Gioachino Rossini (1792–1868)
Il Barbiere di Siviglia (1816)
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Cesare Sterbini da Le Barbier de Séville di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais (1775)
Prima rappr. assoluta il 20 febbraio 1816 al Teatro di Torre Argentina, Roma

DIRETTORE E CLAVICEMBALO Stefano Montanari
MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani
PROGETTO VISIVO Gianluigi Toccafondo

CONTE D’ALMAVIVA  Giorgio Misseri
DON BARTOLO Marco Filippo Romano
ROSINA Chiara Amarù 
FIGARO Davide Luciano
DON BASILIO Nicola Ulivieri
FIORELLO Alessandro Della Morte*
BERTA Francesca Benitez
UN UFFICIALE Alessandro Fabbri

*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Roma, Teatro dell'Opera al Circo Massimo, 4 agosto, Ore 21

Seconda produzione di questa stagione estiva del Teatro dell'Opera al Circo Massimo, Il Barbiere di Siviglia in versione da concerto, con una spazializzazione minimale e illustrazioni proiettate sul grande schermo (i titoli delle arie scritti con grafica colorata)
Stefano Montanari, che i lionesi conoscono bene per la sua presenza regolare all'Opéra de Lyon, dove nel 2017 ha diretto
La Cenerentola nella regia di Stefan Herheim (opera da lui diretta anche a Roma), ne è stato il direttore musicale, alla guida delle forze del Teatro dell'Opera e con un cast buono, dominato dall'ormai inevitabile Figaro di Davide Luciano, ma anche con una deliziosa Chiara Amarù nel ruolo di Rosina, e Marco Filippo Romano scatenato nel ruolo di Bartolo. Una serata che ha segnato il quasi esaurito..

Con Rigoletto, Il Barbiere di Siviglia, Die lustige Witwe (La Vedova allegra), Il Teatro dell’Opera di Roma propone per questa stagione estiva scossa dal Covid tre titoli in grado di raccogliere un vasto pubblico, e così è stato stasera per questo Barbiere. Nel caldo dell'estate romana, in una Roma non disturbata dalle masse (le orde?) di turisti, c'è il pubblico, per lo più italiano (lo si capisce subito dall'eleganza dei vestiti estivi) e si può godere del Palatino illuminato, del canto delle cicale, ma anche dei rumori della città, dei bar circostanti, delle ambulanze, delle auto. È un background inevitabile, ma accettato con buona grazia.

Questo Barbiere di Siviglia non è messo in scena, ma in qualche modo “spazializzato”, ogni elemento del cast conosce bene l'opera, e i personaggi si muovono un po’ e un po’ fanno ridere, o sorridere. È certamente minimalista, ma occupa lo spazio del proscenio, poiché sul palcoscenico c'è anche l'orchestra con strumenti distanziati, e il coro in sottofondo distribuito su tutta la larghezza dell’ampio spazio. Un Barbiere di Siviglia su uno spazio così immenso non è abituale, e cambia la percezione dell’insieme.

Chiara Amarù (Rosina) e Stefano Montanari (Direzione)

Sullo sfondo, sul grande schermo, si susseguono colorate "diapositive" che danno i titoli delle arie e pezzi d'insieme (progetto visivo di Gianluigi Toccafondo), illustrando un'atmosfera gioiosa e una trama qui esposta come un susseguirsi di pezzi famosi. Comunque, questa gioiosa esibizione, anche se elementare (non c'è troppa fatica creativa dietro di essa), contribuisce a dare alla serata il colore leggero della musica di Rossini.  Non dimentichiamo che Il Barbiere è stato creato a poche centinaia di metri di distanza, al Teatro della Torre Argentina. Quindi questo Rossini è un po' a casa.

A Stefano Montanari è stata affidata la direzione musicale (come quella de La Vedova allegra, vedere la recensione sotto). Questo direttore d'orchestra, di cui Serge Dorny, il manager dell’Opera di Lione, si è fidato per gran parte del repertorio settecentesco proposto a Lione negli ultimi anni, è infatti prima di tutto un violinista, il violino di spalla dell'Accademia Bizantina di Ottavio Dantone per 17 anni, e specialista del repertorio barocco. Si è guadagnato poi i galloni da direttore d'orchestra a Lione, ed è ora giustamente riconosciuto altrove (Stoccarda, Zurigo, Londra, Valencia, Vienna) e in Italia è ora visibile in tutti i maggiori teatri (Venezia, Cagliari, Roma, Napoli, Bergamo). A Lione doveva dirigere questa primavera una produzione de Le Nozze di Figaro regia del cineasta Olivier Assayas, annullata per causa del Covid e rimandata in tempi migliori.

Montanari, che è anche pianista, era anche al clavicembalo per il continuo. Nella direzione si riconosce immediatamente il suo tocco, la sua energia, e soprattutto la sua precisione e chiarezza. Quando si è abituato alla sua vivacità e ai suoi tempi sostenuti, si rimane un po' sorpreso di sentire un Barbiere meno frenetico del previsto, anche se con bella scansione generale e con concertati magnificamente sostenuti. È attento ad essere in fase coi cantanti, a sostenerli, a non lasciarsi mai andare troppo, quasi "limitato" nei suoi impulsi. La sua direzione piuttosto cesellata manca un po' della follia per cui lo conosciamo a volte. Rimane in una prudente conformità. Forse una regia avrebbe potuto dare un ritmo all'insieme e un colore più marcato alla direzione musicale ? Resta il fatto che questa direzione del Barbiere ci lascia un capello all'appetito.

Il coro, seduto in fondo con distanziamento, è come sempre particolarmente ben preparato da Roberto Gabbiani, uno dei grandi maestri del coro in Europa, con un bel fraseggio e in condizioni non facili.

Tutta la compagnia di canto è omogenea e difende la partitura con impegno, prima di tutto ricordiamo la Berta interessante di Francesca Benitez che esce molto bene dalla sua aria Il vecchiotto cerca moglie, con ironia e freschezza, è uno dei momenti più carini della serata. Gli altri ruoli secondari sono ben interpretati, come il Fiorello di Alessandro Della Morte, del programma di formazione "Fabbrica" per giovani artisti dell'Opera di Roma.

Nicola Ulivieri (Basilio)

Nicola Ulivieri è un basso ben noto e il suo Basilio, senza avere la voce la più potente nella Calunnia, è espressivo, con i colori desiderati, e il suo canto non è mai eccessivo o esagerato nella caricatura.

Chiara Amarù (Rosina)

Una bella sorpresa è la Rosina di Chiara Amarù, la voce è chiara, potente, l'agilità impeccabile, la presenza scenica affermata, ma bisognerebbe sentirla con una vera regia scenica per farsi un'idea definitiva, rimane che la cantante pare davvero al suo aggio e per di più molto simpatica.

Figaro (Davide Luciano) e Marco Filippo Romano (Bartolo)

Marco Filippo Romano è un Bartolo che occupa la scena, cercando di recitare il più possibile, e spesso provoca le risate del pubblico. La voce è potente, espressiva, un po' "tutta d'un pezzo" però, senza troppe sfumature, ma è vero che le condizioni di esecuzione non favoriscono le sfumature. Ma rimane un Bartolo buono, che raccoglie molti applausi.

Giorgio Misseri (Almaviva)

L'Almaviva di Giorgio Misseri, fin dall'aria di apertura Ecco ridente in cielo dimostra difficoltà nell’acuto, con problemi d’intonazione, senza accenti nell'espressione : questo ruolo non gli sembra adatto. Il timbro manca di luminosità, l'agilità è difficile, gli acuti non hanno la naturalezza che si sente in altri interpreti della parte. È un po' indietro di una compagnia corretta senza essere eccezionale. La sua aria finale, Cessa di più resistere, risulta un po' più riuscita, ma senza il vero fascino richiesto dal momento, né gli attesi fuochi d'artificio vocali.

Davide Luciano (Figaro)

Davide Luciano non ha grandi difficoltà a imporsi fin da Largo al factotum, la sua aria d'ingresso che è al tempo stesso la firma del personaggio attesa dal pubblico. Non avendo il supporto di una messa in scena che metta in risalto il personaggio, deve subito dare tutto per imporsi.  Infatti, egli mostra una notevole padronanza del volume su tutto lo spettro, soprattutto con acuti trionfanti, e uno stile impeccabile come lo dimostrano sillabati notevoli. È davvero il Figaro del momento, anche se per un personaggio così, il luogo, le condizioni impediscono una recitazione che gli darebbe una potenza incredibile. Avevamo scritto del suo Figaro nel Barbiere di Pesaro nel 2018 (Produzione Pizzi): "è un Figaro incredibile di vivacità, di snellezza. Corre, salta, volteggia, con forse l'unica voce sul palcoscenico a superare totalmente la fatalità della pericolosa acustica della Vitrifrigo Arena : una voce sonora, magnificamente proiettata, con acuti trionfanti ma omogenea in tutto il registro". Non è proprio all'altezza di questo ricordo, semplicemente perché non è diretto da un regista (solo in questi momenti si può giudicare l'importanza della una bella regia). Resta il fatto che domina il palcoscenico e che lo spettacolo nel complesso è particolarmente rispettabile.

Tutto sommato, è stata una bella serata estiva, una bella serata romana, una serata musicale discreta :  un piacevole ricordo, senza essere  Il Barbiere dell'anno, sarà stato quello del mese.

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