Gustav Mahler

Lieder da Des Knaben Wunderhorn :

 Rheinlegendchen
Wo die schönen Trompeten blasen
Das irdische Leben
Urlicht
Verlorne Müh’!
Revelge
Der Tamboursg’sell

-

Johannes Brahms
Sinfonia Nr. 4 mi minore op.98

 Matthias Goerne, baritono
Bayerisches Staatsorchester
Kirill Petrenko, Direttore

1.Akademiekonzert,

Monaco di Baviera, Nationaltheater, 8 e 9 ottobre 201

Di ritorno dalla tournée asiatica l’Orchestra della Bayerisches Staatsoper presenta un trionfale primo concerto della stagione sinfonica. Sul podio Kirill Petrenko conquista il pubblico con una lettura incandescente della quarta sinfonia di Johannes Brahms, dopo una vibrante esecuzione di una selezione di lieder dal ciclo  Des Knaben Wunderhorn affidati alla voce del baritono Matthias Goerne.

 

 

È una domenica mattina come tante a Monaco di Baviera, pioviggina stancamente e l’autunno annuncia il sopravvento.
Musicalmente è una mattina importante per il Nationaltheater per diverse ragioni.
Intanto, è la prima domenica da quando sono tornati a casa i complessi del Teatro dopo l’importante tournée asiatica. Oltre 10.000 km che in quattro settimane li hanno visti in cartellone per concerti, il Tannhäuser prodotto a maggio con la regia di Romeo Castellucci e lo storico marchio di fabbrica del sempreverde Zauberflöte nella messa in scena di August Everding.
A Taipeh, Seoul e Tokyo, l’ultima volta fu il 2011 a sei mesi dal disastroso terremoto che colpì il Giappone, l’orchestra oltre all’opera lirica ha riproposto il fortunato programma di giugno Rachmaninov-Mahler con Igor Levit al pianoforte, una serata di escursione beethoveniana e, nell’ultimo concerto, la prima parte del programma di oggi e il primo atto di Walküre, protagonisti alcuni cantanti impegnati in Tannhäuser.

Il concerto mattutino, poi, rappresenta questa volta un anticipo d’eccezione al tradizionale appuntamento pressoché mensile del lunedì, in replica il giorno seguente, degli Akademiekonzert, i concerti per cui l’Orchestra abbandona la fossa secondo una tradizione che risale al 1811. Interessante anticipazione che questa volta coincide con un ritrovo per i membri dell’Associazione degli Amici del Nationaltheater.
Non ultima ragione, se l’interesse del GMD Kirill Petrenko nella scorsa stagione si è rivolto per larga parte a Mahler e Čajkovskij, il programma di oggi richiama l’attenzione su un Autore molto atteso. Nel corso di questa stagione Petrenko sarà sul podio per la prima e la quarta sinfonia e per il concerto per violino e violoncello di Johannes Brahms. Si comincia con l’opera 98, un gran bel banco di prova per il futuro direttore dei Berliner Philharmoniker.
Sulla carta c’erano le premesse per un concerto degno di una vera e propria inaugurazione di stagione !

Nella prima parte del concerto è il baritono Matthias Goerne a interpretare una selezione di lieder per voce ed orchestra tratti dal ciclo Des Knaben Wunderhorn di Gustav Mahler che, a più riprese, musicò ventiquattro testi tra il 1892 ed il 1901.

Raffinato interprete liederistico, la scelta dei brani ben si adatta alle qualità vocali di Goerne. La voce, corposa ma non enorme, fluisce sicura nel settore centrale e l’interprete predilige la mezza voce ogni volta che la linea melodica sale.

Petrenko non si limita ad accompagnare e suscita ogni accento tramite un’orchestra caratterizzata dai toni più vari.
Così nell’inizio di Rheinlegendchen l’entrata di Goerne si giova della magistrale resa dell’alternarsi di segni di rit.((ritardando)) e a tempo e il brano si sviluppa con una apparente grazia, preludio sinistro ai due brani che seguono. In Wo die schönen Trompeten blasen e Das irdische Leben ascoltiamo un Mahler disincantato alle prese con un mondo dalle sonorità sinistre ed irridenti.
A quest’ultimo, come perno centrale del programma, si salda senza soluzione di continuità Urlicht, dove ruba la scena l’oboe di Frédéric Tardy, già oboe solista dell’Opera di Lyon e da quest’anno prima parte a Monaco.
Riproponendo il medesimo schema, tocca a Verlorne Müh’! introdurre un lieder dalle sonorità bandistiche e triviali come Revelge. L’orchestra rende magistralmente ogni sfumatura di quest’ultimo con asprezza, soccorrendo il solista che rispetto ai brani precedenti risulta meno a suo agio nei passi acuti previsti a piena voce.
La selezione si chiude con la ballata Der Tamboursg’sell e la sua nera tristezza.

Accolto da un caldo successo personale, Matthias Goerne conferma così anche in questa occasione le spiccate doti di interprete liederistico con una bella e coinvolgente interpretazione, sebbene ci si aspetterebbe talvolta una maggiore varietà di accento a fronte di una maggior compostezza gestuale, che risente forse delle tante recite di Wozzeck, buon ultime quelle di questa estate salisburghese.

Sciolte le tensioni mahleriane, dopo l’intervallo Kirill Petrenko ritorna sul podio per una travolgente direzione dell’op. 98 di Brahms.
Come per tutti i capolavori conclamati, dietro all’esecuzione di una pagina talmente nota ed emblematica del repertorio per il pubblico si nasconde il rischio di scivolar via (nella migliore delle ipotesi si potrebbe chiamare noia) pensando a questa o quella edizione mandata a memoria nella testa e dal cuore.
Il grande interprete non suscita confronti, ricrea la pagina ed allora il coinvolgimento è totale. Il pubblico, come in questa occasione, è tutt’uno rapito dalla prima all’ultima nota. Non c’è spazio per pensare ad altro !
Così dalle prime battute, l’Allegro non troppo iniziale è un susseguirsi di stati d’animo in cui prevalgono le innumerevoli indicazioni di dolce. I legni entrano con impagabile leggerezza e gli ottoni si piegano al disegno complessivo, circondati da sotto voce di archi e fiati. Per sapienti elaborazioni, battuta dopo battuta, l’Autore trascina tutte le sezioni dell’orchestra alla struggente perorazione finale.

In apertura dell’Andante moderato sono i pizzicati degli archi e il legato dei legni a delineare l’atmosfera che prepara un memorabile ingresso degli archi ispirati al primo tema. Un lied senza parole : dolcezza e una serena malinconia si impongono nella mente.
A far da contraltare, l’Allegro giocoso inizia in ff e si dipana come una danza che suggella l’eredità sinfonica rimandando con lo spirito ad una celebre settima sinfonia.

Nell’Allegro energico e passionato finale è tutta l’orchestra a sostenere l’elaborata ed energica conclusione, e spiccano in particolare gli interventi sicuri di flauto, oboe, clarinetto prima di un liberatorio, prolungato, omaggio del pubblico.

 

 

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Paolo Malaspina
Paolo Malaspina, nato ad Asti nel 1974, inizia a frequentare il mondo dell’opera nel 1989. Studia privatamente canto lirico e storia della musica parallelamente agli studi in ingegneria chimica, materia nella quale si laurea a pieni voti nel 1999 presso il Politecnico di Torino con una tesi realizzata in collaborazione con Ecole Nationale Supérieure de Chimie de Toulouse. Ambito di interesse musicale : musica lirica e sinfonica dell’ottocento e novecento, con particolare attenzione alla storia della tecnica vocale e dell'interpretazione dell'opera lirica italiana e tedesca dell'800.
Crediti foto : ©WandererSite/Paolo Malaspina
© Wilfried Hösl

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