Programma

 

Arnold Schönberg (1874–1951)
Concerto per violino e orchestra, op. 36

  1. Poco allegro – vivace
  2. Andante grazioso
  3. Finale. Allegro

Johannes Brahms (1833–1897)
Sinfonia Nr. 2 re maggiore, op.73

Patricia Kopatchinskaja, violino

Bayerisches Staatsorchester
Kirill Petrenko, Direttore

LuganoMusica
Lugano, Sala Teatro – LAC, 17 ottobre 2018

 

Lugano, Sala Teatro – Lugano Arte e Cultura (LAC), 17 ottobre 2018

Per il primo dei suoi Akademiekonzert della stagione musicale, Kirill Petrenko guida la Bayerisches Staatsorchester in un programma che vede l’originale abbinamento Schönberg/Brahms. Dopo tre esecuzioni a Monaco di Baviera, l’unica occasione d’ascolto fuori del Nationaltheater è in Svizzera, a Lugano, dove nell’Auditorium del museo LAC destano entusiasmo l’eccellente violinista Patricia Kopatchinskaja, l’Orchestra bavarese e la direzione di Petrenko, che emoziona in Schönberg e fa risuonare insolite tensioni nella seconda sinfonia di Brahms.

 

Akademiekonzert : sono i concerti dell’Orchestra del Nationaltheater della Baviera che si tengono con cadenza mensile a Monaco secondo una tradizione che risale al  1811 ((La prima volta, lunedì 9 dicembre 1811 furono eseguite una sinfonia di Ludwig van Beethoven,  un’aria di Simon Maier [sic], un concerto per violino di Carl Cannabich, un’aria e un concerto per oboe di Peter von Winter, un duetto di Ferdinando Paër e una Sinfonia di Luigi Cherubini.)). L’orchestra, regolarmente impegnata per la stagione d’opera, si dedica al repertorio sinfonico con programmi  da sala da concerto che non troverebbe spazio nella normale attività e Autori che neppure si cimentarono con il genere dell’opera lirica e affini, Mahler, Bruckner, Brahms solo per citarne qualcuno alla rinfusa, o che al massimo si avvicinarono con sporadici o dimenticati tentativi come Beethoven e Schubert.

E’ tradizione prettamente mitteleuropea che annovera tra i suoi campioni i Wiener Philharmoniker (l’orchestra dell’Opera di Vienna), la Staatskapelle Berlin (l’orchestra della Staatsoper unter den Linden di Berlino), la Staatskapelle Dresden (l’orchestra dell’Opera di Dresda) che ha via via ispirato la nascita di filarmoniche dai risultati talvolta piuttosto anonimi.

Con la Bayerisches Staatsorchester stiamo parlando di un complesso da anni tra i migliori d’Europa anche in campo sinfonico, regolarmente diretto nel dopoguerra da Bruno Walter, Hans Knappertsbusch, Clemens Krauss, Rudolf Kempe, Josef Keilberth, Carlos Kleiber.

Un complesso che ha appena ricevuto, e per il quinto anno consecutivo, il premio della critica tedesca come "Orchestra dell'anno".

 Kirill Petrenko, Generalmusikdirektor della Staatsoper dal 2013, ha in questi anni contribuito ad aumentarne, se possibile, ancor più le qualità in termini di trasparenza di suono, compattezza degli archi, brillantezza delle prime parti con una devozione totale e arrivando, prima ancora che sul piano squisitamente musicale, a creare una simbiosi con l’orchestra contagiosa per il pubblico.

E’ una gioia per chi assiste in sala condividere la passione e l’entusiasmo che questo direttore riesce a tirar fuori dai suoi eccellenti musicisti, si tratti di Fledermaus o Die Soldaten per citare cui esempi concreti ed opposti.

La nomina a Direttore dei Berliner Philharmoniker in pectore, con cui la collaborazione stabile inizierà nel 2019 a quattro anni dalla decisione, ha ulteriormente aumentato l’interesse verso i concerti sinfonici diretti dal russo a Monaco, che potrebbero essere considerati solo come una sorta di prova generale di quello che ci riserva il futuro.

Niente di più sbagliato : il concetto di interpretazione cristallizzata pare alieno al modo di intendere la musica di Petrenko, che ci restituisce interpretazioni compiute che esaltano le caratteristiche della partitura in simbiosi con gli interpreti. Nulla è lasciato al caso, ogni dettaglio pesato e suona nitidamente intellegibile ogni intervento dei diversi strumenti, anche se in apparenza la musica fluisce in maniera spontanea e con minimi eccessi.
Sostegno importante per il raggiungimento dei risultati artistici conseguito, con una guida che ha consentito al direttore musicale di lavorare con la massima serenità, deve essere riconosciuto nella gestione dell’austriaco Nikolaus Bachler, che assunse l’incarico nel 2008 e ne ha legato le sorti alla permanenza di Petrenko sino, appunto, alla presa in carico definitiva dell’incarico a Berlino.

Dal 2021 sarà il binomio Serge Dorny/Vladimir Jurowski a guidare le sorti della Bayerisches Staatsoper.

Parte importante di questo percorso artistico, anche nell’attirare l’attenzione del pubblico meno avvezzo all’area mitteleuropea, è stata sinora costituita da prestigiose tournee che hanno portato i complessi in giro per il mondo, tra le quali vale la pena ricordare almeno le dieci tappe in Europa nel settembre 2016, il viaggio in Estremo Oriente (Taiwan, Korea del sud, Giappone) nel settembre 2017, Elbphilharmonie di Amburgo e Carnegie Hall di New York nel marzo 2018.
Non stupisce in questo panorama la serata a Lugano dove per una sola occasione è stato riproposto al LAC Lugano Arte e Cultura, nel moderno e acusticamente valido auditorium che ha sede presso il museo, il programma del 2.Akademiekonzert presentato per tre concerti al Nationaltheater nei giorni scorsi, programma che per la prima parte sarà ripreso nel marzo 2019 a Berlino e a fine estate con i Filarmonici.

LAC Lugano Arte e Cultura

In cartellone uno dietro l’altro due giganti dell’architettura musicale : con il concerto per violino di Arnold Schönberg e la seconda sinfonia di Johannes Brahms, due capolavori assoluti spesso in secondo piano rispetto ad opere più celebri dei rispettivi autori.

Per entrambi i brani Petrenko si libera delle definizioni degli almanacchi, allontanando lo spettro della presunta cerebralità del concerto per violino e regalandoci una sinfonia di Brahms infuocata e passionale ben lontana dalla pacata contemplazione pastorale.

Il palcoscenico del LAC

In questi ultimi anni mi è stato domandato se certe mie composizioni siano dodecafoniche “pure”, o in generale, se siano dodecafoniche. Il fatto è che io non lo so. Sono tuttora più un compositore che un teorico. Quando compongo, cerco di dimenticare tutte le teorie e continuo a comporre soltanto dopo aver liberato la mia mente da esse ((My evolution, in “The Musical Quarterly”, ottobre 1952, pp. 517–27, da Luigi Rognoni, La scuola musicale di Vienna, Torino 1966)).

Arnold Schönberg

Con il Concerto per violino op. 36 composto nel 1936 Schönberg era ben consapevole di aver scritto una pagina importante nella storia del genere, oltremodo complessa per l’utilizzo della scritttura dodecafonica e di difficile esecuzione per il solista, di cui arrivò a dire che l’ideale sarebbe stato un musicista che avesse avuto “una mano sinistra con sei dita”.

La violinista Patricia Kopatchinskaja ci guida nella musica sin dalla partecipazione con cui evidenzia ogni passaggio dell’orchestra con una mimica coinvolgente che crea istantaneamente empatia con il pubblico.
Il suono è perfettamente adeguato alla composizione, note gravi e centrali intense, calde, rocciose per salire ai suoni acuti che diventano via via più leggeri, aerei, sospirati ma sempre netti e presenti.
La simbiosi con la direzione di Petrenko è totale, i due ci restituiscono uno Schönberg vivo, appassionante, dalle calde armonie iniziali che creano un ponte sonoro verso la Lulu di Berg.
Lirismo e teatralità la cifra di questa interpretazione a partire dal caldo sospiro iniziale del violino solo, evanescente e notturno.
Il pubblico è letteralmente rapito dalla teatralità prorompente di una musica viva, e l’applauso fragoroso al termine della mezz’ora del concerto suona liberatorio al termine di una esecuzione tecnicamente perfetta.

Simpaticamente, la Kopatchinskaja coinvolge in due brevi bis il violoncello Emanuel Graf e il clarinetto Andreas Schablas, prime parti dell’orchestra bavarese.

Applausi per Patricia Kopatchinskaja al termine del Concerto per violino di Arnold Schönberg

Nella seconda parte del concerto Kirill Petrenko guida la sua orchestra in una appassionata e travolgente lettura della seconda sinfonia di Johannes Brahms. La sinfonia diventa un’onda sonora carica di passione, distante dall’elegia pastorale tanto cara agli estimatori dell’immagine del compositore che nell’estate del 1877 approfittò del soggiorno sul Wörthersee anche per rappacificarsi con il genere di composizione dopo la lunga e laboriosa creazione della prima.

In quest’ultimo caso si tratta, evidentemente, di una chiave interpretativa più che legittima, che per una rara volta mette d’accordo la maggior parte degli esecutori, ma non l’unica, tanto coerente nel quadro dei quattro movimenti è l’inquietudine e la tensione dell’arco narrativo teso da Petrenko, la cui lettura evoca, per esempio, quella di un grandissimo Ferenc Fricsay ((Resta una registrazione della seconda sinfonia di Brahms con Ferenc Fricsay alla guida dei Wiener Philharmoniker al Festival di Salisburgo, live del 27 agosto 1961)), portandone alle estreme conseguenze i risultati.

Bayerisches Staatsorchester sul palco del LAC

A dominare il primo movimento è la possente e sfrontata sezione dei corni, che si impongono sulle solari e serene sonorità dei legni, sino all’episodio conclusivo che con precisione millimetrica ci lascia un sapore di parodia in bocca.
Per le vie dei movimenti centrali coerentemente accesi di colori ed emozioni, si giunge al movimento conclusivo con il suono degli archi, piano ma non pianissimo, che galleggia luminoso in sala e su cui spiccano di volta in  volta oboe, clarinetto, flauto, fagotto, corni con eccellenti interventi a esaltare con coerenza la visione del brano.

Al termine del concerto prolungati e fragorosi applausi del pubblico.

Kirill Petrenko e la Bayerisches Staatsorchester ricevono gli applausi finali
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Paolo Malaspina
Paolo Malaspina, nato ad Asti nel 1974, inizia a frequentare il mondo dell’opera nel 1989. Studia privatamente canto lirico e storia della musica parallelamente agli studi in ingegneria chimica, materia nella quale si laurea a pieni voti nel 1999 presso il Politecnico di Torino con una tesi realizzata in collaborazione con Ecole Nationale Supérieure de Chimie de Toulouse. Ambito di interesse musicale : musica lirica e sinfonica dell’ottocento e novecento, con particolare attenzione alla storia della tecnica vocale e dell'interpretazione dell'opera lirica italiana e tedesca dell'800.

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