Wolfgang Amadeus Mozart (1756–1791)
Idomeneo, re di Creta (1781)
Dramma per musica in tre atti
Libretto di Giambattista Varesco
Prima rappresentazione
Monaco di Baviera, Teatro Cuvilliés, 29 gennaio 1781

Direttore : Michele Mariotti
Regia : Robert Carsen

Scene : Robert Carsen et Luis Carvalho
Costumi : Luis Carvalho
Luci : Robert Carsen et Peter Van Praet
Movimenti coreografici : Marco Berriel
Video : Will Duke

IDOMENEO Charles Workman
IDAMANTE Joel Prieto
ILIA Rosa Feola 
ELETTRA Miah Persson
ARBACE Alessandro Luciano
GRAN SACERDOTE Oliver Johnston
UNA VOCE Andrii Ganchuck *
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Nuova produzione Teatro dell’Opera di Roma
coproduzione con Teatro Real, Madrid,
Den Kongelige Opera, Copenhagen
e Canadian Opera Company, Toronto

Si ringrazia la Comunità di Sant’Egidio per la preziosa collaborazione

 

Roma, Teatro dell'Opera, venerdì 8 novembre 2019[

La storia dell'Opera di Roma è una storia di alti e bassi, nonostante una reale qualità delle sue forze artistiche e tecniche, e in ogni caso l'istituzione rimane con la Scala uno dei riferimenti della vita musicale italiana, soprattutto da quando Carlo Fuortes ne ha assunto la direzione, con la garanzia del direttore musicale Daniele Gatti, nominato qualche mese fa, ma che ha aperto le stagioni del teatro durante gli tre ultimi anni.
Questa produzione di Idomeneo re di Creta conferma questa buona qualità produttiva e musicale con anche l'ottima accoglienza del pubblico. Robert Carsen offre una produzione equilibrata, e Michele Mariotti alla guida delle forze romane dimostra ancora una volta di essere oggi un direttore che conta, e non solo nel repertorio verdiano o rossiniano.

Charles Workman (Idomeneo) Miah Persson (Elettra) Joel Prieto (Idamante), Rosa Feola (Ilia) sulla la spiaggia dei rifugiati

Negli ultimi anni, la scena ha almeno metaforicamente ripreso la questione dei rifugiati : ricordiamo la magnifica produzione di Les Indes galantes di Rameau firmata Sidi Larbi Cherkaoui a Monaco di Baviera, o l'ultimo Nabucco di Ricci/Forte a Parma. Robert Carsen a sua volta firma all’Opera di Roma Idomeneo, re di Creta come un dramma degli esuli (in questo caso troiani) rinchiusi in un campo-prigione dello stato militare-totalitario governato da Idomeneo. Qualsiasi somiglianza…
Il sipario si alza sulle recinzioni di un campo profughi, sorvegliato da soldati armati, da dove emergerà Ilia (soprano), innamorato in segreto di Idamante, che in questa produzione è un tenore (Joel Prieto), secondo la versione viennese (1786), mentre il ruolo era originariamente scritto per un castrato e oggi  più spesso affidato ad un mezzosoprano.
Conosciamo la storia : tutti pensano che Idomeneo sia morto, e come spesso accade nelle tragedie, quando il gatto non c'è i topi ballano : le lingue e i sentimenti si liberano. Lo fa Idamante, liberando i prigionieri troiani e preparando, con grande dispiacere di Elettra, a dichiarare il suo amore a Ilia, la principessa troiana figlia di Priamo. Idamante si dimostra clemente, che è la qualità dei re.Ma Idomeneo, nonostante una furiosa tempesta, si salva a costo della promessa che fece di sacrificare a Nettuno il primo che vede sulla riva. Ed è Idamante, suo figlio… Quindi nasce un certo malessere…Ma tutto finirà bene, perché Nettuno non è un Dio cattivo…Ordina quindi a Idomeneo di lasciare il potere e consegnarlo a Idamante, che potrà sposare Ilia.

Quindi c'è una doppia trama in quest'opera, da un lato, una trama d'amore : Elettra ama Idamante che ama Ilia e viene ripagato. Elettra non è amata, ma è almeno greca, e Idomeneo nei suoi sforzi per tenere lontano suo figlio lo farà accompagnare Elettra in Grecia.
E c’è una trama politica : Idomeneo è tornato, ma non è politicamente benvenuto, dopo tanti anni. I ritorni dalla guerra di Troia, come sappiamo, sono difficili per tutti, per Ulisse (l'Odissea), per Enea (l'Eneide), per Pirro (Andromaca), per Agamennone (assassinato dalla moglie Clitennestra), e Idomeneo non sta meglio.
Il libretto di Giambattista Varesco proviene in gran parte dall'Idomenée di André Campra (1712), libretto di Antoine Danchet.

Charles Workman (Idomeneo) e Joel Prieto (Idamante): difficile incontro iniziale

La regia di Robert Carsen ha il merito di essere chiara ed esteticamente gradevole, con ambienti marini o coste rocciose, o proiezioni di cieli minacciosi o sereni, a secondo dello svolgersi del dramma o di mari sia sereni che agitati, seguendo gli umori di Nettuno. Naturalmente, niente di nuovo, ma il tutto è piacevole da vedere.
L'obiettivo di Carsen è quello di dimostrare che gli intrighi politici egli amori sono collegati,
che l'opera sottolinea un universo di violenza molto particolare.
Per esempio, dietro l'odio di Elettra, non c'è solo l’essere non amato, (sempre pericoloso) ma anche la greca contro la troiana, contro la straniera, una greca ovviamente arrabbiata contro i troiani a causa del disastro familiare : sua sorella Ifigenia sacrificata, suo padre Agamennone ucciso, suo fratello Oreste che ha ucciso sua madre Clitennestra e il suo amante Egisto. In breve, ha tutte le ragioni di essere amara, violenta, violenta, traumatizzata : il lutto si addice ad Elettra. E ora l’amore potrebbe suggerire un cielo più sereno, ma senza essere amata, il cielo non si aprirà di sicuro ad un futuro luminoso. E alla fine, Carsen ebbe l'idea del suo suicidio usando il coltello che doveva essere usato per il sacrificio di Idamante.
E poi c'è Idomeneo, di ritorno da Troia, che ritrova la sua isola, Creta, abituata alla sua assenza e che assapora il dolce governo provvisorio di Idamante. Idomeneo è un guerriero, che ha organizzato uno stato guerriero. A parte i rifugiati, ci sono solo soldati e uniformi.

In mezzo a tutto questo, l'eterno dramma dei profughi, dei vinti, e per segnarlo, l’opera ha chiamato ad autentiche comparse-profughi della Comunità di San Egidio, nota a Roma e altrove per la cura dei poveri e soprattutto degli esuli (nome che preferisco nel termine migranti), di coloro che la sfortuna e le guerre hanno gettato sulle barche per raggiungere terre più misericordiose se non più ospitali. E quindi il palcoscenico fa vedere il litorale disseminato di giubbotti di salvataggio arancioni.
Per quanto riguarda la trama d'amore, la versione di Vienna con Idamante tenore ovviamente favorisce una verosimiglianza drammatica che la versione per mezzosoprano non ha. Qui, il giovane soldato Idamante in pattuglia con i suoi soldati è "plausibile", e la storia d'amore è ancora più sensibile e meno "operistica".

Per quanto riguarda la questione politica, è chiaro che il ritorno di Idomeneo non aiuta nessuno e che lui stesso, mentre è impegnato a salvare suo figlio, non è in grado di risolvere nessun altro problema politico. La rivolta popolare che segue i disastri orchestrati da Nettuno per accelerare il sacrificio e contrastare le tattiche dilatorie del re, lo dimostra. Visto dal punto di vista popolare, il ritorno di Idomeneo è solo una serie di disastri e non è più gradito come sovrano.
Al contrario, Idamante si guadagna la qualità di eroe vincendo il mostro e portando la pace a Creta : la decisione di Nettuno di chiedere a Idomeneo di lasciare il potere per incoronare Idamante è quindi politicamente logica. Immaginate dopo questi eventi una Creta ancora governata da un re così indebolito.

Il sacrificio : Charles Workman (Idomeneo) e Joel Prieto (Idamante)

Se dal punto di vista della recitazione, il lavoro di Carsen rimane relativamente limitato, dal punto di vista delle immagini che rendono bene le situazioni, dal punto di vista della chiarezza del messaggio, è un lavoro che merita considerazione e rispetto.
E' ovviamente alla fine che il lavoro di Carsen è più chiaro e dimostrativo.
Il disastro provocato da Nettuno ha devastato la città, e Carsen mostra l'immagine di una strada in rovina, presa a Beirut o Mosul o in un Medio Oriente purtroppo abituato a questi disastri, e lo spettatore fa immediatamente il collegamento.

L'oracolo di Nettuno richiede a Idomeneo di dare le sue insegne a suo figlio che gli dà il suo Kalashnikov. Idamante lo abbandona immediatamente, mentre lascia suoi abiti militari, trasformando di fatto lo stato di guerra in uno stato pacifista o pacifico.  Si tratta quindi di una sorta di colpo di Stato organizzato da Nettuno
Per quanto riguarda la storia d'amore, la trama lascia Elettra disperata, che in realtà è la sua natura profonda, gli Atridi sono una famiglia senza felicità. Ed essa si suicida.
Tutto è quindi in accordo con l'ordine politico, mitologico e amoroso.
Ponendo Idomeneo sul piano politico e collegandolo ai conflitti più disperati di oggi, Carsen sottolinea sia una valenza dell'opera non sempre percepita, sia una forza drammatica sconosciuta attraverso l'attualizzazione. In questo senso, l'operazione ha successo perché l'opera, spesso considerata drammaturgicamente debole, non sempre suscita un notevole interesse (ne è prova anche la lunga assenza del titolo all’opera di Roma, la cui ultima produzione risale al 1983, 36 anni fa). Il coro finale – "Scenda amor, scenda imeneo" – suona molto illuminista, e molto politico : è l'amore contro l'odio (Elettra) e la guerra (Idomeneo), ed è il matrimonio "misto" (come diremmo oggi) tra una donna troiana e un uomo greco. E tutto questo suona terribilmente contemporaneo. Carsen è riuscito a riunire il mito antico e il suo adattamento di Mozart alla nostra prospettiva contemporanea, e questo non è un piccolo merito. Quando i buoni sentimenti trionfano, guariscono le ferite di un mondo brutto.

Musicalmente, Michele Mariotti dirige una versione "classica" dell'opera. Non scelse una versione "barocca", probabilmente anche per dare all'opera un colore più sinfonico, e per accompagnare lo sforzo di Carsen di aggiornarla. Una versione più marcata nello stile del Settecento preferirebbe probabilmente un controtenore o un mezzosoprano per Idamante Nella produzione c'è un desiderio di "realismo" che ignora forse la ricerca filologica, ma nel senso di una migliore accoglienza del lavoro da parte del pubblico : è infatti un successo anche in termini di presenze.

Ma al di là della scelta musicale, Mariotti ha dato all'orchestra un'energia, un vigore, ma anche una raffinatezza e un lirismo che ne fanno un vero successo. Mariotti gestisce solisti, cori e orchestra con precisione da orologio, con purezza, senza mai rinunciare alla monumentalità dell'ensemble, né ad un certo ieraticismo, senza mai perdersi nei manierismi, conferendogli un'innegabile forza drammatica ed emotiva, coadiuvato da un'orchestra attenta, che risponde alle richieste e totalmente all'altezza del compito. Per non parlare del continuo su clavicembalo e violoncello, che conferisce ai recitativi un colore più drammatico. Momenti eccezionali.
Segnaliamo anche il coro notevolmente preparato da Roberto Gabbiani, il cui ruolo nell'opera è decisivo : Idomeneo è l'opera più corale della produzione operistica mozartiana, perché il soggetto impone anche una monumentalità all'antico, e il coro è decisivo, anche per il suo ruolo politico : è lui che costringe Idomeneo a dichiarare pubblicamente il motivo per cui ritarda il sacrificio a Nettuno. Il coro è un vero personaggio, sia quello dei prigionieri troiani, così importante all'inizio, sia quello della popolazione cretese devastata dal mostro : energia, volume, fraseggio, espressione, tutto è lì. Ottima prestazione.

La compagnia di canto scelta ha la coerenza dei cast di alto livello, con personalità molto diverse che non sempre hanno familiarità con questo repertorio. I ruoli secondari sono molto ben interpretati, l'efficace Arbace di Alessandro Luciano (col taglio della sua aria) e il Gran Sacerdote di Liver Johnson, per non parlare della Voce dall’alto del giovane membro dello studio dell’opera Andrii Granchuk, impressionante assai.

Miah Persson (Elettra)

Miah Persson, Elettra, è forse quella che mi è parsa un po’ in tono minore. La voce non aveva la solita proiezione. Il personaggio, vestito da soldato nel primo atto, mostra chiaramente da che parte sta, ma la rabbia e l'aggressività che la caratterizzano non sembrano essere all'altezza delle aspettative, né delle esigenze delle sue arie, come se fosse un po' stanca. E' un vero peccato, perché Miah Persson è una cantante mozartiana di altissima qualità.

Rosa Feola (Ilia)

Al contrario, Rosa Feola di solito non canta Mozart, ma piuttosto bel canto o Rossini. È molto precisa e soprattutto molto commovente in un repertorio, che non è il suo. Vestita da rifugiata, con la sua giacca a vento, sembra una giovane donna un po' smarrita e il suo canto canzone molto incarnato le corrisponde. Il canto è particolarmente convincente, molto fresco, molto semplice soprattutto, senza artefici né manierismi. Ha una confondente naturalezza e l'ho forse trovata più convincente in Ilia che in altri ruoli più congeniali a lei.
Joel Prieto conosce meglio i ruoli di Mozart, la voce è liscia, ben proiettata, e anche il canto è giusto e naturale senza melismi. È sempre espressivo e naturale, in un ruolo che non gli è neanche abituale. Da rilievo al personaggio, con la sua semplicità, il suo stile diretto, senza mai fallire o cadere nell'eccesso.
E 'stato Charles Workman, le cui recenti apparizioni ci avevano un po' preoccupato, che ci ha davvero sedotto in questo ruolo di Idomeneo. La voce è chiara, il fraseggio impeccabile, la dizione cristallina. E' un canto di incredibile purezza, e quindi espressivo, che cura gli accenti, variando costantemente il colore, conferendo al personaggio una profondità psicologica che va ben oltre la disperazione di dover sacrificare il figlio. È un personaggio vissuto, stanco, in dubbio, che ora si sente meno capace di governare o di affrontare l'avversità, un Idomeneo senza eroismo, con un'umanità lacerante. Prestazione magnifica in un ruolo molto difficile. So impone per bellezza della voce e per intelligenza e convinzione nel canto.

Una grande serata per quest'ultima produzione della stagione 2018–2019 al Teatro dell'Opera di Roma, dove musica ed emozioni erano nel menù. Grande successo e ovazioni per tutti, in particolare per direttore e Workman.

Charles Workman (Idomeneo): l'arrivo sulla spiaggia

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