Johannes Brahms
Sinfonia Nr. 3 in fa maggiore op.90
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Johannes Brahms
Sinfonia Nr. 1 in do minore op.68

Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
James Conlon, Direttore

Stagione 2017/2018, 1. Concerto

 

Torino, Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, 21 ottobre 2017

La stagione musicale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai si apre con il primo di due programmi dedicati all’integrale delle sinfonie di Johannes Brahms sotto la bacchetta del direttore principale James Conlon.

Importante avvio di stagione per un’orchestra che si conferma tra le migliori nel panorama nazionale con un’esecuzione sicura e senza sbavature.

La musica di Johannes Brahms, in particolar modo quella più ispirata, riporta alla mente i colori di una patetica malinconia, occasionalmente velata da tensione nervosa, che viene per lo più magistralmente elaborata con sapienti mutamenti da uno stato d’animo all’altro.
È con la terza e la prima sinfonia del compositore di Amburgo, proposte in quest’ordine nel concerto di apertura della scorsa settimana, che il direttore principale James Conlon ha inaugurato la stagione musicale che l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai tiene regolarmente all’Auditorium “Arturo Toscanini” di Torino. Curiosamente diremmo, ma è solo una coincidenza, nel primo vero fine settimana d’autunno per Torino.

Nata nel 1994 dalla fusione delle orchestre Rai di Torino, Milano, Roma e Napoli, l’OSN ha come sede stabile proprio l’auditorium piemontese1, dove praticamente ogni settimana propone per due serate programmi che spaziano dalle musiche di fine settecento ai più importanti autori contemporanei, presentando praticamente tutti i principali autori ottocenteschi.

Almeno una volta l’anno, ormai gloriosa tradizione del dopo guerra radiofonico, viene eseguita un’opera in forma di concerto. Basti ricordare, in questi ultimi decenni, il Ring diretto da Eliahu Inbal, una memorabile edizione di Die Frau ohne Schatten diretta da Sinopoli nel 1996 il cui ricordo ancora commuove al pensiero della direzione e di quell’orchestra che diede tutta se stessa in una vera e propria sfida musicale che sembrava ardua in partenza, un ragazzino salito sul podio per dirigere Der Rosenkavalier, all’età di 29 anni, di nome Kirill Petrenko a sostituire proprio Sinopoli da poco scomparso.

La presenza di un prestigioso direttore principale come Conlon, che nell’arco di una carriera quarantennale è stato un vero e proprio punto di riferimento per il mondo musicale americano (Los Angeles e New York soprattutto), protagonista di premiate incisioni di musica del novecento, certifica le qualità odierne dell’orchestra e al tempo stesso fa ben sperare per una ulteriore crescita, anche internazionale, della propria attività.

È con la terza sinfonia di Brahms, dunque, con l’impetuoso gesto di corni, tromboni e violini primi (f passionato), che prende avvio il concerto.
L’idea che il direttore ha dell’opera emerge sin dall’inizio del primo movimento Allegro con brio. Rispetto della forma, direzione concreta e passo generalmente spedito. Il superamento senza strappi dell’eredità beethoveniana, non l’imitazione, si rispecchia proprio nelle due sinfonie dispari più che nelle altre.
Il suono fluisce incisivo e impetuoso, Conlon guida l’orchestra con mano sicura (dirige senza partitura le opere in programma) facendo particolare attenzione a mantenere per tutto il movimento un suono legato e intenso, a tratti più cantabile e danzante.
È naturale, allora, che protagonisti della serata si annuncino le sezioni più scure degli archi : impeccabili, il gruppo delle viole e dei violoncelli sono la spina dorsale dell’orchestra per tutto il concerto e sostengono magistralmente le intenzioni del direttore.

Tra i tanti momenti che si potrebbero ricordare giusto citare almeno l’avvio dell’Andante che trasmette tutta la serenità nel dialogo tra clarinetto, fagotto, oboe, e l’appassionato ma deciso dialogo degli archi che apre il celeberrimo terzo movimento Poco Allegretto sino al luminoso ingresso dei primi violini.

Con una felice scelta di tempo l’Allegro finale chiude la prima parte evidenziando ancora una volta il ritmo incalzante impresso da Conlon, siglando la cifra “eroica” del brano e non lasciando spazio a sentimentalismi.

James Conlon durante il concerto

Dopo l’intervallo, l’esecuzione della prima sinfonia conferma l’affiatamento tra l’orchestra ed il suo direttore. Nella rigorosa condotta dell’introduzione Un poco sostenuto del primo movimento spiccano oboe e flauto, e l’Allegro è nuovamente caratterizzato dal sostegno sicuro di viole e violoncelli.
Tanto nell’Andante sostenuto quanto nel successivo Un poco allegretto e grazioso colpisce la cantabilità degli interventi dei fiati, sino al movimento conclusivo Adagio – Più andante – Allegro non troppo, ma con brio che Conlon esegue con passo spedito.
Dopo lo stringendo che chiude la ripresa, il Più Allegro finale esplode come una liberazione affermativa (si può cercare di andare oltre Beethoven…) che mette a dura prova l’acustica della sala, che in taluni momenti fatica a restituire con nitidezza il suono delle diverse sezioni orchestrali.

Il saluto del direttore James Conlon al primo violino Roberto Ranfaldi al termine del concerto

Calorosissima accoglienza del pubblico torinese al termine, a festeggiare orgogliosamente la “propria” orchestra per una serata ancora una volta all’altezza del nome e del prestigio dell’Istituzione.

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Paolo Malaspina
Paolo Malaspina, nato ad Asti nel 1974, inizia a frequentare il mondo dell’opera nel 1989. Studia privatamente canto lirico e storia della musica parallelamente agli studi in ingegneria chimica, materia nella quale si laurea a pieni voti nel 1999 presso il Politecnico di Torino con una tesi realizzata in collaborazione con Ecole Nationale Supérieure de Chimie de Toulouse. Ambito di interesse musicale : musica lirica e sinfonica dell’ottocento e novecento, con particolare attenzione alla storia della tecnica vocale e dell'interpretazione dell'opera lirica italiana e tedesca dell'800.
Crediti foto : © Più luce
© Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI

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