Dicembre 2001, Berlino

20 gennaio 2017
Invece di ricordare un artista che non abbiamo bisogno di ricordare, perché è vivo in noi con la sua musica, Wanderer ha deciso di pubblicare questo breve testo, che presenta l'ultima stagione dei Berliner Philharmoniker con Claudio Abbado direttore musicale.
Un testo all'immagine del direttore scomparso, semplice, sentito, commovente.
A esattamente tre anni dalla scomparsa

Il Parsifal di Richard Wagner è già da tempo nella mia mente.
Dopo avere diretto LohengrinTristano e Isotta, e tanti preludi e brani di opere wagneriane, adesso, alla fine del mio mandato a capo della Filarmonica di Berlino mi dedico al Parsifal. Wagner stesso si è immerso nel Tema durante decenni, prima di poter costruire il suo proprio dramma a partire delle fondazioni del poema epico di Wolfram von Eschenbach. Nessuna altra opera ha mobilizzato la sua attenzione durante un tempo così lungo. Nel Parsifal, Wagner ha riunito una simbolica così ricca e tanti motivi da diversi miti, che l'opera produce significati sempre nuovi e anche spesso molto differenti tra di loro. Per me, naturalmente, la Musica ha un fascino particolare, perché è di una chiarezza e di uno spessore straordinari, e che sotto il punto di vista compositivo costituisce uno sguardo verso il passato, e attraverso una nuova moderna modalità armonica, uno sguardo verso l'avvenire. Stabilisce così un ponte tra il romanticismo e il XX.secolo.

"Zum Raum wird hier die Zeit " ("qua lo spazio diventa tempo"), questa citazione dell'opera deve essere il leitmotiv di questa stagione, della quale Parsifal è il punto nodale. Ho riflettuto a lungo sulla possibilità di portare Parsifal,  "Festival scenico sacro" destinato all'ideale acustico di Bayreuth, sul podio della Philharmonie di Berlino. L'opera di Wagner è un opera d'arte totale (Gesamtkunstwerk), che ci tocca in modo del tutto particolare, e sul quale la musica ha un effetto quasi oggettivo. Allo svilupparsi nella temporalità si aggiunge un'atmosfera spaziale che ci avvolge. Anche Scharoun ((l'architetto della Philharmonie di Berlino)) aveva un'idea propria degli effetti coniugati Spazio – Musica – Uomo, che ha potuto realizzare in maniera geniale con la costruzione della Philharmonie di Berlino. Il mio sogno era questo : mettere insieme queste due visioni.

Sono felice e riconoscente che abbiamo potuto fare fondere delle campane speciali per le importanti scene del Gral, che avrebbero dovuto essere quelle che voleva Wagner per le rappresentazioni. Si sà quanto Wagner teneva a queste campane.

A questo punto, vorrei ringraziare il mio pubblico berlinese per la fedeltà e l'amore che mi ha testimoniato lungo tutti questi anni. Provo una profonda amicizia verso questa città e i suoi abitanti, ai quali rimarrò, anche nel futuro, sempre legato

CLAUDIO ABBADO

Crediti foto : Priska Ketterer/Lucerne Festival

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