Nino Rota
IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE
Farsa musicale in quattro atti e sei quadri
libretto di Nino Rota e Ernesta Rinaldi dalla commedia di Eugene Labiche e Marc Michel Le Châpeau de paille d’Italie.

Prima rappresentazione : PalermoTeatro Massimo, 21 aprile 1955

Direttore | Valerio Galli
Regia | Elena Barbalich
Scene e Costumi | Tommaso Lagattolla
Luci | Marco Giusti
Aiuto regia e Coreografia | Danilo Rubeca
Assistente ai Costumi | Concetta Nappi

Interpreti

Fadinard, Pietro Adaini 
Nonancourt, Gianluca Buratto
La baronessa di Champigny, Anna Malavasi
Elena, Zuzana Marková
Beaupertuis, Bruno de Simone
Anaide, Anna Maria Sarra
Emilio, Dario Giorgelè
Lo zio Vézinet, Marco Miglietta
Una modista, Daniela Mazzucato
Felice, Roberto Covatta
Achille di Rosalba, Massimiliano Chiarolla

Allestimento della Fondazione lirico sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

 

Teatro San Carlo di Napoli, domenica 13 maggio 2018

Nel mezzo di una stagione davvero interessante il Teatro di San Carlo di Napoli propone in queste settimane tre titoli popolarissimi Traviata, Tosca e Rigoletto che saranno in scena con molte repliche fino alla fine di luglio.

Ma una delle opere più attese quest’anno era Il Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota, opera mai rappresentata al massimo teatro partenopeo. “Un debito che il San Carlo aveva con Nino Rota uno dei maggiori maestri del ‘900 musicale italiano” aveva affermato il direttore artistico Paolo Pinamonti.

Possiamo dire che è stata una scommessa vinta. La produzione era ripresa dal Teatro Petruzzelli di Bari, città adottiva di Rota, lì è rimasto direttore del Conservatorio Niccolò Piccinni dai primi anni ’50 del secolo scorso fino alla sua scomparsa nel 1979. Nino Rota un legame forte con Napoli lo rivendica, infatti assieme ad Eduardo De Filippo compose “Napoli milionaria” sul dramma del commediografo napoletano ; una struggente e spietata messa in scena delle conseguenze della guerra su una popolazione smarrita e devastata dalla paura, dalla fame e dalla miseria reale e morale. L’opera andò in scena a giugno del 1977 al Festival di Spoleto, con regia di Eduardo e diretta televisiva Rai, con Mariella Devia, Giovanna Casolla fra le interpreti e la direzione d’orchestra di Bruno Bartoletti. Poi più nulla finché il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca la tirò fuori dal dimenticatoio e Giuseppe Grazioli la diresse a luglio del 2010 nel cortile del Palazzo ducale con la regia di Arturo Cirillo.

“Che il cinema mi abbia fatto perdere molto tempo è vero. Ho un carattere troppo accondiscendete, non so dire di no…” diceva Nino Rota a proposito della sua popolare musica scritta per il cinema mentre meno conosciuta e eseguita era la sua produzione classica. Ma la musica da film gli aveva dato fama mondiale, mi permetto un ricordo personale : John Turturro arrivò a Napoli nel 2006 con la sua compagnia newyorkese per mettere in scena la versione in inglese di Questi fantasmi (Souls of Naples) di Eduardo, nel corso di un’intervista gli parlai di ‘Napoli milionaria’ messa in musica da Nino Rota. Ne rimase molto impressionato e volle sapere tutto dell’opera quando era andata in scena e dove ; parlava di Rota con grandissima ammirazione e rispetto per quello che considerava un grande musicista.

La Puglia avrà sempre un ruolo nella vita di Nino Rota, era il 1946 quando sua madre Ernesta Rinaldi comunicò da Torre a Mare alla periferia di Bari dove vivevano in quegli anni difficili, che finalmente avevano terminato la composizione de Il Cappello di paglia di Firenze, farsa musicale in quattro atti e cinque quadri tratta da un vaudeville di Eugène Labiche e Marc Michel. Ma la povera signora Rinaldi, così presente e sollecita nella carriera di suo figlio, non poté vederla in scena. Il Cappello sarà rappresentato per la prima volta al Teatro Massimo di Palermo nel 1955, quando il Sovrintendente Simone Cuccia mise l’opera in cartellone. Nino Rota ormai quasi non se ne ricordava più, ma fu un grande successo di pubblico un po’ meno di critica, l’avanguardia musicale imponeva le sue ragioni e la facilità e la felicità della scrittura musicale di Rota erano guardate con un certo sospetto. Chi non si lasciò sfuggire l’occasione fu Giorgio Strehler quando nel 1958, lui allora trentasettenne regista, mise in scena la farsa di Rota alla gloriosa Piccola Scala di Milano dove fu riproposta l’anno dopo. Da Milano in poi molte riprese in Italia ed anche nel resto d’Europa e in America.

La folle journée del povero Fadinard che nel giorno del matrimonio incontra gli ostacoli più strani e bizzarri al compimento delle nozze, in scena al Teatro di San Carlo aveva la regia brillante e vivace di Elena Barbalich e le scene e costumi di Tommaso Lagattola. I maestri Valerio Galli e Marco Faelli hanno diretto orchestra e coro, fra i cantanti Gianluca Buratto come Nonancourt, il suocero zotico, con una bella voce ben impostata e una dizione chiara ; Beaupertuis era Bruno De Simone che, nel povero marito ignaro di Anaide, ha trasferito tutta la sua esperienza e la sua arte di baritono buffo rossiniano e donizettiano. Fadinard era giovane tenore siciliano Pietro Adaini elegante nel canto e nell’interpretazione – è praticamente sempre in scena – Zusana Markovà, giovane soprano nata a Praga ormai italiana per vita e carriera, affronta con sicurezza il ruolo di Elena dalla vocalità impegnativa forse un omaggio del compositore ai soprani del bel canto dell’opera italiana. Anna Malavasi mezzosoprano abitualmente nei panni di Carmen o Azucena qui era la baronessa di Champigny, che riceve nel suo salotto raffinato dei primi anni del ‘900 il povero sposo affannato alla ricerca di un cappello di paglia che sostituisse quello di Anaide mangiato dal suo cavallo ; un’altra grande interprete del teatro d’opera Daniela Mazzucato era la modista che da ordini alle sue midinettes che lavorano incessantemente e cantano uno dei temi che restano impressi nella mente

Svelto vola vola l’ago, nascono i cappelli da l’ordito vago…

La Mazzucato era stata Elena nel 1975 in una registrazione della Ricordi con l’Orchestra Sinfonica di Roma diretta da Nino Rota fra gli altri Ugo Benelli, Viorica Cortez e Mario Basiola. Bravissimo il coro che in questa farsa musicale ha un ruolo di rilievo. Salvo Lombardo, il violinista italiano tanto atteso dalla baronessa, appare in platea tra gli spettatori e si rammarica di essere in ritardo.
La regia molto curata si ispira ai vaudeville di Labiche, le scene e i costumi sono essenziali e raffinati gli sfondi spesso si richiamano alla grafica e alle silhouettes settecentesche. All’inizio del quarto atto a casa di Beaupertuis, come omaggio a Fellini e Rota in scena un clown bianco suona la tromba. Tutti sanno muoversi con molta sicurezza nelle continue e folli corse in giro per una Parigi evocata dalla musica di Rota

L’accusa che gli veniva imputata era di aver scritto una musica orecchiata, in realtà Il Cappello di paglia di Firenze è davvero un gioco musicale ; un gioco con il quale ci si diverte a riconoscere temi, spunti, citazioni di tutta la musica di cui il maestro era profondo conoscitore.

Pubblico molto divertito, applausi e omaggi agli interpreti.

 

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