Giuseppe Verdi (1813–1901)
Attila (1846)

Direttore Riccardo Chailly
Regia Davide Livermore
Scene Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Antonio Castro
Video D‑wok

Attila Ildar Abdrazakov
Odabella Saioa Hernández
Ezio George Petean
Foresto Fabio Sartori
Uldino Francesco Pittari
Leone Gianluca Buratto

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

Coro di Voci Bianche dell'Accademia Teatro alla Scala
Nuova produzione Teatro alla Scala

 

Prima il 7 dicembre 2018

Preceduta da una serie di appuntamenti aperti a un vasto pubblico, la rappresentazione potrà essere seguita da varie sedi coinvolgendo giovani, anziani, milanesi e non. Sul podio Riccardo Chailly. Nella messinscena di Davide Livermore una compagnia di canto con al centro il protagonista Ildar Abdrazakov 

 

Riccardo Chailly

Più di cinquanta eventi tra cui incontri con Riccardo Chailly e con illustri musicologi per presentare l’opera, convegni, rievocazioni storiche, conferenze, proiezioni, prove aperte hanno animato la vigilia dello spettacolo inaugurale 2018–2019, Attila di Giuseppe Verdi, come forse non accadeva da tempo con tanto fervore per una Prima della Scala. Si arricchisce e si perfeziona il progetto in atto da qualche anno di offrire a un pubblico sempre più vasto e diversificato la possibilità di partecipare alla vita del teatro, partendo dall’apertura della Stagione. Fulcro del progetto è infatti “La Prima diffusa”, organizzata con il Comune di Milano e con Edison, che consente a centinaia di persone di conoscere a fondo l’opera e poi di seguirne la proiezione in diretta da tantissime sedi : non solo teatri e cinema ma luoghi diversi, dalla Galleria all’aeroporto di Malpensa, dai licei alle residenze per anziani, dai grandi alberghi alle carceri. “È la premessa di un impegno divenuto per noi fondamentale ed esteso all’intera stagione”, ha sottolineato il Sovrintendente Alexander Pereira, “quello di coinvolgere ogni tipo di pubblico con recite a prezzo ridotto e spettacoli riservati ai giovani o dedicati ai bambini”.

Va ricordato che, oltre a trasmettere come da tradizione la serata scaligera sulla prima rete televisiva e su Radio Tre, la Rai curerà anche le dirette in sale italiane e di tutto il mondo raggiungendo milioni di spettatori.

Impianto scenico (Gio Forma)

Attila, opera tra le più avvincenti del giovane Verdi composta nel 1846, accolta con durevole successo tra Otto e Novecento ma oggi poco rappresentata, si presta in modo particolare a una divulgazione colta e ricca di scoperte, per il suo valore musicale e per il soggetto che mette in scena personaggi dal profilo drammatico scolpito con tale intensità da preannunciare le grandi figure dei futuri capolavori verdiani.  Ne è profondamente convinto Riccardo Chailly, che ha scelto questo titolo proseguendo nel suo impegno di valorizzare al massimo il repertorio italiano e, nel caso specifico, riprendendo il filone delle opere giovanili di Verdi, da lui iniziato con Giovanna d’Arco all’apertura della Stagione 2015–2016, cui seguirà Macbeth. “Attila si può considerare il tassello intermedio di una trilogia ideale che unisce queste tre opere”, sostiene il Maestro. “Infatti vi si trovano premonizioni che conducono inequivocabilmente al Macbeth, il primo capolavoro della maturità di Verdi : nella contrastata e mirabile architettura drammaturgica, in certe atmosfere oniriche. E soprattutto nel taglio psicologico dei personaggi, a cominciare dal barbaro invasore Attila fragile e tormentato, come Macbeth, dalle sue stesse sanguinose imprese e dall’eroina italica Odabella che lo ucciderà spinta da un odio, una determinazione ma anche da una sottesa vulnerabilità che prefigurano i tratti della Lady”.

Per la prima volta alla Scala l’opera verrà eseguita secondo  l’edizione critica, messa a punto dalla Ricordi nel 2012 e rivelatrice di particolarità orchestrali e di finezze liriche inedite. “Ad esempio”, cita Chaillly, “certe sonorità riferite al clima guerresco della vicenda ; o la splendida Aria alternativa del tenore O dolore ! Ed io vivea che Verdi compose per la Prima alla Scala del 1846 e poi sostituì. L'averla ripresa vuol essere un omaggio a Verdi che la scrisse in occasione del debutto dell'opera nel nostro teatro. E ancora, cinque meravigliose battute composte da Gioachino Rossini nel 1865 per introdurre il trio del terzo atto, e orchestrate per cinque voci (come si legge sul manoscritto visibile al Museo della Scala), che io ho fatto orchestrare per archi”.

Davide Livermore

Il regista dell’allestimento, Davide Livermore, alla sua terza collaborazione con Chailly dopo una Bohème a Valencia e il Don Pasquale applaudito alla Scala lo scorso anno, affronta un titolo complesso al quale il libretto teatralmente povero (di Temistocle Solera ma con interventi di Francesco Maria Piave, voluti dal compositore) lascia spazio per inedite soluzioni registiche e scenografiche. Livermore ha voluto al suo fianco artisti tra i più innovativi del teatro d’oggi, come lo scenografo Giò Forma, Antonio Castro creatore delle luci e Gianluca Falaschi che firma i costumi. “Abbiamo collocato l’opera”, dice, “tra le Grandi Guerre di un Novecento privo di riferimenti precisi di date e luoghi, che porta verso di noi la vicenda, contrapponendo un potere assoluto e un popolo che cerca di opporglisi con il coraggio più che con la forza. Un soggetto senza tempo, enunciato nel mirabile finale del Prologo, con i profughi di Aquileia in fuga, decisi a rinascere fondando una nuova città, Venezia. È l’avvio che dà senso a tutta la vicenda e come tale abbiamo cercato di interpretarlo poiché lo suggerisce la musica.  Poi ci sono i grandi momenti spettacolari, la tempesta, il sorgere del sole e le tumultuose scene di massa che vanno esaltate come Verdi esigeva. E altri più introspettivi, quali l’incontro con il Papa che Attila sogna prima che accada, quasi una fusione tra immaginazione e realtà, che abbiamo cercato di rendere attraverso le  riproduzioni di un celebre dipinto che si alternano e si sovrappongono grazie alla grafica computerizzata. La scenografia è narrazione e come tale evolve con i tempi, quindi oggi viene fatta anche con i mezzi tecnologici. Ma tutto deve essere suggerito dalla musica.  Ed essendo io musicista, mi viene naturale far nascere ogni scena e ogni movimento dalla partitura”, conclude.

Ildar Abdrazakov (Attila) e Saioa Hernández (Odabella)

La compagnia di canto è brillantissima. Al centro sfoggia un protagonista di classe e di fama internazionale qual è il basso Ildar Abdrazakov, che alla Scala fino ad oggi ha interpretato ben dodici ruoli tra mozartiani, di belcanto, verdiani e che con Attila è al suo terzo 7 dicembre dopo l’Iphigénie e Moïse et Pharaon sotto la guida di Muti. Il mese scorso, sempre alla Scala, ha dato un’ennesima prova della sua eccellenza vocale e della versatilità del suo reperorio in un recital che ha fatto faville, passando da Stradella a Schubert, da Massenet e Fauré a Shostakovich e Rachmaninov.  Ma è in scena che le sue doti interpretative e la sua fascinosa presenza s’impongono al massimo. Gli sarà accanto, nelle vesti di Odabella, la giovane e seducente soprano spagnola Saioa Hernandez, allieva di Renata Scotto e di Montserrat Caballé, attesa al suo debutto scaligero dopo prove eccellenti nel repertorio italiano.

George Petean (Ezio) e Ildar Abdrazakov (Attila)

E approda per la prima volta sul palcoscenico milanese, con ottime referenze artistiche specie dopo un incisivo Rigoletto interpretato di recente al Teatro Massimo di Palermo, anche il baritono rumeno George Petean al quale è affidato il personaggio del cinico generale romano Ezio, che tenta invano un accordo con l’invasore.

Fabio Sartori (Foresto)

Non ha bisogno di presentazioni lo svettante tenore Fabio Sartori, amatissimo ospite della Scala fin dai suoi esordi, che vi torna in un altro ruolo verdiano, quello dell’esule Foresto, dopo i tanti in cui si è fatto applaudire. Completano il cast Francesco Pittari e Gianluca Buratto, che saranno Uldino e Leone. E l’ineguagliabile Coro della Scala diretto da Bruno Casoni, dominante in ogni spettacolo di successo.

La Scala una sera di Prima

 

 

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Luciana Fusi
LUCIANA FUSI è nata e residente a Milano. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, è giornalista professionista. Ha lavorato in diversi periodici Mondadori e Rizzoli, prevalentemente nel settore Cultura e Spettacolo con funzioni di caporedattore. Contemporaneamente, ha collaborato con riviste musicali tra cui Discoteca, Musica, Amadeus, Opéra International e, tuttora, Suonare News. E' stata capo ufficio-stampa del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro alla Scala e dell'orchestra Mozart di Claudio Abbado.

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