco, Speranza,  Veronica Villa
Musica, Proserpina, Messaggera, Arianna Stornello
Caronte, Plutone,  Lorenzo Tosi
Apollo, Pastore II, Michele Gaddi
Pastore I Danilo Pastore
Pastore III Stefano Maffioletti
Pastore IV Marco Tomasoni
Ninfa Martha Rook
Spiriti infernali Danilo Pastore, Michele Gaddi, Stefano Maffioletti, Marco Tomasoni, Piero Facci

 direttore e clavicembalo
Hernán Schvartzman

regia, scene e progetto luci
Luigi De Angelis

costumi
Chiara Lagani

video
Andrea Argentieri

Orchestra Barocca della Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado”

decorazione delle scene a cura degli studenti
dell'Istituto di Istruzione Superiore "Antonio Stradivari"

progetto di Luigi De Angelis/Compagnia Fanny & Alexander e Hernán Schvartzman
Produzione originale Muziektheater Trasparant, Anversa 2017

Nuova produzione Teatro A. Ponchielli
in collaborazione con Civica Scuola di Milano Claudio Abbado
e Compagnia Fanny & Alexander/E Production

YOUNG BAROCCO – STAGIONE D'OPERA 2019

Teatro “A. Ponchielli”, Cremona 2, 3 e 4 maggio 2019

Normalmente non si fa : ma lo spettacolo "Orfeo nel metrò" è cosi originale, e rende Monteverdi cosi attuale che abbiamo deciso di pubblicare una cronaca della prova generale, che ha entusiasmato il nostro collaboratore Sergio Rizza. La prima (già esaurita) è il 2 maggio, rimangono posti per le altre recite. Monteverdi a Cremona, da ieri a oggi, dal teatro al metrò, da Monteverdi a Buzzati. Tutti sorpresi e commossi, alla fineDa non mancare.

L'impianto scenico

Questo antico ed eterno mito è una storia di ragazze e di ragazzi. Li incontriamo sul treno 1607 della linea Tracia-Mantova-Cremona. I Pastori e la Musica sono venditori ambulanti. I vagoni sferragliano. Ai finestrini scorrono le immagini delle campagne lombarde (i video di Andrea Argentieri). L’Orfeo del tenore Antonio Sapio canta “Vi ricorda o boschi ombrosi” abbigliato da rockstar, con occhiali scuri, brandendo l’asta di un microfono, oppure si filma con lo smartphone durante “Rosa del ciel”. Ma la Messaggiera, cieca, gli occhi glauchi spaventosamente persi nel vuoto, porta la tragica notizia della morte di Euridice. Si fa quasi notte. Di qui il pianto, i visi arrossati di ninfe e pastori, le breaking-news del tg locale che irrompono sugli schermi (« È morta una giovane soprano…la linea alla nostra inviata »). Ai finestrini scorre l’immagine di un tunnel, è la discesa nell’Ade. Orfeo incontra un burbero Caronte, pizzica un basso elettrico portato a tracolla mentre intona “Possente spirto…”. Si alza la parete di fondo e appare la sala del Ponchielli con le luci abbassate…

La sensazione, netta, è che di rado il divino Monteverdi sia parso così contemporaneo, così “quotidiano”, come in questo Orfeo nel metrò alla cui prova generale abbiamo assistito martedì pomeriggio al “Ponchielli” di Cremona, antipasto di apertura di festival che ha già tutta esaurita la “prima” di giovedì 2 maggio e ancora pochi biglietti per le recite di venerdì e sabato (www.monteverdifestivalcremona.it). Una quotidiantà senza forzature, peraltro. Tutto sembra naturale. Tutto sembra vero. Cosa c’è di più vero della disperazione di un gruppo di giovani che perde un’amica ?

Foto di prova della compagnia di canto

Gli spettatori, poco più di cento, non siedono in platea o nei palchi, ma direttamente in palcoscenico, passeggeri immaginari all’interno di un vagone “graffitato” e dotato di corrimano e schermi video. Nel corridoio, proprio davanti a loro, si muovono e cantano gli interpreti, tutti giovani, ma professionisti fatti e finiti. Brivido del contatto e immediatezza comunicativa. Ma, anche estrema cura nella recitazione, totale immedesimazione. È il frutto, ci dice la sovrintendente Angela Cauzzi, di estenuanti, ripetute prove, svoltesi peraltro in massima parte a Milano. E a fine spettacolo, per questo Orfeo dei giovani, tra il pubblico ci sono spettatori commossi. Letteralmente commossi. Lo stesso regista appare provato, e felice, come sollevato, con gli occhi visibilmente lucidi : « Spesso, durante le prove, arrivavamo ad abbracciarci, a piangere ». È lui, Luigi De Angelis, nato in Belgio da padre italiano, studi a Bologna e una compagnia, la “Fanny e Alexander”, fondata a Ravenna, l’ideatore di questa produzione super originale, « iper-contemporanea », realizzata con Hernan Schvartzman alla testa dell’ensemble antichistico della Scuola Civica di Milano. Il lavoro in origine proviene da Anversa, anno 2017, è vero, ma qui a Cremona è tutto nuovo. Lo dice al Wanderersite lo stesso De Angelis : « Qui è tutto più approfondito, più completo. Ad Anversa l’Orfeo era in una dimensione da saggio di fine corso, qui abbiamo invece tutti professionisti, anche se giovani. E poi l’idea di Buzzati è realizzata solo qui ».

Il regista Luigi De Angelis

Il Poema a fumetti (capolavoro di culto per De Angelis, che ne tiene una copia in camerino, come un amuleto) altro non è che il mito di Orfeo ambientato nella Milano dei nostri giorni, e illustrato dallo stesso Dino Buzzati : Orfi, popstar, idolo delle ragazze al Polypus, figlio minore dei conti decaduti Baltazano, perde la sua Eura e la insegue negli inferi : la loro bocca si apre nell’immaginaria via Saterna, tra largo La Foppa e via Solferino.

Il disegno di Buzzati si ritrova nei costumi di Chiara Lagani, nelle scene dello stesso De Angelis decorate dagli studenti dell’Istituto superiore “Stradivari”. Ma l’ispirazione sembra aver scavato più nel profondo. Come non pensare, per l’idea stessa del metrò, all’epilogo del Poema, a Orfi che raggiunge finalmente la sua Eura, dopo una corsa a perdifiato, in una allucinata Stazione Centrale ? Proprio lì, “i treni i direttissimi gli espressi dell’eternità partono alle ore 2000, alle ore 2.30, alle 23.30, alle ore perdute per sempre, tutto è stato disposto, le caldaie sono piene di stupendo vapore. Via ! Via ! Non partono. Non partiranno mai. Sono i treni dei morti”.

Conclude la Eura di Buzzati : « Povera favola di Orfeo. Anche se tu non ti volterai indietro, non servirebbe lo stesso. Orfi mio, abbracciami, tienimi stretta, amore. Un giorno ci rivedremo ». Forse ciò che commuove, così nel Poema come in questo Orfeo, è il brivido della gioventù e della vita. Che fuggono per non tornare mai più.

Tavola di Buzzati che raffigura Orfeo alla Stazione dei treni (la Centrale di Milano)

 

Sergio Rizza
Sergio Rizza, milanese, 48 anni, giornalista professionista, è caposervizio del quotidiano free press "Metro", dove lavora dal 2000. Ha seguito e segue, oltre ai maggiori fatti di cronaca e politica, le stagioni di musica concertistica e operistica di Milano e della Lombardia.

Autres articles

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire !
S'il vous plaît entrez votre nom ici